Ho fatto parte del primo gruppo di componenti il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia europea per la salute e sicurezza, in rappresentanza del sindacato italiano, insieme a esponenti delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni datoriali e dei Governi dei paesi allora membri dell’Unione europea, oltre ai funzionari della Commissione e delle Organizzazioni datoriali e sindacali europee.
Ho sempre considerato l’Agenzia un esperimento interessante tramite il quale verificare la disponibilità dei soggetti istituzionali e delle parti sociali a cooperare, a livello comunitario, su una materia così importante, cui d’altronde era stata posta dalla Commissione e dal Parlamento una significativa attenzione negli anni precedenti, soprattutto per gli interventi attuati sul piano legislativo (emanazione della Direttiva Quadro 1989 e via via delle cosiddette direttive figlie).
La missione dell’Agenzia infatti era esaltante:
produrre, raccogliere e fornire informazioni, analisi e strumenti di qualità,
coinvolgendo tutti i paesi dell’Unione. Sembrava un obiettivo che poteva perfettamente integrare l’impegno fino ad allora manifestato dalle istituzioni comunitarie e dai governi nazionali.
E così è stato: le attività dell’Agenzia, spesso in accordo anche con le ricerche condotte dalla Fondazione di Dublino, hanno messo a disposizione una documentazione innovativa e di qualità, anticipando tematiche relative ai rischi che, ad esempio nel nostro Paese non erano affrontate con la piena consapevolezza della loro portata: significativo il contributo relativo ai disturbi muscolo-scheletrici sia quelli relativi alla movimentazione dei carichi che, in particolare, quelli relativi ai movimenti ripetuti.
L’Agenzia ha inoltre promosso nuove modalità di intervento, in particolare mediante le campagne e la produzione dei relativi strumenti divulgativi, anche questi davvero innovativi per la nostra esperienza nazionale.
Ma a 25 anni dalla fondazione dell’Agenzia perché non chiederci se abbiamo, a livello nazionale, sfruttato a pieno le opportunità offerte da questo straordinario strumento di comunicazione?
È sufficiente visitare il sito dell’Agenzia e analizzare i contenuti dell’home page per dare una prima risposta.
Quali utenti?
Esempio 1.
Un’interessante notizia relativa a “5 sistemi di allarme e sentinella per l’individuazione delle malattie correlate al lavoro”.
La notizia è fruibile in italiano, quindi disponibile anche per una ampia fascia di lettori, ma se vogliamo approfondire ed entrare nel merito, leggendo i 5 articoli che descrivono i diversi sistemi per l’individuazione dei nuovi rischi e delle malattie correlate, questo sarà possibile solo per una fascia più ristretta di utenti poiché i testi sono solo in inglese. Ed è in inglese anche il materiale divulgativo rivolto al “pubblico di non esperti” , così come le “Ulteriori informazioni sui sistemi di allarme e sentinella. Va inoltre sottolineato che l’unica lingua scelta dalla commissione è oggi l’inglese (per problemi di bilancio sappiamo), a differenza del passato quando le lingue erano perlomeno tre.
Esempio 2.
Indagine sugli approcci in materia di sicurezza e salute nelle Micro Piccole Imprese in tutta l’UE.
Si tratta di una ricerca di estremo interesse per le aziende del nostro Paese, considerando che per il 97% si tratta di piccole e micro imprese.
Si analizzano infatti le scelte nazionali per favorire la tutela dei lavoratori che operano in questa tipologia di aziende, in diversi settori economici, in nove stati membri: Belgio, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Romania e Svezia.
Si considerano le azioni rivelatisi utili attuate da diversi soggetti sociali e istituzionali.
Anche in questo caso è in italiano la notizia e le presentazioni delle specifiche Relazioni. Ma se vogliamo davvero capire cosa succede, e trarre ispirazione dalle esperienze positive o negative prese in considerazione, valgono le osservazioni già fatte: solo una parte degli utenti sarà in grado di usufruire delle informazioni rese disponibili.
Il tutto si commenta da sé. Il lavoro dell’Agenzia è di estremo interesse ma, se e i Focal point nazionali non sono messi in grado, dagli Istituti nazionali di riferimento, di rendere fruibili per un vasto pubblico i risultati delle ricerche e gli studi divulgati dall’istituzione comunitaria, gli effetti dal punto di vista della diffusione sono assolutamente limitati e quindi insoddisfacenti.
L’impegno dell’Agenzia andrebbe accompagnato da un parallela attività nazionale di divulgazione, anche selezionando quanto di volta in volta si ritiene utile alla diffusione nell’ambito del Paese, magari tenendo conto delle priorità individuate nella Strategia Nazionale. Mentre nel nostro caso ci si limita oggi ad utilizzare i pregevoli documenti resi disponibili in italiano relativamente alle Campagne tematiche lanciate dall’Agenzia.
Come valorizzare le Campagne
Relativamente alla gestione delle Campagne un interessante dibattito ha coinvolto le parti sociali e le istituzioni nazionali e regionali già nel 2000, quando l’Agenzia lanciò la prima campagna, dal significativo titolo Volta le spalle alle patologie muscoloscheletriche…, (pubblicando, tra l’altro, la Factsheet 4 – Prevenire le patologie muscoloscheletriche legate all’attività lavorativa che nel nostro paese ha rappresentato un importante strumento capace di risvegliare l’attenzione generalizzata sul tema).
Dibattito, quello sviluppatosi all’inizio degli anni duemila, che ha dato un suo contribuito all’impegno congiunto di Regioni e Ministeri competenti nel promuovere importanti innovazioni nell’operatività degli organi di vigilanza (Servizi di prevenzione delle Asl), mediante l’attuazione del Piano Nazionale Edilizia, del Piano nazionale Agricoltura (previsti dai Piani nazionale di prevenzione) e altri interventi, i Piani mirati che, seppur limitati a singole Asl e quindi a specifici territori, sono di grande efficacia.
Ma questo impegno istituzionale poco ha coinvolto le parti sociali (salvo limitate eccezioni) che con le loro ramificazioni organizzative e gli strumenti della bilateralità, potrebbero egregiamente fiancheggiare le iniziative istituzionali soprattutto per lo svolgimento di attività formative e informative sia nella gestione di campagne tematiche (come sono in genere quelle dell’Agenzia) sia di settore (come sono i Piani nazionali edilizia e agricoltura).
Oira – La valutazione del rischio on line
Un ragionamento a parte merita la piattaforma creata dall’Agenzia per la elaborazione, raccolta e messa a disposizione, mediante il sito https://oiraproject.eu/it, di strumenti di valutazione del rischio on line, elaborati nei diversi paesi dell’Unione, con riferimento a specifici settori di attività. I criteri semplici e pragmatici che governano la metodologia rendono lo strumento di grande interesse, considerando che l’obiettivo per cui il progetto è nato è proprio quello di agevolare le micro e piccole imprese nella valutazione dei rischi. Ma purtroppo, in questo caso, i problemi linguistici si moltiplicano perché per agevolare i singoli Paesi ciascuno ha potuto produrre, gli strumenti scelti, nella propria lingua e quindi, oltre le brevi presentazioni in inglese, la raccolta presenta un variegato panorama linguistico che purtroppo rende inaccessibili i prodotti nazionali pressoché a tutti gli utenti, fatta eccezione dei lettori del Paese di origine. Le pagine sono ovviamente traducibili con i servizi di traduzione on line, con i risultati tuttavia davvero insoddisfacenti che tutti conosciamo.
Anche la partecipazione dell’Italia al progetto ha sicuramente prodotto un lavoro interessante, frutto di una paziente collaborazione tra istituzioni e parti sociali e del coordinamento dell’Inail. Ma che dire se consideriamo che si tratta di un unico settore proposto, quello degli uffici? Considerando che, nel nostro paese, già alla fine degli anni ’90, era disponibile la Banca dati profili di rischio (Ispesl, ora Inail), che conteneva e contiene come si può ancora veder se vi si accede, (https://appsricercascientifica.inail.it/profili_di_rischio/) oltre 100 strumenti di settore, ma che da un discreto numero di anni non viene regolarmente aggiornata.
In conclusione l’Agenzia fa un buon lavoro, ma dovrebbe essere presa più seriamente a riferimento dagli Istituti nazionali che dovrebbero impegnarsi in un lavoro di fiancheggiamento costante, valorizzandone contenuti e modalità di comunicazione, adeguandoli alle necessità/priorità e alle caratteristiche del sistema produttivo nazionale.