Dallo scorso 28 aprile, giornata mondiale della sicurezza sul lavoro, Domenico Nese ha pedalato per 1000 Km attraversando tutto il Paese per ricordare coloro che sul lavoro hanno perso la vita: il percorso di questo “cicloviaggio” [1] ha toccato infatti alcune delle città italiane e dei luoghi dove, nell’ultimo anno, si sono verificati infortuni mortali, concludendosi a Milano il 17 maggio.
L’iniziativa nasce quindi per “ricordare”, ma attraverso un impegno estremamente vitale come è il pedalare salendo e scendendo per l’ondulato territorio del nostro Paese: un modo esemplare per superare il terribile disagio che nasce dall’inattività e dall’impossibilità di agire di fronte a dati ed eventi che quotidianamente coinvolgono persone che lavorano e famiglie e che in sostanza toccano tutti noi.
L’impegno non si limita però allo sforzo fisico del coraggioso ciclista perché “meta di questo viaggio è contribuire a sviluppare una ‘nuova cultura della sicurezza’ attraverso la comunicazione, il coinvolgimento, l’aggregazione e l’emozione che solo un grande viaggio può dare, rivoluzionando il modo con cui salute e sicurezza viene comunicato e percepito” [2].
Ci si riproponeva quindi, nel corso della lunga pedalata durata 20 giorni, di coinvolgere i familiari delle vittime, le istituzioni locali delle città interessate, i sindacati, le associazioni di settore, professionisti e cittadini per organizzare eventi sul tema della prevenzione e della salute e sicurezza sul lavoro.
Perché testimoniare, con il racconto degli eventi e delle storie famigliari e personali, è un modo non solo per non dimenticare ma per ricordare che cause e modalità con cui gli infortuni accadono sono, nella stragrande maggioranza dei casi, note e quindi prevedibili e prevenibili (lo ricordano da molti anni le “storie di infortuni mortali e gravi” descritte nella Banca dati In.Formo dell’Inail [3] e nel Repertorio delle storie di infortunio raccolte da Dors [4]), cosi come sono note le misure di prevenzione soggettive e oggettive che avrebbero potuto evitare l’infortunio.
Ma lo straordinario è quel che è realmente accaduto: Domenico Nese non era solo nel suo viaggio, oltre ai colleghi della Uiltec che l’hanno accompagnato in tutto il percorso, ha nelle tappe dal Cilento a Milano incontrato e fatto incontrare coloro che chiama i partecipanti al movimento Italia Loves Sicurezza,
un movimento di persone che sta contribuendo a cambiare la cultura in ambito di salute e sicurezza in Italia, innovando il modo di comunicare questi valori.
E Domenico è uno di loro e, come lui stesso ci ha detto, ricordando l’incontro con gli studenti della scuola ad Aprilia,
questa iniziativa nasce, come le più grandi cose, semplicemente da un sogno che sono riuscito a realizzare, con l’aiuto di chi mi ha sostenuto ed incoraggiato, perché la motivazione era molto forte così come il senso del viaggio: la vita.
E se difficoltà ci sono state
non mi sono mai abbattuto né di fronte a quelle fisiche, né a quelle mentali e neanche a quelle meccaniche, le ho superate, ho superato i miei limiti, pensando di dover vincere la grande sfida del viaggio: contribuire a migliorare la cultura della sicurezza attraverso la sensibilizzazione, l’informazione, l’aggregazione e l’emozione che solo un grande viaggio può dare.
Chi è Domenico Nese?
Ho 46 anni, una splendida famiglia, marito di Brigida e padre di Michele, sono un geometra che dopo aver svolto per un periodo la libera professione si è impiegato, ed attualmente lavoro presso un’importante aziende locale con incarico di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.
Sono Vicesindaco al Comune di Ogliastro Cilento (SA), paese in cui vivo.
NOTE
[1] L’iniziativa nasce, fra l’altro, in collaborazione con Uiltec, il sindacato dei lavoratori dell’industria tessile, dell’energia e della chimica.
[2] Dal sito di girolevitespezzate: https://girolevitespezzatejimdofree.com/