Il blog dell’Osservatorio Indipendente di Bologna che svolge un benemerito lavoro di raccolta di dati relativi agli infortuni mese per mese ha pubblicato un report sui morti sul alvoro nei primi mesi di quest’anno. Naturalmente i dati sono diversi da quelli Inail sia perché la fonte è diversa (non i denunciati, ma notizie raccolte da diverse fonti), sia perchè non c’è da aspettare le verifiche proprie dell’Ente assicurativo.
I risultati che fornisce questa fonte sono all’opposto di quelli ufficiali dell’Inail. Per questo nella nota troverete anche accenni polemici rivolti in generale alle istituzioni italiane.
Nei primi 6 mesi del 2014 sono morti sui luoghi di lavoro 300 lavoratori, tutti documentati in appositi file. Se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si superano i 600 morti. L’aumento dei morti sui luoghi di lavoro rispetto ai primi 6 mesi del 2013 è dell’ 12%. La cosa che sgomenta di più è che parlano sempre di cali incredibili tutti gli anni, mentre non è affatto vero, se si prendono in considerazione tutte le morti sul lavoro registriamo un aumento anche rispetto ai primi sei mesi del 2008, anno in cui è stato aperto l’Osservatorio.
Un aumento piccolo ma significativo del 2,4%. Rispetto all’anno scorso, un aumento incredibile che non suscita però nessuna emozione in chi ci governa. Praticamente nonostante l’opinione pubblica pensi il contrario a causa della propaganda, anche governativa di chi si è succeduto nel corso di questi sette anni, i morti sul lavoro non sono mai calati e questo nonostante si siano persi milioni di posti di lavoro. In questo momento del 2014 l’agricoltura col 42% del totale ha un picco incredibile delle morti.
In questo comparto il 68% di questi lavoratori sono morti in un modo drammatico: schiacciati dal trattore che guidavano, a volte non subito, ma dopo settimane d’agonia. Dall’inizio dell’anno sono 86 e ben 76 da quando il 28 febbraio abbiamo mandato una mail a Renzi, Martina e Poletti, avvertendoli dell’imminente strage che di lì a pochi giorni si sarebbe verificata col ribaltamento dei trattori. E’ così tutti gli anni. Chiedevo loro di fare una campagna informativa sulla pericolosità del trattore e di proporre una legge sulla messa in sicurezza delle cabine di questo mezzo che uccide così facilmente.
Inutile scrivere che non si sono mai degnati di rispondere e che il loro impegno è tutto dedicato al mirabolante futuro che ci aspetta da questo “nuovo” che avanza. Ma si vede che la vita di chi lavora, che non ha nessuna rappresentanza parlamentare, conta poco. In edilizia i morti sui luoghi di lavoro sono il 23,6% del totale. L’industria il 9,2%, il 6,2% nell’autotrasporto. Poi ci sono tutti i lavoratori morti nei vari servizi alle imprese. Percentualmente le morti sul lavoro per ora sono distribuiti in eguale in tutte le fasce d’età, a parte l’agricoltura, dove le vittime hanno un’età mediamente più alta.
Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono l’11,25% sul totale e i romeni sono sempre i più numerosi con il 46% delle morti sui luoghi di lavoro tra gli stranieri. A oggi a guidare questa triste classifica è l’Emilia Romagna con 29 morti sui luoghi di lavoro. Seguono la Lombardia e il Piemonte con 27, che però va ricordato che ha il doppio degli abitanti di tutte le più popolose regioni italiane. A nostro parere, essendo le morti diffuse anche tra i lavoratori in nero, agricoltori anziani ecc.. il numero di abitanti è l’unico parametro valido per valutare l’andamento di una regione o di una provincia.
E a mio personale parere anche il livello di civiltà, che non si fa con le chiacchiere ma con i fatti e questi sono drammatici, almeno per chi ha ancora un po’ di sensibilità sociale. Dopo la Lombardia e il Piemonte, seguono il Veneto con 26 morti e il Lazio con 25. Poi Campania e Puglia con 19 morti e Sicilia con 17. Nell’apertura del blog si trova il numero di morti di ogni regione. Le provincia con più morti sul lavoro è Bolzano con 10, seguono Torino e Roma con 9, Bari e Viterbo con 8.
Incredibile mattanza, ma così gira questo paese che ha una classe dirigente che si occupa di tutto ma non delle cose importanti che riguardano i cittadini e i lavoratori, se non per penalizzarli. E l’aumento del precariato non fa che aumentare il rischio di chi lavora, visto che i precari, oltre che avere stipendi da fame, non possono neppure opporsi alla mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro pena il licenziamento. L’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro in questi 7 anni di attività può documentare che queste morti sono soprattutto dovute a lavoro precario e in nero, o in ditte artigianali dove i lavoratori possono essere licenziati in qualsiasi momento.
Dov’è presente il Sindacato le morti sono quasi inesistenti.
Carlo Soricelli, curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.com