Attività estrattive: i dati Inail di un settore ad alto rischio

fonte: Inail


Nell’ultimo numero del periodico curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto anche un focus sulle gravi conseguenze degli infortuni avvenuti in cave e miniere nel quinquennio 2015-2019.

L’ultimo numero di Dati Inail, mensile di approfondimento realizzato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto, scava tra i numeri delle attività estrattive, settore a bassa intensità di lavoro e alta intensità di capitale che occupa lo 0,5% degli addetti dell’industria nel nostro Paese e produce l’1,3% del valore aggiunto, concentrando in particolare l’attenzione sulle gravi conseguenze degli infortuni che avvengono all’interno di cave e miniere.

Il fattore ambientale determinante per l’organizzazione delle misure di sicurezza. Le attività estrattive in cave hanno origini consolidate in Italia, costituendo da sempre la fonte primaria per importanti opere di pregio storico, artistico e architettonico. I materiali estratti sono principalmente la ghiaia, la sabbia, l’argilla e il caolino, oltre alle pietre ornamentali e da costruzione, il calcare, la pietra da gesso, la creta e l’ardesia. Le estrazioni si svolgono in luoghi caratterizzati da una forte variabilità ambientale: le modalità operative dipendono dal materiale estratto e, talvolta, anche dall’esperienza e dalle tradizioni minerarie locali. Il fattore ambientale risulta quindi essere determinante per l’organizzazione e la gestione delle misure di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

La frattura causa principale dei decessi nell’estrazione di pietra, sabbia e argilla. Come sottolineato da Dati Inail, oltre l’88% (1.777 casi) dei 2.008 infortuni denunciati nel quinquennio 2015-2019 nell’estrazione di pietra, sabbia e argilla risultano accertati positivamente, una percentuale molto più alta rispetto al 66,3% dell’intera gestione Industria e servizi, e di questi la quasi totalità (1.674) si sono verificati durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Considerando i soli casi riconosciuti in occasione di lavoro, uno su quattro ha riguardato gli operai addetti alla cava (cavatore, escavatorista e manovale di cava) e circa il 10% gli autotrasportatori, sia delle autobetoniere che degli autocarri. Quasi nove casi su 10 sono riconducibili a infortuni che hanno determinato contusione (27,0%), frattura (22,6%), lussazione (oltre il 20%) e ferita (19,2%). Circa un terzo delle contusioni hanno riguardato gli arti superiori in particolare la mano, a seguire gli arti inferiori (23,2%) e la testa (oltre il 20%). Per gli eventi con esito mortale, la principale causa del decesso è la frattura, in particolare del cranio e della parete toracica.

Nella provincia di Massa Carrara il primato negativo dei casi mortali. Nel quinquennio 2015-2019 un infortunio su tre è avvenuto nel Centro del Paese (559), seguono poi il Nord-Ovest con il 23,0% (386) e il Nord-Est con il 22,0% (368), con il restante 21,6% (361) nel Mezzogiorno. Le regioni maggiormente colpite sono la Toscana (395 casi) e la Lombardia (254), proprio per la presenza di numerose cave attive, in particolare quelle di marmo nella provincia di Massa Carrara e di sabbia e ghiaia e di giacimenti minerari nelle province di Brescia e Bergamo. Numerosi sono anche i giacimenti di pietra calcarea in provincia di Brescia. Il primato negativo degli infortuni mortali riconosciuti in occasione di lavoro nelle attività di estrazione di pietra, sabbia e argilla spetta a Massa Carrara, con sette decessi nel quinquennio, la metà rispetto ai 14 verificatisi nell’intera gestione Industria e servizi nella stessa provincia, a conferma della gravità delle conseguenze degli infortuni che avvengono in questo comparto.

L’incidenza delle menomazioni permanenti è molto elevata. Se nell’intera gestione Industria e servizi le menomazioni permanenti hanno rappresentato circa l’8% degli indennizzi per infortuni avvenuti nel quinquennio, nelle attività estrattive lo stesso dato sale addirittura al 14,9%, più alto anche di quello delle Costruzioni (13,3%). Anche l’incidenza degli indennizzi ai superstiti dei lavoratori deceduti nelle attività estrattive tra il 2015 e il 2019 risulta essere molto più alta (0,9%) rispetto a quella delle Costruzioni (0,3%) e all’intera gestione Industria e servizi (0,1%).

Affezioni dorso-lombari e ipoacusie da rumore tra le malattie professionali più diffuse. Sul fronte delle patologie di origine professionale, i cavatori e gli escavatoristi hanno un rischio piuttosto elevato di sviluppare affezioni della colonna vertebrale, in particolare dorso-lombari, e sono esposti anche al rumore dei macchinari utilizzati, che con il tempo può essere motivo di malattie come l’ipoacusia da rumore. Alta è anche la diffusione nell’ambiente di polveri come la silice, a causa di attività come la perforazione, l’esplosione delle cariche sul fronte di scavo e il successivo prelievo della roccia con escavatori e pale meccaniche, che a lungo termine può essere causa di malattie dell’apparato respiratorio.

Nella Banca dati esposizione silice raccolti oltre ottomila campioni. Con il generale miglioramento delle condizioni di lavoro che ha caratterizzato gli ultimi decenni, l’esposizione a polveri nei luoghi di lavoro si è gradualmente ridotta. Allo stesso tempo, però, gli studi epidemiologici hanno dimostrato gli effetti cancerogeni della silice. La rinnovata preoccupazione verso questo agente chimico vede nell’applicativo di business intelligence Banca dati esposizione silice, pubblicato dall’Inail nel corso del 2020, un nuovo strumento di supporto alla gestione del rischio. La banca dati raccoglie i dati di oltre ottomila campioni prelevati e analizzati dal 2000 a oggi dall’Istituto in luoghi di lavoro localizzati in tutto il territorio nazionale. Ogni misurazione è descritta in modo da rendere facilmente inquadrabile la relazione tra lavoro e rischio, il comparto produttivo e la mansione del lavoratore.

Le rendite per silicosi-asbestosi nel decennio 2010-2019. Tra le diverse malattie professionali tutelate dall’assicurazione obbligatoria Inail occupano un posto di rilievo silicosi e asbestosi, che storicamente hanno avuto un ruolo importante nell’evoluzione della normativa a garanzia dei lavoratori esposti a rischi connessi all’attività professionale. Dati Inail, in particolare, mette a confronto l’evoluzione delle rendite d’inabilità per silicosi-asbestosi e quella registrata tra le rendite per altre malattie professionali nel decennio 2010-2019. Nonostante la tendenza osservata sul complesso delle rendite costituite per malattie professionali risulti crescente, le nuove rendite per silicosi-asbestosi decrescono ogni anno, in media, dell’8,9%. Se nel 2010, infatti, le nuove rendite ammontavano a 308, nel 2019 se ne sono registrate appena 133. Questo fenomeno deriva dalla riduzione di alcune attività, come quelle svolte nell’industria estrattiva, e dal divieto di utilizzo dell’amianto, che hanno contribuito ad abbassare l’esposizione al rischio dei lavoratori e, di conseguenza, la manifestazione di queste patologie.

DOCUMENTI
  • Novembre 2020
    Argomenti
    Attività estrattive: scavando tra i numeri – Cave e miniere: gravi le conseguenze degli infortuni – Banca dati esposizione silice: un nuovo strumento Inail a supporto della gestione del rischio – Le rendite d’inabilità permanente dei tecnopatici affetti da silicosi e asbestosi: l’analisi statistica dell’ultimo decennio
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