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Visita medica di idoneità alla mansione dopo lunga assenza per problemi di salute: Cgil Siena segnala un caso assurdo

Succede ancora ai nostri giorni, che una legge nata per garantire diritti importanti per i lavoratori, mostri poi degli effetti pratici che contrastano con gli intenti iniziali. Stiamo parlando della legge 81/2008, poi rivista dalla ‘106/2009’, nota come il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che è una normativa importante, ma che porta con sé anche punti di ombra e momenti di difficile e contestabile applicazione.

Così la Cgil di Siena.

“Veniamo al caso in questione – specifica il sindacato –. Un lavoratore che si assenta dal lavoro per malattia o infortunio sul lavoro per un periodo superiore a sessanta giorni deve obbligatoriamente passare una visita dal medico ‘competente’ (medico aziendale), il quale deve certificare l’idoneità del lavoratore a riprendere il servizio. Purtroppo, la normativa non specifica i tempi entro cui va conclusa la procedura. Possiamo arrivare all’assurdo che il lavoratore, in attesa della visita, non possa riprendere il lavoro per un tempo non definito (ma diamo per scontato che l’ente o l’azienda abbia l’onere di coprire economicamente la parte di vacatio), e che magari il datore di lavoro gli chieda di usare le ferie personali o, peggio ancora, di rimanere a casa (addirittura senza retribuzione)”.

“È evidente che c’è qualcosa che non va – continua la Cgil locale –. In considerazione del fatto che la stessa legge proibisce giustamente la sorveglianza sanitaria durante il periodo coperto da certificato, è chiaro che la visita del medico competente vada effettuata subito, alla fine del certificato di malattia/infortunio. Quindi, in questa parte della normativa (articolo 41, comma 2, legge 81/2008), ma anche nell’applicazione, va messa più attenzione da parte di aziende, enti e medici competenti, per far sì che quando si presentano casi di questo tipo, la visita in questione venga effettuata con la massima urgenza. Lasciando così le cose, si ha l’effetto di andare a colpire sempre la parte più debole della popolazione: coloro che una volta venivano protetti dalla legge, proprio per la loro posizione di debolezza rispetto al datore di lavoro, e che oggi la filosofia del ‘cambiare verso’ sembra rigettare in condizioni non nuove, ma rivissute in tanti periodi bui della storia”.

Fonte: rassegna.it 

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