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Morti sul lavoro: i dati dei primi cinque mesi del 2024

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Torniamo a parlare di morti sul lavoro: questa volta sono i numeri che prendiamo in considerazione perché, al di la degli eventi e delle storie che li rappresentano e che non dobbiamo mai dimenticare, anche i numeri nella loro oggettività, mostrano una realtà davvero molto critica.

Fonte dei dati è l’Osservatorio Vega sicurezza e ambiente [1]: le tabelle che di seguito citiamo [2] sono state elaborate dall’Osservatorio a partire dai dati ufficiali INAIL, considerando i soli infortuni mortali accaduti in occasione di lavoro, con esclusione quindi di quelli in itinere.

Scarica il testo > Statistiche Infortuni sul lavoro Osservatorio Sicurezza Ambiente Vega Engineering

Il dato complessivo è di 369 vittime (gennaio-maggio 2024), con un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: le vittime sono 286 in occasione di lavoro e 83 in itinere. Se si considerano solo gli eventi in occasione di lavoro l’aumento sale a 5,5% e i decessi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentati di 15 unità.

Il Veneto è la regione con indice di mortalità più basso, mentre le Regioni con indice al di sopra della media sono distribuite in tutto il Paese da nord al centro e al sud.

Indice di incidenza

Per indice di incidenza si intende il numero degli infortuni mortali ogni milione di occupati.
L’incidenza media nazionale (Im) per l’anno 2024,-periodo gennaio – maggio, è 12,1.

Le Regioni

Casi di morte sul lavoro nelle prime 7 Regioni maggiormente coinvolte
I dati sono relativi ai soli infortuni in occasione di lavoro  con esclusione degli infortuni in itinere

Regione Graduatoria in base all’Indice di incidenza Indice di incidenza sugli occupati N. di casi % sul totale Occupati annuali
Valle D’Aosta 35.2 2 0,7% 56.814
Trentino alto Adige 23,6 12 4,2% 507.708
Umbria 19,4 7 2,4% 361.596
Campania 17,8 30 10,5% 1.683.953
Emilia Romagna 17,3 35 12,2% 2.023.150
Sicilia 15,6 22 7,7% 1.410.776
Puglia 15,5 20 7,0% 1.292.646

Per quanto riguarda i settori le Costruzioni confermano il dato relativo al  più alto  numero di vittime.

I settori

Casi di morte sul lavoro nei primi 7 settori maggiormente coinvolti
I dati sono relativi ai soli infortuni in occasione di lavoro  con esclusione degli infortuni in itinere

Settori economici N. di casi % sul totale
Costruzioni 57 19,9%
Attività manifatturiere 37 12,9%
Trasporto e magazzinaggio 25 8,7%
Commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazione di autoveicoli e motocicli 18 6,3%
Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 14 4,9%
Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 12 4,2%
Fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione dei rifiuti e risanamento 6 2,1%

Anche il numero degli incidenti denunciati (sia mortali che non ) è in crescita con un 2,1% in più rispetto al maggio del 2023.

Per quanto riguarda il genere sono 265 i lavoratori coinvolti e 21 le donne, 224 gli italiani e 62 gli stranieri.

I dati relativi all’età vedono particolarmente coinvolti le fasce tra i 55 e i 64 anni con il 34,6% dei casi (99) e dai 45 ai 54 anni con il 29,4% dei casi (84). Ma colpisce pesantemente anche quel dato di 13 giovani lavoratori dai 15 ai 24 anni che hanno perso la vita sul lavoro nei primi cinque mesi del 2024.

In conclusione l’aumento del 5,5% di infortuni mortali (15 eventi) accaduti in occasione di lavoro nell’anno in corso, a confronto con lo stesso periodo del 2023, fa cadere anche quell’ultima idea illusoria di una situazione infortunistica che non migliora ma che quantomeno si è “stabilizzata”, con i suoi tre morti al giorno!


NOTE

[1] “Istituito nel 2009, l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni mortali sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui INAIL, mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore. Tutte le informazioni relative ai morti sul lavoro vengono analizzate dall’ufficio tecnico di Vega Engineering al fine di effettuare propri studi tesi ad individuare le misure di sicurezza più idonee per prevenire gli infortuni sul lavoro.”

[2] Di cui richiamiamo solo i dati relativi alle prime sette regioni e ai primi sette settori.

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