Le iniziative sindacali sui temi della salute e sicurezza hanno un significato e un valore particolare, non solo a testimonianza della continuità dell’impegno sul tema da parte delle Confederazioni, nei confronti delle istituzioni nazionali e territoriali, ma soprattutto perché comportano un diretto coinvolgimento e impegno dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza: figura centrale del sistema di prevenzione aziendale e territoriale, in realtà non sempre adeguatamente considerata sia livello aziendale che territoriale, con sottovalutazione talvolta anche nell’ambito delle stesse relazioni con le rappresentanze sindacali in azienda e con le Organizzazioni sindacali di categoria e confederali.
In questi giorni è la città di Rimini, in particolare le segretarie confederali di Rimini Francesca Lilla Parco della Cgil e Giuseppina Morolli della Uil, che rilancia il tema facendo riferimento alla Piattaforma per la salute e la sicurezza sul lavoro condivisa dalle due associazioni a livello nazionale e locale già lo scorso anno [1].
Salute e sicurezza sul lavoro: nei primi 8 mesi dell’anno in provincia di Rimini peggiorano tutti gli indicatori.
Sono già 8 nel 2024 le persone morte per causa di lavoro: un morto al mese, un dato triplicato rispetto al 2023.
Questo il dato di partenza, non dissimile dalle condizioni di lavoro della maggior parte dei territori nel nostro Paese.
Per arrivare all’obiettivo di zero morti sul lavoro ed abbattere infortuni e malattie professionali serve agire.
questo l’impegno, espresso dalle due segretarie confederali nella conferenza stampa del 12 ottobre scorso, che già veniva enunciato nella Piattaforma di Cgil e Uil nazionali lo scorso anno.
I dati nella Regione Emilia Romagna (primi otto mesi 2024)
Gli infortuni mortali in Emilia-Romagna nei primi otto mesi del 2024 sono aumentano del 38%: sono morte 68 persone per causa di lavoro, con età media prevalente tra i 41 ed i 65 anni; sono ancora i settori dell’industria e dei servizi quelli maggiormente coinvolti.
I dati in provincia di Rimini (primi otto mesi del 2024)
Sono 8 le persone morte per causa di lavoro nel 2024 un morto al mese, un dato triplicato rispetto al 2023. Gli infortuni sono aumentati del 4,6% con 3.622 denunce; mentre il dato regionale cala dello 0,9%: la fascia di età maggiormente interessata è stata quella tra i 41 e i 65 anni, ma con una quota di infortuni che continuano a coinvolgere ultra sessantacinquenni (il 2,1% sul totale degli infortuni)il settore che conta il maggior numero di infortuni è quello delle attività di alloggio e ristorazione (in aumento rispetto al 2023 del 10,9% con 336 denunce)si collocano successivamente, come numerosità di denunce, i settori della sanità e assistenza sociale (8,7% del totale delle denunce), del commercio all’ingrosso e riparazione autoveicoli (8%) e costruzioni (7,6%). Non sono identificabili i settori di ben 1.137 denunce, dove probabilmente si annida tanto lavoro in appalto. Per quanto riguarda le malattie professionali il dato ad agosto 2024 conta già 311 denunce. Si tratta in questo caso di un aumento, rispetto allo stesso periodo del 2023del 13,9, dato superiore alla media regionale in aumento del 13,7%: quasi l’80% delle denunce di malattia professionale in provincia di Rimini riguarda patologie del sistema nervoso, osteo-muscolare e tessuti connettivi, patologie in aumento rispetto al 2023.
La attuale attenzione al tema fa seguito alle iniziative realizzate lo scorso inverno nell’ambito dell’azione strategica lanciata da Cgil e Uil
volta a denunciare la gravità della situazione e a coinvolgere i lavoratori nei luoghi di lavoro sui temi di salute e sicurezza.
A Rimini il 21 febbraio scorso, per lo sciopero proclamato da Cgil e Uil contro le morti sul lavoro, oltre alle fermate sul lavoro (edili e metalmeccanici) si sono tenute iniziative pubbliche e flash mob per sensibilizzare l’opinione pubblica sui tragici eventi che quotidianamente colpiscono il mondo del lavoro.
In particolare le due Confederazioni di Rimini denunciano il sistema dei subappalti:
che, in particolare nel privato, produce risparmi su condizioni di lavoro, salari, sicurezza, formazione, quindi sulle persone. Il lavoro e la sicurezza devono essere al centro dell’attenzione politica per mettere in atto soluzioni concrete, a partire dai luoghi a maggior rischio come i cantieri. A oggi, in questo, il Governo è latitante.
Mentre ritengono che sia necessaria “parità di trattamento negli appalti privati e richiamare la responsabilità dell’impresa committente”.
Le due confederazioni richiedono:
- “più agibilità per gli Rls, Rlst, delegati di sito alla sicurezza: senza diritti e capacità di azione restano figure utili solo agli adempimenti burocratici delle imprese. Non è questa la strada”
- applicazione dei Contratti collettivi nazionali del settore di riferimento, sottoscritti dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative
- formazione obbligatoria e concreta prima di accedere nel luogo di lavoro”.
La tutela delle condizioni di lavoro, pur non essendo un tema specifico del Patto per il lavoro e il clima (regionale) deve poter avere ricadute positive dalla “strategia territoriale condivisa e dal sistema di relazioni industriali partecipato” che il Patto propone. D’altronde i contenuti del Patto devono essere declinati nel Laboratorio provinciale di Rimini tenendo conto delle specificità del territorio, che non possono non includere le condizioni di lavoro.
Le due Confederazioni di Rimini richiedono inoltre l’istituzione di un tavolo permanente della Salute e sicurezza sul lavoro in provincia di Rimini assolutamente necessario visti i dati delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali e considerando che tale livello territoriale di confronto è il naturale sviluppo del Comitato di cui all’art. 7 del D.Lgs. 81/2008, ovvero del Comitato di coordinamento regionale.
Questi sono i cambiamenti necessari, altrimenti i richiami alla cultura della sicurezza restano parole al vento.
Il Patto per la salute e le motivazioni delle Organizzazioni sindacali
“…(è) il momento di un’azione straordinaria corale per raggiungere l’obiettivo di zero morti sul lavoro e richiediamo un’attenzione straordinaria a tutte le Istituzioni attraverso tutte le leve di promozione della prevenzione e di controllo, al legislatore affinché presti più attenzione agli effetti di provvedimenti che sacrificano le regole in favore della semplificazione, al mondo imprenditoriale affinché si unisca in questa battaglia per la salute e la sicurezza isolando quelle imprese che non garantiscono il rispetto della normativa.”
Questo scrivevano le due Confederazioni nazionali in una lettera inviata al Presidente Mattarella nel settembre del 2023, in cui si evidenziava come la tutela della salute e sicurezza sul lavoro non sia “solo un problema culturale” perché
“c’è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento, incrementa sempre di più i ritmi di lavoro, la rapidità degli interventi, in uno scambio in cui il lavoro e la vita delle persone continuano ad essere l’agnello sacrificale.”
[1] Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro, Gabriella Galli, 31 Marzo 2024 .