Il Testo unico (D.Lgs. 81/2008), all’art. 28, prevede che la valutazione dei rischi sia fatta tenendo presente le particolarità che hanno i lavoratori e le lavoratrici. Il testo parla di “differenze”. Quella delle differenze non è una realtà molto presente nelle valutazione dei rischi e persino poco presente in generale. Da poco si trovano DPI (dispositivi di protezione individuale) conformi alla fisiologia femminile. Così come gli studi, compresi quelli medici e farmacologici, sono ancora largamente strutturati sul fenotipo maschile.
La documentazione che pubblichiamo questa settimana, compreso il prezioso Vademecum per Rls (ma valido anche per gli RSPP), frutto di una ricerca svolta insieme dalle Organizzazioni sindacali e l’Inail del Lazio, non va intesa come un rituale omaggio alla “festa della donna”, quanto un cogliere l’occasione della Giornata Internazionale della Donna per riprendere e fare il punto di quanto si fa per riconoscere che una lavoratrice non è e non può essere considerata indifferentemente come un lavoratore.
La rottura di una presunta neutralità dei generi rispetto ai rischi lavorativi implica inevitabilmente una riconsiderazione del lavoratore. Insomma, è ormai indilazionabile procedere a un cambio di ottica nelle politiche di prevenzione.
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