Entro il 1° luglio 2016 andrà recepita in Italia la Direttiva 2013/35/UE che presenta le disposizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici (CEM) Una direttiva che ha abrogato la precedente Direttiva 2004/40/CE.
La Commissione Europea ha prodotto una guida non vincolante che alleghiamo.
Ci soffermiamo oggi su un aspetto trattato nel Volume 1 della Guida: come affrontare l’argomento dei rischi derivanti dai campi elettromagnetici all’interno del proprio DVR.
Innanzitutto la Guida ricorda che l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha messo a punto il sistema OIRA (ne abbiamo parlato su ReS proprio un anno fa, il 20 Aprile 2015) che è la piattaforma interattiva on-line per la valutazione dei rischi richiamata anche dal D.Lgs. 151/2015 (Semplificazione dei rapporti di lavoro) che è possibile consultare sul sito www.oiraproject.eu.
Il sistema OIRA ha l’obiettivo di aiutare i datori di lavoro a effettuare un processo di valutazione dei rischi articolato in più fasi.
E i processi descritti nella guida in relazione ai campi elettromagnetici sono coerenti con il processo OiRA e dovrebbero essere utili a coloro che impiegano gli strumenti OiRA.
Ricordiamo brevemente le quattro fasi del processo OiRA:
- Preparazione: offre una panoramica della valutazione che si sta per avviare, e consente di adattare la valutazione alla natura specifica della propria attività;
- Identificazione: OiRA presenta una serie di potenziali problemi o pericoli per la salute e la sicurezza che potrebbero interessare il luogo di lavoro. Rispondendo alle affermazioni/domande con sì o no, indicherete l’eventuale presenza di tali pericoli o problemi. Potrete anche decidere di non rispondere a una domanda e di rispondere in una fase successiva;
- Valutazione: qui sarete in grado di determinare il livello di rischio connesso a ciascuna delle voci individuate come ‘da trattare’ nella fase di ‘identificazione’;
- Piano d’azione: nella quarta fase della valutazione potrete decidere quali misure adottare per far fronte ai rischi precedentemente identificati e quali risorse potrebbero essere necessarie. Su questa base, nella fase successiva viene elaborata automaticamente una relazione”.
Limitiamoci alle prime due fasi.
La prima fase, di preparazione, consiste in una raccolta di informazioni sulle attività lavorative (descrizioni delle mansioni; le persone che svolgono il lavoro; in che modo viene svolto il lavoro; quale apparecchiatura viene utilizzata per svolgere le mansioni in questione). E in questa fase “sono particolarmente importanti la consultazioni dei lavoratori e l’osservazione delle attività lavorative”. Ed è importante “garantire che la valutazione riguardi sia le operazioni di routine che quelle straordinarie o intermittenti” (pulizia; manutenzione; revisione; riparazione; nuovi impianti; messa in servizio; disattivazione).
La seconda fase è relativa all’identificazione dei pericoli e dei soggetti a rischio:
- identificazione dei pericoli: bisogna individuare le attività e le apparecchiature che generano campi elettromagnetici nel luogo di lavoro. E sarà poi possibile confrontare l’elenco creato con la tabella 3.2 (Prescrizioni per le valutazioni specifiche dei campi elettromagnetici relative ad attività lavorative, apparecchiature e luoghi di lavoro comuni) presente nella guida: “in molti casi infatti la natura di un’attività o la progettazione dell’apparecchiatura saranno tali da produrre soltanto campi deboli, che non risulteranno pericolosi, neppure se nelle immediate vicinanze si svolgono diverse attività o si trovano varie apparecchiature”. La guida si sofferma poi su vari altri aspetti. Ad esempio segnala che la direttiva EMF “riconosce che alcuni luoghi di lavoro aperti al pubblico possono già essere stati valutati in relazione alla Raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz”. Si ricorda poi che alcune sorgenti che generano campi elettromagnetici di forte entità “non sono accessibili, in condizioni di normale utilizzo, a causa dell’alloggiamento delle apparecchiature o del riparo delle aree di lavoro. In queste situazioni sarà importante determinare se i lavoratori possono avere accesso a campi di forte entità durante la manutenzione, la revisione o la riparazione”;
- identificazione delle misure di prevenzione e precauzionali esistenti: “nella maggior parte dei luoghi di lavoro sono già predisposte una serie di misure di prevenzione e precauzione volte a eliminare o ridurre i rischi sul luogo di lavoro. Tali misure potrebbero essere state attuate specificamente in relazione ai campi elettromagnetici. In altri casi potrebbero essere state adottate in relazione ad altri pericoli, ma contribuiranno anche a limitare l’accesso ai campi elettromagnetici. Pertanto è importante identificare le misure di prevenzione e precauzione esistenti che possono contribuire al processo di valutazione dei rischi”;
- identificazione dei soggetti a rischio: “è necessario identificare i soggetti che potrebbero subire danni a causa dei pericoli in questione. Nel far questo è importante considerare tutti i lavoratori presenti sul luogo di lavoro. Dovrebbe essere facile identificare coloro che svolgono attività lavorative o utilizzano apparecchiature che generano forti campi elettromagnetici. È importante tuttavia prendere in considerazione anche coloro che svolgono altre mansioni o lavorano con altre apparecchiature, ma che potrebbero comunque essere esposti a campi elettromagnetici”. La guida riporta ulteriori dettagli ad esempio in relazione alla valutazione dei campi generati dalla postazione della saldatrice”. Per esempio la valutazione dei campi generati dalla postazione della saldatrice da banco a punti, presente nello studio del caso dell’officina nel secondo volume della guida, “dimostra che il campo è più forte nella postazione dell’operatore ma a fianco dell’apparecchiatura. Se la saldatrice si trova vicino a un passaggio, gli altri lavoratori di passaggio nell’area potrebbero essere esposti a campi elettromagnetici di entità superiore a quella dell’operatore”;
- lavoratori particolarmente a rischio: “è obbligatorio tener conto dei lavoratori particolarmente a rischio in particolare quelli appartenenti a quattro gruppi: lavoratori portatori di dispositivi medici impiantabili attivi; lavoratori portatori di dispositivi medici impiantabili passivi; lavoratori con dispositivi medici portati sul corpo; lavoratrici in gravidanza. I lavoratori che rientrano in uno di questi gruppi potrebbero essere esposti a maggiori rischi derivanti dai campi elettromagnetici rispetto alla popolazione attiva e dovrebbero essere oggetto di una specifica valutazione dei rischi che potrebbe indicare che il rischio rimane tollerabile, ma in altri casi potrebbe essere necessario adattare le loro condizioni di lavoro per ridurre il rischio”.