Repertorio Salute

Assetto istituzionale: proposte e riflessioni

assetto istituzionale prevenzione e sicurezza sul lavoro

Considerando la “Ripresa del dialogo inter istituzionale e con le parti sociali” – così titolavamo un recente articolo sul tema – pensiamo sia utile continuare a  prendere in considerazione ulteriori autorevoli  proposte in campo.

Nel settembre scorso la Ciip (Consulta interassociativa italiana per la prevenzione) ha inviato una lettera al Presidente del consiglio, ai ministri interessati e al Presidente della conferenza delle regioni e Province autonome richiamando le principali criticità ma anche i punti di forza da valorizzare che emergono ad un esame dell’assetto istituzionale e del quadro legislativo in vigore nel nostro Paese in materia di prevenzione dei rischi connessi al lavoro.

Come questione centrale si evidenzia che “Occorre porre un argine a questa lenta agonia del sistema pubblico di prevenzione”, considerando che:

  • gli investimenti in prevenzione nel nostro Paese sono lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media UE del 2,9%;
  • pochissime Regioni investono realmente in prevenzione il 5% del Fondo sanitario regionale la maggiora parte si attesta al di sotto;
  • le risorse di personale delle Asl sono divenute sempre meno, in diversi casi dimezzate per mancato reintegro del turnover delle diverse figure professionali;
  • mancati investimenti nel sistema dei Laboratori di Sanità pubblica, nella modernizzazione delle attrezzature.

Le proposte avanzate, semplici e condivisibili, riguardano quindi prioritariamente: il rafforzamento dei Servizi delle Asl “definendone gli standard di fabbisogno del personale” potenziando, nel contempo, le strutture dell’Ispettorato “per la lotta al caporalato e alla irregolarità dei rapporti di lavoro”, così come gli organici dei Vigili del fuoco dedicati alla prevenzione.

Come elementi da sviluppare e valorizzare  si fa riferimento alle modalità di lavoro  acquisite nell’ambito del sistema sanitario nazionale che vedono, nella definizione dei Piani nazionali e regionali di prevenzione, pur nelle grandi diversità di attuazione, modalità di lavoro gestite  con criteri di uniformità su tutto il territorio nazionale: sono ormai consolidate nella programmazione delle attività priorità condivise su settori e temi (agricoltura, edilizia, rischio chimico e cancerogeno rischio muscoloscheletrico, stress lavoro correlato) ma anche su modalità che si vanno diffondendo e divengono da esperienze esemplari e pilota  esperienze generalizzate, come nel caso dei Piani mirati, di cui abbiamo ampiamente  perlato in precedenti articoli.

Si auspica inoltre  che venga ripreso il tema della qualificazione delle imprese, con riferimento alla tutela della salute e sicurezza (tema, sembra, oggetto del confronto interi istituzionale) , così come si sottolinea  la necessità di promuovere una maggiore partecipazione dei lavoratori rafforzando la rete dei Rls. Si evidenzia come un’attenzione particolare debba esser rivolta alle piccole imprese e al lavoro autonomo, problema ovviamente che non trova soluzione  se non si affronta preliminarmente  la grave situazione  dell’assetto dei Servizi di vigilanza.

Particolarmente critica la valutazione sulla gestione della formazione (tema anche questo oggetto prioritario del confronto inter istituzionale). La Consulta inter associativa  ritiene che “occorre ripulire dall’illegalità il mercato delle consulenze e della formazione, promuovere e controllare più seriamente i processi di formazione, anche semplificando e razionalizzando gli obblighi…”.

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