Fonte: Ispettorato Nazionale del Lavoro
L’Ispettorato Nazionale del Lavoro rende noti i risultati dell’attività di vigilanza messa in campo dal 1 gennaio al 30 settembre 2022 su input della Direzione Centrale per la tutela, la vigilanza e la sicurezza del lavoro.
12.522 le ispezioni effettuate in materia di salute e sicurezza (nell’intero arco del 2021 erano state 13.924), che hanno riguardato tutti i settori produttivi, con un focus particolare su quelli a maggiore rischio infortunistico, tra i quali l’edilizia.
Rilevante la percentuale di irregolarità riscontrata, pari ad oltre l’83%.
6.196 i provvedimenti di sospensione dell’attività di impresa complessivamente adottati: 4.085 per impiego di personale in nero e 2.111 per gravi violazioni in materia di salute e sicurezza.
A seguito dell’adozione delle sospensioni, l’83% delle imprese ha provveduto alla regolarizzazione e, conseguentemente, i provvedimenti adottati dagli ispettori sono stati revocati.
“E’utile sottolineare il dato delle sospensioni – dichiara il direttore dell’Ispettorato, Bruno Giordano – sotto un duplice profilo: quello dell’incremento dei provvedimenti (basti pensare che nell’arco del 2021 erano stati adottati 3.971 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, mentre nei soli primi 9 mesi di quest’anno le sospensioni sono state 6.196) e quello della regolarizzazione conseguente ai provvedimenti. Una percentuale così elevata di revoche, pari all’83%, testimonia un forte impatto in materia di recupero della legalità come lavoro regolare e sicuro”.
Per Giordano c’è anche un’altra comparazione che merita di essere evidenziata: “Al 21 ottobre 2021, data di entrata in vigore del Decreto Legge 146, convertito nella Legge 215, nello stesso periodo preso in considerazione dall’ultimo report (1 gennaio-30 settembre) erano solo 9 le sospensioni determinate da motivi di sicurezza, a fronte delle 2111 registrate nel 2022. Ciò dimostra che l’incremento dell’attività dell’Ispettorato del Lavoro porta a risultati immediati e positivi per i lavoratori e per le stesse imprese, che possono mettersi a norma senza interruzione dell’attività. La legalità del lavoro deve essere sentita come bene comune”.
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