L’Autorità europea del lavoro (ELA) ha lanciato il 15 giugno scorso una “Campagna di sensibilizzazione rivolta ai lavoratori stagionali transfrontalieri dell’Unione europea e ai loro datori di lavoro. In particolare la campagna si rivolgerà al settore agroalimentare dove il lavoro stagionale transfrontaliero è più diffuso e la vulnerabilità dei lavoratori alle frodi e agli abusi è più elevata”. La Campagna si occuperà anche di edilizia e turismo settori ampiamente interessati dal fenomeno.
Gli Stati membri sono impegnati ad attuare la campagna nei rispettivi Paesi tenendo conto delle specificità del mercato del lavoro nazionale. Il Ministero del lavoro, aderendo alla campagna, ha pertanto indicato l’estensione del target, per il territorio italiano, anche al turismo che, dopo l’agricoltura, è il secondo settore maggiormente interessato dal lavoro stagionale, specificando inoltre che la campagna dovrà includere la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori stagionali e la lotta la caporalato.
Il cronoprogramma
- 15 giugno 2021 – Lancio della campagna ELA
- Luglio 2021 – Lancio della campagna della Rete Eures [1]
- Agosto-settembre 2021 – Azioni specifiche della Piattaforma europea contro il lavoro sommerso
- 20-24 settembre 2021 – Week of action, durante la quale gli Stati aderenti all’iniziativa saranno chiamati ad intensificare gli interventi
- Ottobre 2021 – Evento di chiusura.
Obiettivi
- Informare i lavoratori stagionali su diritti e obblighi (Tutti, inclusi quelli relativi alla tutela della salute e sicurezza. Nota dell’autrice)
- Informare i datori di lavoro in merito alle disposizioni giuridiche relative ai lavoratori stagionali negli specifici settori
- Sensibilizzare i datori di lavoro in merito ai benefici connessi al rispetto delle norme
- Richiamare le particolari misure di sicurezza da rispettare nel contesto della pandemia da COVID-19
- Valorizzare i servizi di assistenza e consulenza
- Valorizzare presso l’opinione pubblica l’effetto positivo e il ruolo essenziale dei lavoratori stagionali.
Messaggio per i lavoratori stagionali
I lavoratori stagionali hanno diritto a condizioni di lavoro eque, con gli stessi diritti sociali e del lavoro dei cittadini locali; possono chiedere assistenza e consulenza rivolgendosi ai servizi competenti; hanno diritto di lavorare in condizioni sicure ed eque anche in relazione alle misure previste durante l’emergenza determinata dal COVID-19.
Il Ministero del lavoro ha diffuso in occasione della campagna alcuni dati [2] relativi al lavoro stagionale nel 2020, con riferimento al territorio nazionale:
- i rapporti di lavoro stagionale attivati da datori di lavoro privati sono 1.798.953 (di cui 61,8% relativi a maschi e 38,2% a femmine)
- i lavoratori coinvolti sono 1.113.285 (di cui 59,3% maschi e 40,7% femmine)
- il 75,4% sono lavoratori italiani, il 16,2% lavoratori non appartenenti all’Unione europea e, infine, l’8,3% lavoratori appartenenti all’Unione europea
- per quanto riguarda la nazionalità dei lavoratori europei il 75,3% sono lavoratori rumeni, il 9,6% bulgari, il 6,1% polacchi, il 2,7% slovacchi, l’1,5% tedeschi e lo 0,9% lavoratori ungheresi
- per quanto riguarda la nazionalità dei lavoratori non appartenenti all’Unione europea, emerge che il 14,9% riguarda lavoratori albanesi, il 14,4% marocchini, l’8,9% indiani, il 7,4% senegalesi, il 5,8% lavoratori del Pakistan e il 5,6% lavoratori tunisini
- considerando i settori di attività economica, il 45,5% dei rapporti di lavoro stagionale attivati riguarda il settore Agricolo; il 26,9% il settore Alberghi e ristoranti; il 12,4% riguarda altri Servizi pubblici, sociali e personali; il 5,5% l’Industria in senso stretto; il 5,1% Commercio e riparazioni; il 3,8% il settore dei Trasporti, comunicazioni, attività finanziarie e altri servizi alle imprese; lo 0,6% la PA, Istruzione e Sanità; e, infine, lo 0,2% le Costruzioni.
Contesto europeo
Si stima che ogni anno nell’UE vengano assunti tra gli 800.000 e il milione di lavoratori stagionali, soprattutto nel settore agroalimentare: 370 000 in Italia, 300.000 in Germania, 276.000 in Francia e 150.000 in Spagna.
Nel 2018, il maggior numero di lavoratori transfrontalieri è andato dalla Polonia a lavorare in Germania (125.000 persone, molte delle quali lavorano nel settore edile), dalla Francia al Lussemburgo (88.000), dalla Germania al Lussemburgo (52.000), dalla Slovacchia all’Austria (48. 000, la maggior parte delle quali donne che lavorano nel settore sanitario in Austria) e dalla Francia al Belgio (46.000).
Fonte: Parlamento europeo, “Misure rigorose necessarie per proteggere i lavoratori stagionali”.
La tutela della salute e della sicurezza è parte integrante di quel
diritto a condizioni di lavoro eque, con stessi diritti sociali e del lavoro dei cittadini locali
di cui parla il Messaggio ai lavoratori stagionali che abbiamo citato nelle precedenti righe e che è tema centrale della Campagna.
È necessario tuttavia riflettere come in occasione della Campagna le iniziative degli Stati membri, e in particolare lo chiediamo per il nostro Paese, non dovrebbero limitarsi agli aspetti di carattere comunicativo, ma dovrebbero prevedere azioni concrete di monitoraggio e controllo delle situazioni territoriali da parte degli organi competenti (Ispettorato del lavoro per gli aspetti relativi ai rapporti di lavoro e i Servizi di prevenzione delle Asl per gli aspetti specifici di tutela della salute e sicurezza) con il pieno coinvolgimento anche delle forze dell’ordine considerando le note situazioni di illegalità diffusa che caratterizzano questo segmento del mercato del lavoro.
Le condizioni di vita e di lavoro sono infatti molto critiche, come si può leggere nel Rapporto Seasonal Workers Trends and Challenges (marzo 2021) della Commissione Europea [3]. I lavoratori stagionali lavorano e vivono in condizioni spesso di estremo disagio: straordinari eccessivi o non retribuiti (orari di lavoro dalle 10 alle 15 ore al giorno), mancato rispetto delle disposizioni legislative comunitarie e nazionali, situazioni ambientali spesso estreme per le alte temperature (agricoltura e edilizia). In particolare nel settore agricolo ed edile si aggiunge l’elevato sforzo fisico, ma anche esposizione (per l’agricoltura) a pesticidi nocivi, prodotti chimici e fertilizzanti, esposizione a lungo termine sotto plastica in serra che emette fumi nocivi o lunghe ore di lavoro fisico al caldo durante l’estate.
Inoltre, e questo è forse il dato peggiore e assolutamente sottovalutato dalle istituzioni nazionali e territoriali competenti,
in molte zone agricole a coltivazioni intensive nei paesi mediterranei, i lavoratori vivono in veri e propri ghetti caratterizzati da habitat simili a baraccopoli in cui i lavoratori immigrati vivono separati dalla popolazione locale.
Esempi relativi alle sfide in relazione all’alloggio
Germania
Il sindacato IGBau (settori Costruzioni, Agricoltura , Ambiente) menziona lo scarso standard di alloggio come una delle principali sfide da affrontare per i lavoratori stagionali. Gli esempi includono la mancanza di acqua calda, un numero di servizi igienici e docce al di sotto della soglia o la mancanza di servizi igienici nei campi, la mancanza di letti e talvolta interruzioni di corrente nell’alloggio.
Francia
Casi di lavoratori stagionali che dormono sotto tende, all’interno di camion, a terra o in piccoli luoghi sporchi senza elettricità e acqua.
Italia
Condizioni abitative inadeguate come uno dei principali problemi riguardanti i lavoratori stagionali.
Olanda
La qualità degli alloggi offerti dal datore di lavoro è molto scarsa.
Secondo la task force Roemer far pagare centinaia di euro per un letto in roulotte da condividere con altri tre non è un caso eccezionale.
La task force Roemer ha difficoltà a raccomandare il diritto fondamentale di “un uomo – una stanza” come obiettivo realistico a breve termine. La condivisione rimane la norma, almeno per il momento
Fonte: Rapporto Seasonal Workers Trends and Challenges, Commissione Europea, marzo 2021.
Ciò detto non sono tuttavia disponibili ad oggi, a livello europeo, strumenti di carattere divulgativo, rivolti ai lavoratori e ai datori di lavoro, in grado di presentare il complesso quadro dei rischi connessi al lavoro nei settori interessati nella fattispecie del lavoro stagionale. Seguiremo nei prossimi mesi la campagna e ci faremo da tramite per la diffusione di eventuali materiali sui temi della valutazione dei rischi e della prevenzione.
Mentre per quanto riguarda il livello nazionale sono disponibili materiali, redatti dalla Ulss9 Scaligera (precedentemente ULss20) della Regione Veneto che, con riferimento al settore agroalimentare affronta, in tre diversi documenti, temi centrali per garantire condizioni di vita e lavoro eque ai lavoratori stagionali, incluso quello della idoneità degli alloggi. Documenti utili per azioni concrete nell’ambito della campagna utilizzabili sia dagli Operatori dei servizi dei territori interessati (non solo quindi in Veneto) e dalle Organizzazioni sindacali e datoriali che volessero farsi promotrici di un impegno a tutela della vita di questi lavoratori.
“10 schede sui rischi presenti nelle principali lavorazioni agricole”.
- Approvato dal Comitato regionale di coordinamento della Regione Veneto.
- Utilizzato nella formazione
“Indirizzi per la verifica dell’idoneità degli alloggi temporanei per lavoratori stagionali in ambito rurale”
- Documento predisposto in collaborazione con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco.
- Indica i principali requisiti a cui fanno generalmente riferimento in sede di controllo gli organi della Azienda Ulss per la verifica della conformità degli alloggi temporanei per lavoratori stagionali in ambito rurale alle disposizioni di cui al punto 6 (Disposizioni relative alle aziende agricole) dell’Allegato IV (Requisiti dei luoghi di lavoro) del Decreto Legislativo 81/08.
- Nel documento si tiene inoltre conto di altre disposizioni normative (sicurezza elettrica ed antincendio, igiene degli alimenti, ecc.).
“La sorveglianza sanitaria in Agricoltura e Selvicoltura: procedure semplificate e prospettive organizzative ed operative per i lavoratori stagionali”
- Obiettivo del documento fornire elementi utili a favorire l’assolvimento degli obblighi in materia di sorveglianza sanitaria in agricoltura per le aziende che si avvalgono di lavoratori stagionali, tenendo conto delle caratteristiche proprie di questo settore.
Ricordiamo infine che le azioni e i soggetti titolati a promuoverle sono molti: valga per tutti l’esempio del sindaco di Brindisi, Riccardo Rossi che, a seguito della morte per il troppo caldo di un bracciante agricolo, Camara Fantamadi un ragazzo di 27 anni, ha disposto il divieto di lavoro dalle 12 alle 16 con un ordinanza valida dal 28 giungo a fine agosto.
A mio avviso – ha dichiarato il sindaco – dovrebbe esserci anche un intervento nazionale perché questa è un’ordinanza che io emetto come autorità sanitaria. Non è più possibile che nei campi in questa condizioni estreme non ci siano presidi sanitari o un’ambulanza e che non siano vietate in queste particolari condizioni le operazioni di lavoro.
NOTE
[1] EURES (EURopean Employment Services – Servizi europei per l’impiego) è una rete di cooperazione formata dai Servizi pubblici per l’impiego, a cui partecipano anche i sindacati e le organizzazioni dei datori di lavoro. Il suo obiettivo è facilitare la libera circolazione dei lavoratori nello Spazio economico europeo (i 28 paesi membri dell’Unione europea, Norvegia, Liechtenstein e Islanda) e in Svizzera.
[2] I rapporti di lavoro stagionale attivati nel 2020 da datori di lavoro privati, Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Sistema Informativo Statistico delle Comunicazioni Obbligatorie. Dati aggiornati rispetto all’ultima nota trimestrale pubblicata relativa al I trimestre del 2021.
[3] Direzione Generale per l’Impego, Affari sociali, Inclusione.