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Cassazione: sentenza su stress lavoro correlato

La Cassazione, con la sentenza n. 9945, ha stabilito un nesso di concausalità tra le undici ore di superlavoro che il dipendente di una società di telecomunicazioni si sobbarcava e l’infarto che lo aveva portato alla morte.

L’impresa si era opposta alla richiesta di risarcimento avanzata dalla moglie e dalla figlia del deceduto, quantificata dai giudici di appello in 800mila euro. Secondo il datore di lavoro l’attività, svolta anche a casa, era il risultato dello stacanovismo del dipendente e della sua dedizione al lavoro non certo dagli impegni gravosi imposti dall’azienda. Anzi la società non era neppure a conoscenza delle modalità di lavoro del suo dipendente che, peraltro, non si era mai lamentato né aveva manifestato disagi fisici.

La Cassazione però, allineandosi ai giudici d’appello, ricorda che la responsabilità del modello organizzativo e della distribuzione del lavoro è comunque sempre in capo all’azienda che non può sottrarsi agli addebiti che possono derivare dagli effetti lesivi di una inadeguata scansione dei tempi di attività e ha dichiarato il nesso tra l’infarto e l’impegno lavorativo oltre i limiti della tollerabilità.

Fonte: Inca Cgil

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