articolo di Laura Magna
fonte: Industria Italiana
L’ Italia sconta un gap negativo tra capacità dei lavoratori e necessità del mercato non solo nel settore ICT, ma anche nelle professioni tradizionali e in generale nella cultura digitale diffusa. È ora di darsi una mossa. Rinnovare i percorsi scolastici ed universitari, riconvertire gli skills di chi già lavora sono solo due delle proposte di Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.
Se analogamente ai mondiali di calcio ci fosse un mondiale delle competenze digitali, allora, come è successo alla nostra nazionale, il Paese non supererebbe le fasi di qualificazione. Sì, perché per competenze digitali gli italiani in Europa fanno solamente meglio di greci, bulgari e rumeni. E l’Italia è la seconda manifattura europea. Eppure la previsione è che oltre il 60% delle posizioni di lavoro disponibili nell’industria sarà occupato in futuro da chi di competenze digitali sia dotato. E non parliamo solo di settori come l’ITC:
[continua a leggere]Qualsiasi professione, in qualsiasi comparto, a qualsiasi livello, in ogni ambito esiste la necessità di essere attrezzati con competenze digitali, che sono necessarie per agganciare le potenzialità di industria 4.0 e per concretizzare generalmente la cittadinanza digitale.