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Cos’è una valutazione dei rischi? Il rapporto tra fini e mezzi.

Quando si parla di fini e mezzi si cita quasi sempre una frase di Macchiavelli che in realtà il grande personaggio non ha mai né scritto né pronunciato. C’è però un legame tra fini e mezzi che non riguarda la politica del Principe, ma piuttosto quella scienza denominata economia politica che nasce proprio nello stesso periodo. L’economia politica si definisce proprio in relazione a questi due aspetti:

studia il comportamento umano come relazione tra fini e mezzi scarsi suscettibili di usi alternativi.

L’economia aziendale è una componente di questo universo. L’Harvard Business School definisce la strategia aziendale come

l’insieme degli obiettivi, delle politiche e dei piani per raggiungere gli obiettivi stessi

e il comportamento strategico come

la risultante del confronto tra i punti di forza e di debolezza interne e le minacce e l’opportunità dell’ambiente esterno.

Tra i punti di forza o di debolezza c’è il livello di qualità del lavoro e cioè l’insieme dei comportamenti interni risultanti dalle conoscenze, dalla definizione dell’organizzazione, dei ruoli e dei compiti, dalle competenze, dai diversi gradi di autonomia e dalle opportunità di crescita. Tutto ciò collocato in un ambiente fisico e psicologico di qualità.

Una strategia aziendale è dunque la risultanza di diversi sotto-obiettivi ognuno dei quali ha bisogno di una costante e qualificata scelta dei mezzi.

Se parliamo di benessere come sotto-obiettivo il principale mezzo da utilizzare è una corretta valutazione dei rischi. Quando si può ritenere “corretta” la valutazione? Quando è concepita in modo tale da permetterci di raggiungere il nostro sotto-obiettivo: il benessere aziendale. Entrando nel processo di valutazione questa a sua volta si trasforma in un obiettivo e il mezzo diventano le scrupolose e rigorose analisi dei rischi e il la stesura del Documento di valutazione dei rischi.

È questo che avviene? Non sempre. La Ussl 9 di Treviso sulla base della propria esperienza ricavata dai tanti anni di sopralluoghi nelle imprese ci dice che più spesso la valutazione dei rischi non viene considerato un sotto-obiettivo della più complessiva strategia interna, ma viene affrontato come una incombenza burocratica. E spesso questa impostazione è sollecitata da interventi di società o da Consulenti esterni i quali emarginando la strategia aziendale presentano come “esterna e burocratica” la materia della valutazione dei rischi e tale da essere condotta unicamente dagli “specialisti”.

Così facendo il Datore di lavoro commette due errori. Il primo espungendo uno dei punto essenziali della propria strategia e quindi indebolendone il raggiungimento. Il secondo riducendo questo aspetto strategico a pratica burocratica. Troviamo scritto infatti nel documento della USLL 9 che vi alleghiamo integralmente:

Quando si interpreta la valutazione dei rischi come burocrazia, si acquista un prodotto inutile per l’azienda. L’inutilità si desume dal fatto che molte pagine sono il prodotto di un “copia incolla” in cui sono pedissequamente riportate molte pagine del testo della norma (al solo scopo di aumentare il costo?); infatti, dove è necessario citare una norma, è sufficiente il riferimento (articolo, comma) poiché si può dare per scontato che il contenuto sia noto. Altro segno di inutilità è la descrizione generica dei pericoli e la valutazione dei rischi effettuata con metodi approssimativi; spesso, in questi casi, la definizione delle misure di prevenzione e protezione è generica, non specifica dell’attività aziendale (altro copia incolla?) o, ancora peggio, conclude con la dicitura “il datore di lavoro adotterà misure idonee” … “fornirà DPI idonei” etc. In realtà cosa è idoneo per la sicurezza e per la salute deve essere definito in dettaglio proprio nel documento che firma il datore di lavoro.

Ricorda sempre  la USLL di Treviso che il documento non serve ai Servizi di Prevenzione, e continua:

È chiaro che un documento con contenuti scadenti peggiora la posizione del datore di lavoro ma un documento perfetto non lo esonera da responsabilità. Bisogna allora interpretare correttamente il ruolo “strumentale” del documento di valutazione dei rischi che dovrebbe essere il modo corrente di gestire la sicurezza; quindi deve servire al datore di lavoro (che con esso recepisce anche i suggerimenti degli eventuali consulenti).

> leggi il documento integrale

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