È interessante per la comparazione con i comportamenti europei ed italiani la lettura di un recente articolo pubblicato dal CDC (Dafna Kanny, Robert D. Brewer, Jessica B. Mesnick, Leonard J. Paulozzi, Timothy S. Naimi, Hua Lu) che fa il punto sull’avvelenamento da alcol negli stati Uniti e sulle politiche di sanità pubblica.
Il problema è stato evidenziato anche in Europa (specie nei Paesi nordici) e in Italia, ove cresce il numero di episodi di binge drinking specie tra i giovani, e crescono le situazioni di disagio giovanile come i fenomeni di poliassunzione di sostanze psicotrope.
Gli Americani rilevano che le intossicazioni gravi e mortali direttamente imputabili all’alcol sono in genere causate proprio dalla pratica del binge drinking. L’uso eccessivo di alcol causa, secondo gli AA, una media 1 morto su 10 tra gli adulti in età lavorativa di età compresa tra 20-64 anni negli Stati Uniti. Questo dato è stato verificato durante gli anni 2006-2010, e il relativo costo per l’economia degli Stati Uniti è stato di circa $ 223.500.000.000 (dati 2006).
Il binge drinking è definito come il consumo di quattro o più bevande per le donne o cinque o più bevande per gli uomini in un’occasione unica, e tale pratica è stata responsabile di più della metà di questi decessi e di almeno tre quarti dei costi economici. Tale modalità di assunzione dell’alcol – di recente evidenza – può superare la capacità fisiologica del corpo di metabolizzare l’alcol, provocandone una elevata concentrazione nel sangue. I segni e sintomi clinici di intossicazione da alcol sono progressivi, e vanno dalla difficoltà di parola alla riduzione della coordinazione muscolare, al vomito, fino alla riduzione del livello di coscienza e della funzione cognitiva, al coma e alla morte.
Tuttavia la risposta di un individuo all’alcol è variabile a seconda di molti fattori, tra i quali la quantità e la frequenza di consumo, lo stato di salute, il consumo di altre droghe, la situazione metabolica, e dipende anche dalla tolleranza funzionale del bevitore. La pratica del binge drinking è anche responsabile di molti problemi di disadattamento sociale. Nonostante questo circa 38 milioni di adulti statunitensi praticano il binge drinking una media di quattro volte al mese, e consumano una media di otto bicchieri per ogni episodio “binge”. Inoltre, la maggior parte dei bevitori binge (90%) non sono dipendenti dall’alcol.
I dati forniti sono pubblicati dal CDC nel gennaio del 2015, avendo gli AA analizzato i dati per il periodo 2010-2012 del National Vital Statistics System allo scopo di valutare la media dei decessi per avvelenamento alcolico annuali e tassi di mortalità negli Stati Uniti. I dati sono riferiti a persone di età ≥15 anni, e suddivisi per sesso, fascia di età, razza / etnia, e stato.
Nel periodo 2010-2012, si è verificata negli Stati uniti una media annuale di decessi per avvelenamento di 8,8 per 1 milione di abitanti tra le persone di età compresa ≥15 anni. Di queste oltre 2221 morti, 1.681 (75,7%) erano di età compresa tra 35-64 anni, e 1.696 (76,4%) erano uomini. I bianchi non ispanici hanno rappresentato la maggior parte dei decessi per avvelenamento di alcol (67,5%, 1.500 decessi), ma il più alto tasso di mortalità aggiustata per età, è stato registrato tra gli indiani d’America / Alaska (49.1 morti per milione). Il tasso aggiustato per età di decessi per avvelenamento di alcol in stati variava dal 5,3 per 1 milione in Alabama a 46,5 per milione (Alaska). Da rilevare anche che si è registrata una media totale annua di 44 decessi (2,0%) in cui le persone coinvolte in età erano tra 15-20 anni, sotto l’età legale per bere di 21 anni.
In media quindi sei persone, per lo più uomini adulti, muoiono per avvelenamento da alcol ogni giorno negli Stati Uniti ma i tassi di mortalità avvelenamento da alcol variano notevolmente da Stato a stato. Le implicazioni che si intendono fornire per la sanità pubblica pratica sono relativa all’incremento e potenziamento delle strategie basate sull’evidenza per prevenire il “potus” eccessivo (ad esempio prevenire la vendita di alcol illegale in ambienti di vendita al dettaglio e incrementare le politiche sull’alcol portate avanti dai diversi stati) in modo da ridurre i decessi per avvelenamento di alcol, riducendo la prevalenza, la frequenza e l’intensità del binge drinking.
In passato è stato raccomandato anche di effettuare screening e interventi medici “brevi” di counselling per prevenire l’uso eccessivo di alcol come il binge drinking, tra gli adulti. Tuttavia, un recente studio ha rilevato che nel complesso solo un adulto su sei e uno su cinque bevitori (uno su quattro bevitori binge) ha riferito di parlare dei propri problemi relativi all’alcol con un medico o o con un altro operatore sanitario (dati relativi a 44 stati). il 65,1% di coloro che hanno praticato il binge drinking ≥10 volte nel mese scorso non aveva mai avuto questo dialogo. Questo significa che le politiche di comunicazione con i sanitari e di informazione dovrebbero essere potenziate per favorire un migliore dialogo ai fini della prevenzione.