I dati sugli infortuni del primo semestre del 2017 e il ruolo degli OO.PP.

Prima delle ferie estive l’INAIL ha fornito i dati sugli infortuni e sulle malattie professionali relativi al primo semestre di quest’anno.

Il dato che ha sollevato le maggiori attenzioni è stato quello dell’aumento delle denunce di infortunio e dei morti sul lavoro, il cui numero ha raggiunto quota 591, cioè 29 in più rispetto ai 562 decessi dell’analogo periodo del 2016 (+5,2%).

Un dato che, pur nella sua provvisorietà, certamente fa impressione e dovrebbe impegnare tutti a programmare interventi ancora più efficaci.

Su questo impegno però gravano, da tempo, delle divergenze di approccio ai dati che si trasformano in una lettura diversa della realtà e nella individuazione di differenti modalità di intervento.

C’è chi si avvicina ai dati con spirito scientifico. Li analizza, li suddivide per settori, cause, contesti, catalogo le vittime per genere, orari, mansioni, ecc. per poi individuare le migliori soluzioni. E chi tende a darne una lettura ulteriormente drammatizzata, la quale precipita poi nella puntuale richiesta di maggior controlli.

Per capire meglio le conseguenze di un modo così distorsivo di commentare i dati del primo semestre di quest’anno, basta notare come sia stato trascurato il fatto che sull’aumento dei casi mortali hanno pesano i tragici eventi che si sono verificati in Abruzzo. Sia a seguito della valanga che ha travolto l’hotel di Rigopiano che della caduta dell’elicottero di soccorso presso Campo Felice, i quali hanno fatto registrare 15 denunce di infortunio mortale, cioè poco più della metà dell’incremento dei casi rilevati. Il segno più resta (purtroppo), ma la riflessione è depurata da elementi che si riferiscono ad aventi eccezionali (per fortuna).

Il motivo che porta a questo tipo di lettura del fenomeno infortunistico risiede nella necessità di tenere alta la tensione per il timore che un suo abbassamento allenti l’impegno contro del fenomeno infortunistico e di conseguenza dei controlli e degli interventi repressivi che vengono considerati decisivi per spingere alla prevenzione degli infortuni.

Opinione legittima, ma contraddittoria. La prevenzione deve coinvolgere tutti gli attori aziendali spinti da una forte motivazione a migliorare. La repressione spinge a comportamenti virtuosi sulla base del timore delle conseguenze che si possono concretizzare se non la si fa. Tra i due comportamenti, visti dal punto di vista dell’efficacia, non c’è paragone possibile. La prima costruisce politiche permanenti di prevenzione, la seconda può limitarsi a interventi laddove la normativa è più stringente o dove le conseguenze possono risultare maggiormente onerose.

Insomma una legittima posizione che ha due punti deboli: non aiuta a capire meglio e a combattere più efficacemente il fenomeno infortunistico e si limita a pretendere maggiori controlli o comunque a un più forte intervento repressivo.  Inoltre ha un altro effetto indiretto. Scarica di responsabilità e di forza l’impegno delle parti sociali. In particolare degli organismi che le parti sociali si sono dati, con molta fatica, quali gli Organismi Paritetici che al contrario possono fare molto di più se adeguatamente investiti e sostenuti.

L’analisi attenta dei dati ci dice che gli infortuni accadono con più frequenza in piccole o micro imprese. Il numero di queste aziende è di 4,2 milioni, e sono aziende in cui il sindacato non è quasi mai presente, dove i lavoratori sono più deboli e dove ovviamente i controlli sono più difficili.

Uno degli strumenti da utilizzare potrebbe essere proprio quello degli Organismi Paritetici (OO.PP.) e di una diffusa presenza dei Rappresentanti dei Lavoratori Territoriali. Basta citare l’esperienza più che positiva dei CTP del settore edile e della loro incisività proprio nel diffondere la cultura della prevenzione, e nell’aumentare il numero dei controlli per capire quanto possa essere una delle strade per un contrasto agli infortuni.

Spetta agli OO.PP. sostenere le imprese nella impostazione dei Sistemi di Gestione, nell’asseverare la loro qualità, la loro efficacia.
Sempre gli OO.PP. svolgono un ruolo di indirizzo o di organizzazione della formazione, altro strumento, quando non trasformato in un diplomificio, essenziale per le politiche di prevenzione.

Se la maggior parte degli infortuni persistono in aziende piccole e diffuse sul territorio, spetta agli Organismi radicati sul territorio riprendersi il compito di contrastarli.

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