Documento CGIL per una strategia nazionale in materia di salute e sicurezza

È chiaramente importante che il nostro paese, per migliorare l’efficacia della tutela nei luoghi di lavoro della salute e sicurezza dei lavoratori, elabori un’adeguata strategia nazionale in materia di salute e sicurezza. E proprio con questo obiettivo è stato istituito uno specifico Comitato presso la Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro (ricostituita con Decreto Ministeriale del 4 luglio 2014), nella quale, come previsto dall’art. 6 del Testo unico, sono presenti paritariamente rappresentanti delle Amministrazioni centrali, delle Regioni e delle parti sociali. Parliamo, in particolare, del “Comitato temporaneo n. 4 per la redazione del documento di strategia nazionale in materia di salute e sicurezza”.

E proprio per contribuire al dibattito e alle riflessioni in Commissione Consultiva sui contenuti di questo documento di strategia nazionale, pubblichiamo oggi uno stralcio di una Nota redatta il 7 febbraio 2017 dalla Confederazione Generale Italiana del Lavoro (Cgil) che contiene un elenco di punti o argomenti che dovrebbe essere contenuto nella bozza di strategia da sottoporre all’iter di approvazione.

Nota Cgil per riunione del Comitato 4 della Commissione Consultiva Permanente ex art. 6 D.Lgs. 81/2008

Il presente documento non intende rivestire carattere di esaustività, ma rappresenta un primo contributo alla discussione verso una Strategia nazionale italiana (prevista dalla legislazione e dalla regolamentazione europea) in materia di prevenzione, riduzione degli infortuni e delle malattie professionali, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Seguirà quindi un elenco di punti o argomenti corredato da brevi spiegazioni che verranno eventualmente approfondite in successivi documenti.

Si ritiene quindi fondamentale ed ineludibile che nella bozza di strategia da sottoporre all’iter di approvazione sia contenuto quanto segue:

  • una programmazione e pianificazione temporale precisa relativamente all’approvazione della decretazione delegata prevista dal D.Lgs. 81/08 e non ancora attuata. In particolare, si ricorda che è da completare la parte relativa ai cosiddetti settori esclusi dell’art. 3;
  • forme di monitoraggio a carattere scientifico e tecnico della legislazione citata e delle sue evoluzioni successive in ottica non meramente modificativa ma di effettiva manutenzione della stessa per le parti non perfettamente sviluppate o inefficienti;
  • una strategia chiara – con relativo scadenzario temporale – rispetto ad infortuni e MP che individui un coerente programma finalizzato alla diminuzione e all’azione di lotta contro gli stessi, nella scia dell’esperienza di altri paesi dell’Unione;
  • un programma di studio e approfondimento relativo alla realtà degli incidenti in itinere e su strada, che porti anch’esso all’elaborazione di un piano di contrasto degli accadimenti in prospettiva diacronica almeno triennale;
  • l’elaborazione di piani di azione di investimento per formazione ed adeguamento delle piccole e medie imprese, che rappresentano la stragrande maggioranza del nostro tessuto produttivo; ciò non esclusivamente in ottica assistenziale o risarcitoria, ma come drive di competitività, regolarità, legalità ed innovazione;
  • la revisione ed il miglioramento del meccanismo e dell’iter di approvazione delle buone prassi, che determini effettivamente l’evoluzione del sistema prevenzionale verso l’adozione diffusa di sistemi collaborativi che valorizzino ed utilizzino le competenze e i ruoli di tutti gli attori;
  • l’elaborazione di un piano coerente di stanziamenti economici con finalità chiare e soprattutto verificabili che comprenda i finanziamenti Inail e tutti gli altri di fonte pubblica, che rappresenti garanzia di buon fine e di positivo impiego di risorse derivate dalla fiscalità generale o dalle forme assicurative;
  • azioni in ottica di valorizzazione del ruolo delle parti sociali e del tripartitismo, fino a rimuovere eventuali modifiche precedenti che hanno portato al rischio di diminuzione della partecipazione di tutti gli attori della prevenzione;
  • azioni e campagne che siano utili alla valorizzazione di tutte le figure a livello aziendale ed in particolare del ruolo del Rls, che risulta ancora risentire di difficoltà persistenti per l’esercizio del ruolo e per la funzione di rappresentanza;
  • un piano pluriennale per affrontare e diminuire i rischi derivanti da agenti cancerogeni e mutageni e ai nanomateriali, così come avviene in ambito europeo e utilizzando i molti contributi scientifici disponibili nella letteratura;
  • azioni e campagne atte ad affrontare e diminuire l’incidenza dello stress lavoro correlato e dei rischi psicosociali, iniziando dal previsto monitoraggio nazionale sull’adempimento dell’obbligo di valutazione del rischio stress e dalle eventuali modifiche alle indicazioni metodologiche della Commissione consultiva;
  • l’elaborazione di un sistema cogente e funzionale per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi, non a fini esclusivamente premiali bensì a fini contenitivi della diffusa presenza di pratiche elusive della legislazione lavoristica e prevenzionistica (come per altro già previsto dalla legislazione odierna).

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