L’Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, ha recentemente pubblicato la fact sheet “Fibre artificiali vetrose”.
Il divieto di utilizzo dell’amianto, introdotto nel nostro paese dall’inizio degli anni ’90 (L. 257/1992), ha aperto la strada all’utilizzo di materiali sostitutivi, in particolare tra questi le Fibre artificiali vetrose (Fav) hanno occupato un posto significativo dal punto di vista commerciale.
Una così vasta diffusione è dovuta alle loro particolari proprietà tecnologiche: elevata stabilità chimica e fisica, non infiammabili, resistenti alle condizioni ambientali e ai microrganismi, proprietà dielettriche e di isolamento dalle
sollecitazioni termiche ed acustiche. [1]
Il documento descrive le caratteristiche delle diverse tipologie di fibre di vetro con riferimento alla classificazione di cui alle Linee guida Fav emanate, nel 2016, dal Ministero della salute. Chiarendo, in particolare:
- i criteri per l’attribuzione di cancerogenicità e i relativi obblighi per il datore di lavoro, a seconda che le fibre ricadano nel Capo I del Titolo IX , “Sostanze pericolose”, del D.Lgs. 81/2008, o nel Capo II relativo alla “Protezione da agenti cancerogeni e mutageni”;
- le modalità di esposizione (contatto diretto con gli occhi e con la pelle o tramite inalazione delle fibre aerodisperse);
- gli effetti sulla salute, oltre che delle fibre che “possono provocare il cancro per inalazione” o che sono “sospette di provocare il cancro”, anche delle altre Fav che attualmente non vengono considerate cancerogene secondo la classificazione dello Iarc (International agency for research of cancer).
Lavoratori esposti
L’esposizione riguarda in particolare i lavoratori del settore:
- costruzione e manutenzione di edifici
- installazione e rimozione di isolamenti
- produzione industriale di Fav
NOTE
[1] Inail, “Fibre artificiali vetrose” 2020, Premessa