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Orari di lavoro lunghi: i gravi rischi per la salute

lunghi orari di lavoro photo by Rietveld Ruben Unsplash

L’Organizzazione mondiale della sanità e l’Organizzazione internazionale del lavoro hanno condotto, con il contributo di esperti a livello internazionale [1],  uno studio che ha fornito dati relativi al nesso tra morte/gravi danni alla salute ed esposizione ad un eccesso  di ore di lavoro: responsabili le malattie cardiovascolari (ictus e cardiopatia ischemica).

Alcuni dati [2]:

A livello globale, nel 2016 i lavoratori esposti a orari di lavoro lunghi (55 o più ore settimanali) sono stati 488 milioni, ovvero l’8,9% della popolazione mondiale.

Tale esposizione ha determinato:

  • 745.194 decessi nel 2016 con l’aumento del 29% rispetto al 2000, decessi  che rappresentano il 4,9% di tutti i decessi per queste cause
  • 23,3 milioni di DALY [3] per cardiopatia ischemica e ictus che rappresentano il 6,9% di tutti i Daly sempre per queste cause

La maggior parte dei decessi registrati negli anni considerati ha colpito persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni: il 72% delle vittime sono uomini di mezza età o anziani.
I più colpiti sono i lavoratori che vivono in Cina, Giappone, Australia e nel Sud-est asiatico.
Lavorare 55 ore o più a settimana è associato a un aumento stimato del 35% del rischio di ictus rispetto alle persone che lavorano con orario standard (35-40 ore/settimana).
Lavorare 55 ore o più a settimana è associato a un aumento stimato del 17 % del rischio di morte per cardiopatia ischemica rispetto alle persone che lavorano con orario standard (35-40 ore/settimana).
Gli epidemiologi occupazionali spesso classificano le lunghe ore di lavoro in tre categorie e le confrontano con le ore di lavoro standard (35-40 ore/settimana).

Definizioni del fattore di rischio, livelli dei fattori di rischio e livello minimo di esposizione al rischio [4]
Definizione
Fattore di rischio Orari di lavoro lunghi (compresi quelli trascorsi in lavori secondari) sono  definiti gli orari di lavoro che prevedono più di 40 ore/settimana. Ovvero ore di lavoro superiori all’orario di lavoro standard (35-40 ore/settimana).
Livelli del fattore di rischio Quattro livelli:
1. 35–40 h/settimana.
2. 41–48 ore/settimana.
3. 49–54 ore/settimana
4. ≥55 ore/settimana
Livello minimo teorico di esposizione al rischio Orario di lavoro standard, definito come orario di lavoro di 35-40 ore/settimana (livello 1).

Fonte: Descatha et al., 2018 .

Per quanto riguarda,  sempre con riferimento all’orario, l’evoluzione del mondo del lavoro, lo studio evidenzia come

dopo che l’orario di lavoro medio è diminuito costantemente nella seconda metà del XX secolo nella maggior parte dei paesi, questa tendenza generale al ribasso è cessata e ha persino iniziato a invertirsi in alcuni paesi durante il XXI secolo. Poiché le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno rivoluzionato il lavoro, si prevede che l’orario di lavoro aumenterà ulteriormente per alcuni settori [5].

Diversi studi precedenti vengono inoltre citati per spiegare il nesso tra esposizione e danni alla salute:

Sono concepibili due vie causali primarie. La  prima è attraverso risposte biologiche allo stress psicosociale: il rilascio di ormoni dello stress eccessivi, a causa di lunghe ore di lavoro [6],  può innescare disregolazioni funzionali nel sistema cardiovascolare e lesioni strutturali [7]. Il secondo percorso è attraverso le risposte comportamentali allo stress che sono fattori di rischio cardiovascolare ulteriori, tra cui: l’uso di tabacco, l’uso dannoso di alcol, una dieta non sana, l’inattività fisica e il conseguente sonno alterato [8].

Secondo i ricercatori che hanno condotto il presente studio le

stime congiunte OMS/ILO dimostrano che il carico di malattia attribuibile all’esposizione a lunghe ore di lavoro è il più grande tra i fattori di rischio occupazionale considerati fino ad oggi.

Il dato è estremamente preoccupante se letto insieme a quanto rilevato sull’aumento di condizioni di elevata esposizione, con ore di lavoro superiori alle 35/40, tra il 2010 e il  2016.

Se questa tendenza prosegue, è probabile che il numero della popolazione esposta a questo fattore di rischio professionale aumenti ulteriormente. Le potenziali ragioni di ciò includono l’espansione della gig economy, l’incertezza dei rapporti di lavoro e i nuovi accordi sull’orario di lavoro (ad esempio, il lavoro a chiamata, il telelavoro e l’utilizzo delle  piattaforme). L’esperienza passata ha dimostrato che l’orario di lavoro è aumentato dopo precedenti recessioni economiche: tali aumenti possono oggi anche essere associati alle conseguenze della  pandemia di COVID-19.

Altro elemento che emerge e che accresce le preoccupazioni  è determinato dal fatto che  cardiopatia ischemica e ictus (nella popolazione) stanno aumentando rapidamente quindi

poiché sia ​​la popolazione esposta che il carico totale della malattia si espandono, ci si può aspettare che aumentino anche gli oneri della cardiopatia ischemica e dell’ictus che possono essere attribuiti all’esposizione a lunghe ore di lavoro.

È evidente come l’impegno richiesto, a livello globale, regionale e nazionale, in tutti i settori della salute e del lavoro, sia quello di prevenire/ridurre  l’esposizione a lunghe ore di lavoro che si rivelano pericolose:

La legislazione, i regolamenti, le politiche, i programmi e gli interventi sugli accordi sull’orario di lavoro devono garantire che la definizione, il monitoraggio e l’applicazione delle ore di lavoro e il numero di ore aggiuntive svolte dai lavoratori avvengano in un quadro che non danneggi la salute umana.


NOTE

[1]Anche l’Inail ha contribuito alle revisioni sistematiche delle evidenze scientifiche più aggiornate attraverso il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale”. Fonte Inail

[2] Environment International,Global, regional, and national burdens of ischemic heart disease and stroke attributable to exposure to long working hours for 194 countries, 2000–2016: A systematic analysis from the WHO/ILO Joint Estimates of the Work-related Burden of Disease and Injury”, available online 17 May 2021.

[3] Il DALY (Disability Adjusted Life Years, ovvero Attesa di vita corretta per disabilità) è l’unità di misura scelta dall’OMS per misurare la gravità globale di una malattia espressa in numero di anni persi a causa della malattia per disabilità o morte prematura.

[4] Environment International, “The effect of exposure to long working hours on ischaemic heart disease: A systematic review and meta-analysis from the WHO/ILO Joint Estimates of the Work-related Burden of Disease and Injury”, September 2020, 105739.

[5] J. Messenger, Orario di lavoro e futuro del lavoro, Organizzazione internazionale del lavoro, Ginevra 2018

[6] Chandola et al. 2010, Jarczok et al. 2013, Nakata, 2012

[7]  Kivimäki e Steptoe 2018.

[8]  Sonnentag et al. 2017, Taris et al. 2011, Virtanen et al. 2009.

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