I posti di lavoro ci sono: perché mancano i lavoratori?

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Carenza della manodopera in Europa: questo il tema di un Rapporto di Eurofound che rivela la preoccupazione non solo delle istituzioni comunitarie, ma soprattutto dei  datori di lavoro di diversi settori produttivi di fronte alla difficoltà di coprire i posti disponibili mediante un’adeguata domanda di lavoro e la disponibilità di personale occupabile.

La ricerca evidenzia come tale carenza sia diffusa in particolare in settori caratterizzati da condizioni di lavoro difficili, quali la sanità, il lavoro di cura e di assistenza, ma anche in settori in cui sono state introdotte le nuove Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e i settori impegnati nella duplice transizione verde e digitale.

Alcuni dati | fine 2022
  • Tasso  di posti vacanti nell’UE = 2,8% (dallo 0,8% in Romania e Bulgaria  al 4,6% in Austria)
  • Cinque Stati membri dell’Ue hanno registrato un tasso di posti vacanti superiore al 4%
  • Questa carenza  è più acuta in Austria, Belgio, Cechia, Germania e Paesi Bassi, anche se in alcuni settori e occupazioni le carenze sono evidenti nella maggior parte degli Stati membri
  • La mancanza di competenze ha rappresentato un aspetto importante: il 6% delle aziende europee ha avuto difficoltà a ricoprire tali posizioni (in particolare in Belgio 10,5%, Germania e Lussemburgo con l’8,4%).
  • Quasi un terzo dei datori di lavoro dell’UE afferma che queste carenze stanno limitando la loro capacità di produrre e fornire servizi.

Secondo Ivailo Kalfin, direttore esecutivo di Eurofound,

Questa ricerca mostra l’importanza della qualità del lavoro e delle condizioni di lavoro nell’affrontare la carenza di manodopera in Europa. Inoltre, è fondamentale tenere conto dei problemi dei gruppi sottoutilizzati nel mercato del lavoro, fornendo un sostegno olistico che affronti tutti i fattori che impediscono la partecipazione al mercato del lavoro, come i problemi di salute e la mancanza di accesso a cure a prezzi accessibili, nonché le esigenze di formazione […] ciò richiede la stretta collaborazione delle parti sociali e di altri organismi pertinenti nel contesto di misure più ampie, come le politiche per l’equilibrio tra lavoro e vita privata e incentivi fiscali e previdenziali.

Il Report  di Eurofound illustra le misure che molti Paesi hanno adottato per affrontare questi problemi, attraverso politiche per il mercato del lavoro e misure nell’ambito dell’istruzione e della formazione indirizzate alle competenze e alle occupazioni richieste dal mercato del lavoro: si tratta per lo più del potenziamento della formazione per l’acquisizione delle competenze digitali. Mentre più complesso è il caso del  comparto  delle costruzioni che è particolarmente interessato dal cosiddetto “disallineamento delle competenze” proprio per l’impegno richiesto al settore  sul piano della eco-sostenibilità e per la necessità quindi di disporre di competenze specifiche. Nel settore sanitario, altro settore in crisi, vengono offerti corsi di formazione specialistica e continua per aiutare a colmare i gap di competenze particolarmente evidenti in alcune specializzazioni mediche e assistenziali, tra cui la geriatria e la salute mentale.

Un interessante approfondimento sul tema, pubblicato nel sito della Fondazione  il 26 marzo scorso,  apre tuttavia a una riflessione più attenta  ribadendo (già nel titolo dell’articolo)  che

La mancanza di manodopera nell’UE non sarà risolta solo dalle competenze: migliorare la qualità del lavoro è fondamentale.

La Commissione  europea ha dichiarato il 2023 Anno europeo delle competenze rivelando così che la preoccupazione per  le carenze di manodopera è davvero in cima alla propria Agenda. Tuttavia, se il tema è di innegabile importanza, secondo l’autrice [1] del documento pubblicato dalla Fondazione di Dublino

va affrontato insieme alle altre ragioni  della mancanza di manodopera  in Europa tra cui la bassa retribuzione, le cattive condizioni di lavoro e la segregazione di genere sul posto di lavoro.

Dall’indagine che la Fondazione  ha condotto  sulle condizioni di lavoro nel 2021 [2] emergono dati che evidenziano come  le misure relative alla acquisizione di nuove competenze

spesso non sono sufficienti per risolvere il problema della carenza di manodopera, perché gli squilibri di competenze sono solo una parte, anche se importante, del fenomeno. Per affrontare efficacemente le carenze, dobbiamo andare oltre le competenze e comprendere appieno i fattori alla base della mancanza di offerta di manodopera.

Dai dati risulta che

la carenza di manodopera è particolarmente diffusa nei settori con scarsa qualità del lavoro

dove sono presenti tra gli altri rischi fisici e psicologici, intensità del lavoro e condizioni antisociali legate all’orario di lavoro, uniti ad aspetti critici dell’organizzazione del lavoro  come la discrezionalità delle mansioni, gli orari di lavoro flessibili e la mancanza di  opportunità di formazione. Si rileva che

il settore sanitario è quello con maggiori tensioni, seguito da trasporti, agricoltura, commercio e turismo, tutti settori che registrano una significativa carenza di manodopera (in gran parte su base stagionale in agricoltura).

Restano aperti due ulteriori problemi, la retribuzione e la segregazione di genere:

  • il primo aspetto gioca indubbiamente un ruolo importante, specie se viene chiesto ai lavoratori di trasferirsi in situazioni territoriali disagevoli, ma in generale risulta che non è un elemento sufficiente se non è accompagnato da altri interventi in grado di aumentare l’attrattiva delle condizioni di lavoro e di vita mediante una maggiore autonomia rispetto all’orario di lavoro,  un migliore  accesso alla formazione, presenza di  infrastrutture educative
  • per quanto riguarda il secondo aspetto va evidenziato che un’altra caratteristica dei settori che registrano carenze è legata proprio alla forte segregazione di genere che presenta l’occupazione: la sanità è fortemente dominata dalle donne, mentre l’informazione, la comunicazione e l’edilizia sono fortemente dominate dagli uomini. E’ necessario quindi affrontare gli squilibri di genere sul lavoro e incoraggiare le donne  a entrare sempre di più nel mercato del lavoro, questioni che richiedono interventi importanti sia sul fronte delle politiche sociali  e di sostegno sia a livello aziendale, per una maggiore  flessibilità organizzativa che tenga conto della conciliazione vita lavoro.

Anche nel nostro Paese  si avvertono problemi connessi alle carenze  di manodopera: il Ministro del lavoro ha recentemente parlato di un milione di posti di lavoro da coprire e della necessità di rispondere alla domanda delle imprese sul terreno delle politiche attive (servizi per l’impiego efficienti!?) e della formazione. Sarebbe molto importante in realtà che si tenesse conto di tutti i fattori che incidono su queste carenze, come evidenziano gli studi di Eurofound, e si affrontasse in particolare il tema della qualità del lavoro e delle condizioni di lavoro. Come non essere consapevoli che in alcuni settori tali condizioni sono invivibili e accettate solo sulla base di un estremo bisogno: è il caso ad esempio del settore agricoltura in cui, per determinate  produzioni, gli stretti legami con le  aziende di trasformazione, impongono retribuzioni, orari e condizioni di vita inaccettabili eppure note e  tollerate.  Anche il lavoro nella sanità – considerando le crescenti criticità del Sistema sanitario nazionale per carenze di personale   luoghi e  mezzi –  non si presenta davvero come un contesto invitante e favorevole all’occupazione ed è infatti, secondo l’indagine di Eurofound, quello che a livello comunitario presenta maggiori tensioni seguito da trasporti, agricoltura, commercio e turismo.

Le carenze di manodopera quindi potrebbero rappresentare un’ulteriore motivazione per affrontare le questioni legate alla salute e sicurezza sul lavoro nel loro complesso (a livello europeo ma soprattutto a livello nazionale), con particolare attenzione agli aspetti organizzativi che tanto incidono sulle buone o cattive condizioni di lavoro. Infine va ribadito che, per quanto riguarda le competenze necessarie per operare in contesti lavorativi in cui sono state introdotte le nuove Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), qui le aziende pagano un inevitabile prezzo per la fretta  con cui le tecnologie della digitalizzazione sono state introdotte e diffuse in mancanza di una pianificazione che tenesse conto, come abbiamo più volte scritto [3], dei risvolti sociali di tali cambiamenti.


NOTE

[1] Tina Weber, https://www.eurofound.europa.eu/publications/blog/eu-lack-of-labour-wont-be-solved-by-skills-alone-improving-job-quality-is-key.

[2] Eurofound, Indagine europea sulle condizioni di lavoro.

[3] Alcuni recenti articoli:

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