I veri soldi buttati al vento e l’Ercolino d’oro

Molto spesso si sentono gli imprenditori, nell’ambito di incontri e convegni, lamentarsi dei costi inerenti alla prevenzione. In genere a queste affermazioni si risponde, da parte anche di enti pubblici, portando le tesi e le statistiche degli Organismi europei (EU-OSHA) o italiane (INAIL) sui risparmi raggiunti con un  efficiente sistema di sicurezza rispetto ai costi che si subiscono in seguito a una malattia professionale, a piccoli o grandi infortuni.

Ecco cosa viene detto in proposito da un documento europeo:

In tempi di crisi economica, è importante ricordare che una strategia inefficace in materia di salute e sicurezza sul posto di lavoro comporta dei costi. Inoltre, studi di casi dimostrano che una buona gestione della SSL in un’azienda è legata al miglioramento delle prestazioni e della redditività. Trascurare la SSL implica una perdita per tutti, dai singoli dipendenti ai sistemi sanitari nazionali.

Lo stesso documento passa quindi a elencare i vantaggi  di una strategia efficace, che sono in linea di massima:

  • migliora la produttività grazie a un calo delle assenze per malattia;
  • riduce i costi dell’assistenza sanitaria;
  • mantiene in attività i dipendenti più anziani;
  • promuove metodi e tecnologie di lavoro più efficienti;
  • diminuisce il numero di persone che devono ridurre il proprio orario di lavoro per assistere un familiare.

Inoltre ci sono costi espliciti e alcuni di essi sono ovvi, come per esempio i giorni di lavoro perduti e le indennità, mentre altri sono più difficili da valutare, come il costo della sofferenza umana.

Ciò che invece raramente viene considerato sono gli sprechi di denaro. Cioè quel consumo inutile o eccessivo di soldi rispetto agli obiettivi che ci si è prefissati. Facciamo qualche esempio. Pagare un consulente o un Rspp interno, nei casi di aziende a minor rischio dai 300 ai 500 euro, ma in altri anche qualche migliaio di euro, per ottenere in cambio un Documento di Valutazione dei Rischi (Dvr) compilato con il classico metodo copia-incolla va considerata una buona spesa? Retribuire un Medico Competente che non è quasi mai, per non dire mai, presente in azienda e che predispone un piano di sorveglianza sanitaria sui generis (buono per ogni occasione e per ogni tipo di azienda) è un buon investimento? E poi siamo certi che acquistare uno o più attestati di avvenuta formazione dei lavoratori, dei preposti o dello stesso Rls o del Rspp a fronte di una modesta fornitura di dispense, di scabre lezioni on line consegnate su cd, o peggio senza nessuna attività formativa concreta sia indice di un esborso utile?

Eppure sono migliaia i soldi che non raramente vengono impiegati in questo modo. Proviamo a pensare cosa accadrebbe se applicassimo lo stesso metodo al processo produttivo, cioè acquistassimo materie prime scadenti o malamente riciclate, producessimo beni con appiccicate etichette non veritiere, fornissimo servizi con attestazioni finte. Avremmo abbattuto i costi? Probabilmente nell’immediato sì, ma in prospettiva cosa avremmo costruito?

Molti imprenditori, naturalmente, non lo fanno per evadere gli obblighi di legge, piuttosto per stato di necessità. Altri vengono, possiamo usare correttamente la parola truffati, da società e consulenti che vantano conoscenze presso le Asl o appartenenze a Organismi Paritetici inesistenti o finti che contano su un sentire ancora diffuso che giudica il tema della salute e della sicurezza come in gran parte stato gonfiato ad arte per creare altre difficoltà alla già difficile vita imprenditoriale. Sono ancora un numero relativamente ristretto coloro che sono consapevoli che il tema della salute e della sicurezza dei lavoratori è ormai, come abbiamo detto più volte, un elemento di concorrenzialità che ottiene “performance” produttive qualitativamente migliori.

Si rischia di fare come coloro che decenni fa pagavano laute somme per ritirare attestati belli quanto inutili da vantare sugli incartamenti dei loro prodotti come “prodotto premiato con il…” a cui seguiva il nome di una divinità greco-romana che fa sempre “chic” e naturalmente rigorosamente d’oro.

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