Il Capitale Umano

Dal mio punto di vista, oggi è sempre più importante leggere il lavoro all’interno di un contesto socio economico caratterizzato da un mercato disorganico e dispersivo, nel quale il continuo avanzamento di competenze tecniche è inseguito e scontato, mentre lo è meno, la valorizzazione delle persone (intelligenza collettiva) e delle loro capacità e risorse (il cosiddetto “capitale umano”).

Ma per sopravvivere, aziende ed esperti della salute e sicurezza devono proiettarsi nel futuro, rinnovando anche la propria visione e strategia di gestione del personale e valorizzando l’investimento energetico, psicologico e personale, che ogni risorsa impiega nel proprio lavoro.

In che modo queste riflessioni rientrano nel quadro generale di tematiche collegate a Repertorio Salute?

Con questa rubrica, mi ripropongo di condividere una serie di riflessioni, casi e strumenti concreti, in quel terreno di incontro che riguarda le politiche di gestione del personale da un lato, e gli approcci e la cultura alla base delle strategie di prevenzione, salute e sicurezza sul lavoro, dall’altro.

Terreno fatto di politiche di recruiting, analisi delle competenze distintive, formazione e sviluppo dei talenti, analisi e bilanci di clima, da un lato; valutazione dello stress e dei rischi collegati ai “fattori umani”, addestramento tecnico, corretto utilizzo dei dispositivi di protezione dall’altro e rispetto delle procedure e prescrizioni, dall’altro; quali fattori da armonizzare per evitare di mettere a repentaglio il benessere dell’azienda e la sicurezza di chi ci lavora, aumentando il rischio di malattie, incidenti e “near misses” (quasi infortunio).

A mio avviso, in questo momento torna palese la necessità per le aziende di coinvolgere ogni persona, ripartendo da quegli studi, strumenti e modelli teorici che già dalla fine degli anni ’50 chiedevano alle aziende di scegliere i collaboratori giusti, oltre che adeguatamente preparati, e di coinvolgerli nel proprio lavoro e garantirne il benessere.

L’obiettivo centrale, sia per chi si occupa di Risorse Umane, sia per chi è impegnato nelle strategie di prevenzione dei rischi (RLS e RSPP), per offrire un contributo concreto oggi ai diversi stakeholder (direzione aziendale, manager e lavoratori), dev’essere, a parer mio, sempre di più quello di tutelare la conoscenza posseduta dalle organizzazioni attraverso le persone che ci lavorano (la memoria dei lavoratori, la loro esperienza…).

In tal senso, cercherò di proporre strumenti ed esempi di eccellenza, per ricostruire un quadro delle diverse possibilità di azione comune.

Punto centrale è comprendere con quali strumenti concreti si possono approfondire i fattori di stress che incidono sulla continuità dell’impegno e sulla motivazione di ogni risorsa, in modo da costruire delle mappe coerenti (tra azienda, esperti e lavoratori) nella lettura di cosa serve, cosa va sviluppato e cosa tutelato e quindi azioni comuni.

Questo, per rispondere oggi adeguatamente alle richieste di un mercato e di una realtà, che chiede alle aziende ed ai singoli di pensare in modo “sostenibile” per sé stessi e per gli altri, oggi e nel futuro.

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