Il mondo produttivo cambia: e la prevenzione?

Repertorio Salute segue da vicino, e ormai da tempo, gli straordinari cambiamenti che il sistema produttivo mondiale, europeo e infine italiano stanno portando avanti. Non è voglia di “nuovismo” o di essere alla moda. Ci teniamo a mantenere stretto il contatto con la realtà, continuare a osservare le declinazioni di un modello di prevenzione che necessita continuamente di essere verificato, seguire a indagare i migliori processi messi in atto per conseguire il benessere dei lavoratori.
Dedichiamo perciò questo numero, in modo monografico, al tema del cambiamento.

Un Convegno di qualche mese fa (aprile 2018), promosso dal CIIP (Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione), ci aiuta a fare il punto della situazione. Il titolo parla da sé: “Lavoro che cambia: cambia la prevenzione?”.

Verrebbe da dire: ”bella domanda”. E la risposta? Hanno tentato di darla i molti autorevoli interventi che hanno segnato l’andamento del Convegno, a partire dall’analisi del momento attuale compiuta dal Prof. Pero, docente del Politecnico di Milano.

Nella sua relazione, Nuove Tecnologie e cambiamenti del lavoro, si dice che

i nuovi network globali hanno bisogno di piattaforme industriali molto estese dove trovare i componenti, le tecnologie e i servizi avanzati di cui hanno bisogno. Ad esempio la Germania ha costruito una piattaforma industriale estesa con la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria, l’Italia, la Francia e la Spagna. Il Giappone ha fatto una politica industriale che ha spinto i grandi marchi giapponesi a delocalizzare in Cina la produzione di componenti, sino al punto che una buona parte del PIL cinese è costituito dalla fornitura di componentistica alle grandi aziende giapponesi (si stima che quasi il 20% del PIL cinese sia legato a forniture ai marchi giapponesi). Similmente negli Stati Uniti si sono formate piattaforme industriali con il Canada, il Messico e la Cina.

Questo già descrive bene la saldatura transnazionale delle imprese, e dunque l’illusorietà di chiusure nazionalistiche o di politiche di dazi ostili. Prosegue Pero:

Il primo vantaggio di questi network, tipici della produzione di automobili, è che riescono a mettere insieme i vantaggi di costo dei paesi meno sviluppati con le competenze tecnologiche dei paesi più sviluppati.

Un secondo vantaggio è la presenza di una unica centrale di governo dell’intera catena, che regola e ottimizza i flussi dei prodotti, mettendo ordine nel complicato sistema di interscambio di parti, componenti e prodotti finiti e di tecnologie di produzione e logistiche. Schematizzando, si potrebbe dire che in questi tipi di network transnazionali evoluti un’unica cabina di regia governa il flusso logistico complessivo.

La novità dei network globali si traduce inoltre nel cambiamento dei modelli di business e di conseguenza in una forte evoluzione dei principali fattori competitivi dei sistemi produttivi, come l’innovazione di prodotto (con esplosione della varietà di gamma), l’innovazione di processo (con snellezza del flusso, just in time e competizione sul tempo), l’ampliamento dei mercati, l’aumento delle distanze e dei tempi di trasporto (con alta complessità logistica).

È questa l’industria 4.0? Negli scorsi decenni, con il termine Tecnologia 3.0 si intendeva lo sviluppo dell’automazione industriale e dei sistemi logistici (ad es. robotica e magazzini automatici), i sistemi gestionali evoluti come gli ERP, e infine i sistemi di comunicazione basati su Internet e sul Web 2.0. (come ad es. posta elettronica, siti, mappe). Lo sviluppo separato di questi sistemi ha coinvolto nei decenni Novanta e Duemila i sistemi aziendali in modo circoscritto, settore per settore, ed è stato vissuto come una evoluzione lineare dell’ICT. Attualmente, con il termine Tecnologia 4.0, si intende invece un complesso insieme di nuove tecnologie che sono oggi mature per essere applicate su larga scala ai sistemi produttivi manifatturieri e ai servizi di massa come sanità, trasporti, banche, pubblica amministrazione, scuola. La varietà di queste nuove tecnologie è molto elevata. Infatti, alcune sono una evoluzione diretta dell’automazione industriale e della robotica, mentre altre sono state sviluppate negli ambienti dell’ICT, di Internet e dell’Intelligenza Artificiale (come ad es. il cloud computing, le interfacce evolute, i touch screen, la realtà virtuale, l’analisi di grandi basi di dati).

Naturalmente non sono passaggi indolori. Servono fatica, capitali, capacità di innovazione e non tutti li hanno e questo crea un dualismo sul piano interno.

Una delle cause della crisi prolungata del sistema industriale italiano è dunque a mio avviso il fatto che questa trasformazione verso i network globali ha interessato solo una parte minoritaria del sistema economico, sia manifatturiero che dei servizi. L’altra parte ristagna e fa fatica a uscire alla crisi perché non è stata ancora in grado di attivare questa evoluzione e di svilupparsi nel nuovo scenario globale.

Non è facile per le imprese affrontare la novità quando per fare questo non è sufficiente mantenere il vecchio modello e limitarsi a inserire nuovi macchinari.

Il fatto che le nuove tecnologie possono dar luogo a esiti e a soluzioni organizzative molto diverse non significa però che il loro utilizzo sia alla portata di tutti. A mio avviso è illusorio pensare che aziende tradizionali “fordiste”, basate su una forte gerarchia e sulla routine, possano adattarsi facilmente alle nuove tecnologie semplicemente con l’acquisto di nuovi macchinari.
Esse infatti non solo possono modificare radicalmente i processi produttivi, come in parte ci ha già abituato l’automazione, ma quasi sempre modificano il prodotto /servizio e il suo utilizzo e spesso cambiano il rapporto tra produttore e cliente finale. In certi casi esse mutano radicalmente il sistema di vendita. Come ad esempio accade con possibilità di acquistare on line scarpe della misura esatta dei miei piedi. Per arrivare a questi cambiamenti sono necessari non solo piani di investimento in macchinari, ma anche progetti di riorganizzazione complessi, piani commerciali e di formazione.

C’è quindi da guardare al cambiamento anche da parte di chi nelle aziende lavora. Le organizzazioni lavorative sono diverse, così come lo sono le motivazioni e la partecipazione.

Il lavoro cambia profondamente, l’impresa cambia velocemente, c’è un contesto nuovo in cui la qualità del lavoro potrebbe crescere insieme con la produttività dell’impresa. Lo stretto legame fra questi due fenomeni produce un cambiamento di ottica del lavoratore, che è di straordinaria rilevanza per il sindacato perché cambia la cultura del lavoro. Questa nuova cultura si esprime in due atteggiamenti innovativi che sono già molto diffusi: da un lato la partecipazione diretta del lavoratore al miglioramento con i suggerimenti, e dall’altro l’interesse dell’impresa alla crescita della professionalità dei lavoratori.

Il Prof. Pero conclude dicendo:

Ci vuole un cambio di mentalità per capire le novità, però si apre uno spazio vasto per umanizzare le nuove forme organizzative. La mia ipotesi è che il sindacato debba iniziare ad occuparsi proprio delle forme di organizzazione del lavoro e dell’impresa. È su questi temi che si attiva il contributo delle persone ed è su questi temi che il sindacato può svolgere in futuro il suo ruolo di difesa e di umanizzazione del lavoro e di garanzia del rispetto delle persone.


Programma e indice degli interventi:

9.10 Saluti istituzionali 
Roberto Munarin – Comune di Milano

9.15 Introduzione al seminario
Laura Bodini e Susanna Cantoni

9.30-11.30 Relazioni

Le diseguaglianze su salute e sicurezza sul lavoro, la questione dei lavori usuranti
Giuseppe Costa e Angelo d’Errico – EPI Piemonte

Nuove Tecnologie e cambiamenti del lavoro 
Luciano Pero, Docente del MIP – Politecnico di Milano

L’organizzazione degli orari di lavoro nella società delle 24 ore
Giovanni Costa – Clinica del Lavoro di Milano

Il genere e l’invecchiamento nella promozione della salute nel lavoro d’oggi
Silvana Salerno – ENEA Roma

11.30-13.00 Interventi preordinati

Antonia Ballottin
Giancarlo Bianchi
Daniele Ditaranto
Paolo Carrer
Nicoletta Cornaggia
Raul Cianciulli
Rinaldo Ghersi
Mariarosaria Spagnuolo
Angelo d’Errico
Franco Pugliese
Tiziana Vai
Rocco Vitale

13.00-14.00 Pausa pranzo

14.00-16.00 Dibattito libero

16.00-16.30 Conclusioni
a cura di Susanna Cantoni, Presidente CIIP

 

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