Il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025

Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025 Thanks to Headway for sharing their work on Unsplash

La Conferenza permanente per i rapporti  tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha approvato lo scorso 6 agosto 2020 il Piano nazionale della prevenzione 2020-2025.

Il Piano governa le azioni che nel campo della prevenzione devono essere attuate a livello regionale, individuando tematiche prioritarie,  modalità e tempi d’attuazione, con l’obiettivo di garantire che tutti i cittadini sul territorio nazionale godano degli stessi diritti alla tutela della propria salute, integrità fisica, benessere  (LEA: Livelli essenziali di assistenza). Saranno poi le Regioni, con il coinvolgimento dei Comitati regionali di cui all’Art. 7 del D.Lgs.81/08, che definiranno a loro volta i Piani regionali tenendo conto ovviamente del quadro generale ma  anche delle esigenze e specificità territoriali. Sono i Dipartimenti di prevenzione e gli operatori  delle Asl infine che dovranno attuare gli obiettivi individuati.

Tempi e strumenti di attuazione del Piano

Il Ministero della salute, entro  quattro mesi dall’Intesa sul Patto, di concerto con Regioni e Province autonome, rende disponibili i seguenti strumenti a supporto della predisposizione di Piani regionali di prevenzione:

  • piattaforma web-based ”I Piani regionali di prevenzione” (Pf)
  • documento di traduzione operativa dell’Health Equity Audit (Hea) [1]
  • schede degli indicatori degli obiettivi strategici

Entro il 31 dicembre 2020 le Regioni recepiscono l’Intesa Stato regioni ai fini della definizione del Piano regionale di prevenzione
Entro il 31 maggio 2021 le Regioni inseriscono nella piattaforma (Pf) i  Piani regionali di prevenzione che,  una volta esaminati dal Ministero, verranno adottati con apposito atto regionale entro il 30 settembre 2021.

Nell’esaminare i principi che hanno ispirato il nuovo Piano di prevenzione colpisce l’affermazione che:

L’elemento strategico di innovazione del PNP 2020-2025 sta nella scelta di sostenere il riorientamento di tutto il sistema della prevenzione verso un ‘approccio’ di Promozione della Salute, rendendo quindi trasversale a tutti i Macro Obiettivi lo sviluppo di strategie di empowerment [2] e capacity building raccomandate dalla letteratura internazionale e dall’OMS, coerentemente con lo sviluppo dei principi enunciati dalla Carta di Ottawa” [3].

Le linee d’azione

Di particolare interesse, per  i temi di cui ci occupiamo,  le seguenti Linee di azione previste dal  Piano:

Linea n. 1: attivazione di tavoli tecnici per il rafforzamento delle strategie di promozione della salute e prevenzione secondo l’approccio di “Health in all policies (Hiap) [4]

Linea n. 3: attivazione di tavoli tecnici per il rafforzamento della salute globale del lavoratore secondo l’approccio Total worker health (Twh) [5]

Linea n. 8: definizione di un piano nazionale per la qualità dell’aria indoor (Iaq)

Linea n. 9: piattaforme informatiche per i prodotti chimici e per le bonifiche dall’amianto

Linea n. 11: definizione di un piano nazionale/linee di indirizzo per le dipendenze

I Macro obiettivi

Tra i Macro obiettivi individuati dal Piano di interesse per il mondo del lavoro in particolare quelli relativi a “Dipendenze e problemi correlati”,  “Incidenti domestici e stradali” e “Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali”. Nella sezione del Piano dedicata a questi ultimi si evidenziano i seguenti elementi  di riferimento per la progettazione dei Piani di prevenzione regionali:

  • gli infortuni sul lavoro “continuano a rappresentare un grave onere per i costi sia economici sia sociali di disabilità e morti … L’interruzione di una serie storica virtuosa, che vedeva in calo gli infortuni sul lavoro, può trovare giustificazione nella precarietà del lavoro, nella mancanza di adeguata formazione per i lavoratori socialmente più deboli (giovani, stranieri), nell’invecchiamento della popolazione esposta al rischio…”
  • analogamente continuano  a crescere  le denunce di malattie professionali (il 2,6%  in più rispetto al 2017),  con particolare interesse dell’agricoltura (che ha registrato l’incremento più significativo di malattie professionali, poco meno del 20%)
  • esistono fattori di rischio trasversali a tutte le attività produttive (invecchiamento, precarietà del lavoro, scarso benessere organizzativo) aspetti “da considerare nell’orientare le politiche di prevenzione”
  • tra i rischi trasversali particolare attenzione va posta al dato delle aggressioni e alle violenze sul luogo di lavoro (attività di front-office, quali sanita, istruzione, trasporti, servizi sociali, vigilanza e ispezione)
  • tra i  rischi trasversali va considerata la scarsa applicazione dei principi ergonomici nella progettazione delle postazioni e delle attrezzature di lavoro
  • il sovraccarico biomeccanico derivante da movimenti ripetuti o movimentazione manuale dei carichi, è anch’esso un rischio trasversale presente in  moltissime attività produttive
  • sono ancora ricorrenti  gli infortuni gravi e mortali, anche collettivi, derivanti da utilizzo di macchine e attrezzature di lavoro non conformi ai requisiti  essenziali di sicurezza (Res) e a una inadeguata gestione o ad un uso scorretto di impianti (in particolare in ambito agricolo)
  • importanti fattori di insorgenza di malattie professionali sono, infine,  l’esposizione ad agenti fisici, chimici, biologici e cancerogeni, compresa l’esposizione professionale ad amianto. In relazione all’esposizione a tali agenti, si sottolinea l’importanza di attuare “un approccio più articolato” in grado di porre attenzione  “da un lato alla pluri-esposizione, valutandone le interazioni e gli effetti sulla salute del lavoratore, dall’altro alle micro-esposizioni anche a più agenti pericolosi”.
Alcune delle Strategie individuate

1. Centrale è il richiamo al Healthy Workplace Model quale approccio che permette di tenere conto dei rischi noti degli ambienti di lavoro e di quelli indotti dai recenti e significativi  cambiamenti del mondo del lavoro: modifiche ai rapporti di lavoro caratterizzati da mutevolezza e precarietà dei contratti,  presenza in alcuni settori di un numero crescente di lavoratrici, lavoro notturno e a turni, inserimento di lavoratori con disabilità, nuove tecnologie introdotte dell’industria 4.0, rapida e intensa diffusione dello smart working. Fattori che richiedono un “approccio culturalmente diverso alle politiche di prevenzione e di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”.

L’approccio Total Worker Health (Twh) è definito dal National Institute for Occupational Safety and Health (Niosh) come “l’insieme di politiche, programmi e pratiche che integrano la protezione dai rischi per la sicurezza e la salute legati al lavoro con la promozione della salute e la prevenzione delle malattie croniche per il benessere dei lavoratori, al fine di prevenire infortuni e malattie professionali e non, e promuovere salute e benessere negli ambienti di lavoro”.

Il NIOSH, ha lanciato il programma Total Worker Health (Twh), nel giugno 2011.

L’adozione di un approccio di Twh permetterebbe, nel pianificare politiche e interventi di prevenzione, di considerare adeguatamente la sinergia tra rischi lavorativi, ambiente, stili di vita e condizioni personali (eta, genere, condizioni di salute, disabilita, tipologia contrattuali).

2. Rafforzare le azioni di coordinamento tra “Istituzioni e partenariato economico-sociale e tecnico scientifico, anche attraverso il miglioramento del funzionamento del Sistema Istituzionale di coordinamento ex D.Lgs. 81/08” quindi:

  • realizzare un confronto costante all’interno del Comitato (ex art. 5 D.Lgs. 81/08) nonché della Commissione Consultiva permanente (ex art. 6 D.lgs. 81/08), per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro
  • garantire l’operatività dei Comitati Regionali di Coordinamento art. 7, previsti dal D.Lgs. 81/08 ai fini della corretta attuazione delle politiche di prevenzione e del corretto feedback dal territorio.

3. Di estrema importanza il valore che il Pnp 2020-2025 (dopo anni di sperimentazione con successo del modello di intervento)  riconosce esplicitamente al Piano Mirato di Prevenzione (Pmp) [6] che definisce:

lo strumento in grado di organizzare in modo sinergico le attività di assistenza e di vigilanza alle imprese, per garantire trasparenza, equità e uniformità dell’azione pubblica e una maggiore consapevolezza da parte dei datori di lavoro dei rischi e delle conseguenze dovute al mancato rispetto delle norme di sicurezza, anche e soprattutto attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati per una crescita globale della cultura della sicurezza. Il Pmp si configura come un modello territoriale partecipativo di assistenza e supporto alle imprese nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, da attivare in tutte le Regioni (in qualità di Programma Predefinito).

4. A livello regionale e locale e necessario consolidare e strutturare più capillarmente i Piani di prevenzione tematici, con riferimento a settori o a rischi particolarmente significativi per gravità e o frequenza di eventi.

Piani di prevenzione tematici (settori – rischi)
  • Raccolta e messa a disposizione di buone pratiche per la salute e sicurezza nei cantieri edili
  • Piano nazionale di prevenzione in agricoltura
  • Piano Nazionale Cancerogeni e tumori professionali
  • Piano nazionale prevenzione malattie muscoloscheletriche
  • Piano nazionale stress lavoro correlato

Congiuntamente ai Piani di Prevenzione tematici e possibile individuare da parte di ogni Regione alcuni “ambiti” specifici nei quali intervenire (con un Piano mirato di prevenzione), secondo un approccio proattivo dei Servizi Asl deputati alla tutela della salute e sicurezza del lavoratore, ossia orientato al supporto/assistenza alle imprese.


Note

[1] Il Piano nazionale di prevenzione 2014-2018  aveva già previsto di introdurre “il contrasto alle disuguaglianze di salute tra i principi fondamentali e le priorità” di cui  ai Piani regionali di prevenzione. A tal fine ha sperimentato e messo a punto strumenti di equity audit  per il monitoraggio delle  Azioni e dei Piani.
[2] Si allude alla crescita di consapevolezza, di responsabilità e di competenze, sia degli individui che delle organizzazioni/istituzioni  nel campo in questo caso della promozione della salute.
[3] Approvata nell’ambito della a prima Conferenza Internazionale per la Promozione della Salute, riunita a Ottawa il 21 Novembre 1986.
[4] Integrazione della salute in tutte le Politiche.
[5] “Secondo i principi del Twh, e necessario programmare interventi integrati, finalizzati al raggiungimento di condizioni di lavoro sicure e salubri, in cui devono essere contemporaneamente coinvolte tutte le figure aziendali della prevenzione: Datore di lavoro, Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP), Medico  competente, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) ed i lavoratori stessi.”
[6] Di cui abbiamo parlato numerose volte anche in recentissimi articoli.

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