Negli ultimi anni gli ambienti sospetti di inquinamento o confinati sono saliti alla ribalta della cronaca per gravi infortuni mortali ripetutisi con dinamiche spesso molto simili tra loro che hanno messo in evidenza diverse criticità.
Questa constatazione introduceva il tema degli ambienti confinati, già nel 2014, mediante un Manuale pratico redatto da esperti istituzionali e delle parti sociali e pubblicato dall’INAIL. La situazione, da allora, non è molto cambiata e, tra gli incidenti multipli che sono avvenuti quest’anno, gli eventi di Casteldaccia riguardano proprio gli ambienti confinati, in particolare la rete fognaria locale.
La necessità di intervenire ulteriormente sul piano legislativo e di progettare piani di intervento per la prevenzione dei rischi in questo specifico settore è sostenuta, da tempo, da esperti nel campo della prevenzione: presso il Ministero del lavoro sono aperti da tempo due tavoli di confronto sul tema Ambienti confinati o sospetti di inquinamento che, nel mese scorso, sono stati riuniti e da cui sono emerse indicazioni di lavoro ma non ancora concrete azioni di intervento.
Tuttavia non si può non evidenziare che, mentre si enunciano altisonanti iniziative con nuove aperture di tavoli (ad esempio a seguito degli Stati generali dell’ottobre scorso), il problema dei tempi lunghissimi con cui si interviene a modificare o integrare le disposizioni di legge, attuare disposizioni previste e mai emanate, dare seguito a decisioni già assunte, è elemento costante dell’agire politico/istituzionale sui temi della tutela della salute e sicurezza e si manifesta in diverse situazioni e contesti.
Il primo caso, come non ricordarlo, riguarda l’ennesimo rinvio, del 28 novembre scorso, dell’Accordo Stato Regione sulla formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, considerando che l’Accordo doveva essere emanato entro il 30 giugno 2022 e che, da più di un anno, esiste una proposta sostanzialmente condivisa ma non adottata. Accordo che – in quanto Finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi in materia di salute e sicurezza di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 – tra i diversi temi di interesse prevede un punto di estrema importanza: la formazione obbligatoria dei datori di lavoro ad oggi non prevista da alcuna disposizione se non per i datori di lavoro che assumono il ruolo di responsabile del Servizio di prevenzione e protezione.
Ritardi, d’altronde, che ritroviamo anche all’interno del lavoro sugli Ambienti confinati. Nell’ambito dell’incontro del 26 novembre scorso, al Tavolo tecnico complementare n. 2 – composto da Associazioni professionali non organizzate in ordini o collegi – sul tema Ambienti confinati o sospetti di inquinamento, la Consulta interassociativa italiana della prevenzione e l’associazione (Ciip)Ambiente e lavoro hanno presentato un documento di proposte, mentre il Tavolo tecnico complementare n. 1 – composto da Associazioni professionali scientifiche di medicina del lavoro – sul tema “Ambienti confinati o sospetti di inquinamento sorveglianza sanitaria” ha redatto una nota in cui si ribadisce:
- l’importanza della sorveglianza sanitaria per i lavoratori che operano in queste condizioni di rischio
- la necessità di un aggiornamento normativo specifico con un’integrazione del D.Lgs. 81/2008 dedicata al lavoro in ambienti/spazi confinati che definisca in modo chiaro anche l’obbligo della sorveglianza sanitaria.
Le associazioni (Siml, Anma, Ciip, Aipmel e Cosips) partecipanti all’incontro si sono poi impegnate a produrre un primo documento di sintesi che riassuma gli aspetti più importanti in tema di valutazione e gestione del rischio, evidenziando i principali contenuti che dovranno caratterizzare la sorveglianza sanitaria.
Proposte della Consulta interassociativa e di Ambiente e lavoro
Di interesse inoltre la nota prodotta da Ciip consulta e Ambiente e lavoro. Il documento contiene proposte pienamente condivisibili, puntuali e frutto di un’approfondita conoscenza delle caratteristiche di rischio di questi ambienti di lavoro. Di seguito gli aspetti principali su cui gli esperti Ciip e Al sono intervenuti.
Definizione
Individuare una definizione univoca e più coerente con le condizioni concrete di lavoro tenendo con anche di quella fornita dalla Norma UNI 11958:2024 [1] che sembra però essere riduttiva escludendo
molti ambienti confinati che, pur non avendo vie d’ingresso o uscita limitate e/o difficoltose presentano tutte le caratteristiche di pericolo tipiche di questi ambienti. Si tratta, ad esempio, di vasche di liquami o di depuratori a cui si accede per la pulizia o la manutenzione, di locali chiusi dove sono presenti o possono svilupparsi sostanze pericolose o asfissianti, di depositi dove sono presenti sostanze pericolose che, in caso di anomalia, possono svilupparsi nell’ambiente, di ambienti inertizzati (con concentrazioni di ossigeno minime) dove può essere necessario accedere per interventi manutentivi e, infine, degli stessi scavi a cielo aperto.
Qualificazione e formazione
Altro tema rilevante è quello della formazione:
Tutto il personale che opera in questi ambienti, compreso il datore di lavoro quando è direttamente coinvolto, deve essere adeguatamente formato sui rischi specifici di queste attività.
Ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ai sopra ricordati ritardi istituzionali: i contenuti e le modalità della formazione non sono mai stati definiti pur prevedendo il DPR 177/2011 l’emanazione di uno specifico Accordo Stato Regioni entro 90 giorni dall’entrata in vigore del DPR, ma anche in questo caso tale provvedimento non è mai stato adottato. L’Accordo Stato Regioni sulla formazione, cui prima si accennava, prevede delle misure considerate inadeguate dagli esperti Ciip e Ambiente e lavoro.
Pensare che una formazione una tantum standardizzata di 12 ore e un breve aggiornamento ogni 5 anni possano consentire di operare in sicurezza in tutti gli ambienti potenzialmente pericolosi appare abbastanza utopico.
…prima di iniziare queste attività dovrebbe essere previsto un momento formativo e un addestramento specifico e preventivo proprio al fine di trasmettere coerentemente le procedure operative e le misure di prevenzione e protezione che emergono in seguito proprio alla valutazione dei rischi.
…per analogia con la necessità di prevedere nuovi percorsi formativi per tutti i lavoratori che cambiano mansione o luogo di lavoro, si ritiene utile e importante prevedere un momento formativo obbligatorio prima dell’avvio di ogni nuova lavorazione mirato ai rischi specifici della lavorazione. Tale formazione, completata con adeguato addestramento, dovrà essere documentata e attuata da formatori in possesso di competenze ed esperienze specifiche sulle lavorazioni in esame.
Notifica
Considerando la necessità che l’organo di vigilanza possa svolgere un controllo sistematico e non formale di questi ambienti di lavoro, “ oltre alla verifica della possibilità di riordinare la normativa tecnica introducendo nel D.Lgs. 81/2008 un capitolo specifico per queste lavorazioni, si ritiene opportuno prevedere l’obbligo di notifica preliminare dei lavori, come avviene nel caso delle attività̀ di rimozione di materiali contenenti amianto”. Mentre per quanto riguarda il tipo di controlli si raccomanda che questi abbiano “una finalità assistenziale”, come previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione e dai Piani mirati di prevenzione, tenendo conto della dimensione aziendale e della presenza di lavoratori autonomi. Perché gli interventi di vigilanza e assistenza abbiano caratteristiche omogene su tutto il territorio nazionale si raccomanda, come è stato fatto per altri settori, la definizione di un Piano nazionale specifico per questi ambienti di lavoro.
Tra gli strumenti disponibili per il supporto alle imprese e di riferimento per l’organo di vigilanza si segnala, nella nota Ciip e Al, la Banca delle soluzioni [2]. La Banca contiene una sezione dedicata agli Ambienti confinati che raccoglie soluzioni tecniche per lo svolgimento delle attività distinte in 2 ambiti:
- “Soluzioni No man entry”, dedicata a soluzioni automatiche che sostituiscono l’operatore umano
- “Soluzioni per il Monitoraggio dell’atmosfera”, con schede sui dispositivi di rilevamento gas e un configuratore per guidarne la scelta.
Gli esperti Ciip e Ambiente e lavoro sottolineano inoltre che le soluzioni indicate sono praticabili in quanto disponibili sul mercato e che di riferimento, per l’individuazione di soluzioni, è anche la Banca dei profili di rischio realizzata dall’ex Ispesl, ora Inail, con i Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro delle ASL: entrambe da utilizzare obbligatoriamente in ambito formativo per tutti gli operatori della prevenzione e nell’ambito della vigilanza/assistenza.
Viene proposta, inoltre, una APP di aiuto al datore di lavoro (Confined Space App) per l’identificazione della probabilità di trovarsi di fronte ad un ambiente con i rischi caratteristici degli ambienti confinati e/o sospetti di inquinamento.
Ci sembra invece debole nel documento Ciip e Ambiente e lavoro la formulazione “Da valutare campagne informative verso le associazioni datoriali e sindacali per richiamare l’attenzione sul problema”, considerando che il coinvolgimento delle Associazioni datoriali e dei sindacati è in realtà una garanzia per il raggiungimento di un maggior numero di imprese, in particolare per quanto riguarda le imprese artigiane o comunque le micro e piccole imprese.
NOTE
[1] “Spazio circoscritto non progettato e costruito per la presenza continuativa di un lavoratore, ma di dimensioni tali da consentirne l’ingresso e lo svolgimento del lavoro assegnato, caratterizzato da vie di ingresso o uscita limitate e/o difficoltose, con possibile ventilazione sfavorevole, all’interno del quale non è possibile escludere la presenza o lo sviluppo di condizioni pericolose per la salute e la sicurezza del lavoratori”.
[2] Banca dati realizzata da un gruppo di ingegneri del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna in collaborazione con i Servizi PSAL delle ASL della Regione Emilia-Romagna, la Direzione Territoriale del Lavoro di Bologna, i VV.F. dell’Emilia-Romagna, l’Ordine degli Ingegneri di Bologna e l’INAIL.