L’INAIL ha dato inizio, con l’evento di Sassari del 27 marzo scorso, a un percorso che porterà i temi della tutela della salute e sicurezza sul lavoro in molte città italiane nell’ambito di iniziative volte a far conoscere le attività dell’Istituto nel campo della prevenzione.
Le 23 tappe previste per i prossimi mesi fino all’evento conclusivo di ottobre a Roma hanno anche come obiettivo il
coinvolgimento di istituzioni, enti locali e parti sociali in un dialogo sulle strategie più efficaci di contrasto agli infortuni e alle malattie professionali.
Ognuna di queste tappe, la cui organizzazione è affidata alle strutture regionali dell’Istituto, affronta dei temi prioritari a livello territoriale che sono ad esempio:
- per la Sardegna un approfondimento sulle politiche di prevenzione nell’isola, con un focus sull’andamento infortunistico, un’analisi del rischio biologico occupazionale e delle malattie professionali in particolare i tumori; inoltre quasi in apertura, nella mattina, la prima tavola rotonda è stata dedicata al ruolo delle parti sociali, mentre più tardi si è parlato della rete per la salute e sicurezza sul territorio, rete delle istituzioni per l’innovazione delle strategie di contrasto degli infortuni e delle malattie professionali
- mentre la sicurezza dei porti sarà al centro della seconda tappa, quella di Ancona del 13 aprile
- a Milano invece sarà analizzata l’evoluzione dei rischi legati agli infortuni stradali
- Bergamo dedicherà un focus alla sicurezza dei lavoratori dello spettacolo,
- Bologna alla logistica
- Roma ai grandi cantieri in vista del Giubileo del 2025
- la Basilicata all’agricoltura
- mentre in Puglia, Liguria e Veneto saranno approfonditi i temi legati alla scuola e alla tutela degli studenti impegnati nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
L’impegno dell’Istituto ha d’altronde il suo riferimento nel Piano triennale per la prevenzione 2022-2024, documento approvato di recente che riassume, in un’ottica di pianificazione, il quadro delle attività che l’Istituto svolge e intende svolgere. Iniziativa lodevole, considerando le carenze nazionali dal punto di vista della visione strategica e delle azioni di programma che le istituzioni competenti dovrebbero attuare. Anche sul terreno del dialogo con le parti sociali, l’Istituto sembra voler andare oltre il ruolo che ha sempre svolto[1], per assumere una sorta di funzione di surroga nei confronti delle Istituzioni, in particolare del Ministero del lavoro, che dagli anni ’50, fino a una decina di anni fa, ha svolto un ruolo importante in materia, mediante la Commissione consultiva permanente e che, al momento (in realtà da diversi anni), manifesta una evidente inadeguatezza rispetto all’impegno che i cambiamenti in corso nel mondo del lavoro e nei rapporti di lavoro richiederebbero proprio sui temi della salute e sicurezza. D’altronde va anche sottolineato che le carenze di dialogo a livello nazionale non sempre si riflettono a livello territoriale, dove molte Regioni e Province mantengono il confronto ancora a un livello accettabile se non buono.
L’esigenza di formulare il Piano triennale per la prevenzione 2022-2024 viene motivata con riferimento ai seguenti tre aspetti.
- Il ruolo che INAIL svolge “come nodo istituzionale primario della rete nazionale per sicurezza del lavoro, assieme con gli altri player istituzionali, promuovendo il dialogo sociale con le rappresentanze del lavoro e delle imprese, con l’associazionismo per la tutela dei diritti della persona, in continua relazione con la rete nazionale e internazionale della ricerca scientifica, con il sistema educativo e della formazione, infine con gli enti del territorio che ben conoscono le condizioni dei propri sistemi economici locali.
- “Una seconda componente del Piano è quella che porta la vista su un orizzonte più lontano e traccia le linee di sviluppo delle politiche di Inail con riferimento alle grandi trasformazioni che il lavoro sta conoscendo in Italia: l’evoluzione demografica e l’invecchiamento, la transizione verde e digitale, la robotizzazione dell’industria e della logistica, il lavoro agile e in qualsiasi luogo, il cambiamento climatico.”
- Un terzo fattore emerge dal Piano ed è “l’esigenza di preparare le future coorti di lavoratori a reagire (interpretare, riconoscere, anticipare) a circostanze impreviste che pure interverranno sul loro cammino professionale. Ed è quest’ultima, presumibilmente, la transizione più significativa che le istituzioni dedicate alla sicurezza devono sostenere. In un lavoro che si modifica nel tempo (discontinuità delle carriere), nei luoghi (smaterializzazione e diversificazione dell’ambiente di lavoro), nel gesto (digitalizzazione e robotizzazione), il punto fermo che rimane per ‘edificare’ comportamenti di sicurezza sono le persone che lavorano.”
Il Piano dedica una prima parte alla descrizione del quadro legislativo nazionale, comunitario e internazionale e del ruolo dell’Istituto nel contesto istituzionale facendo anche riferimento al Piano nazionale per la prevenzione 2020-2025 del ministero della Salute e della Conferenza nazionale delle regioni e province autonome[2]. Si sottolinea infine la necessità, in coerenza con gli orientamenti comunitari, di produrre anche nel nostro Paese una Strategia nazionale. In merito di interesse (e a conferma del ruolo di surroga di cui parlavamo precedentemente) quanto si può leggere in conclusione di questa prima parte del documento di pianificazione:
In attesa della definizione di tale documento (il riferimento è alla Strategia nazionale) è di tutta evidenza la necessità per l’Istituto di adottare un vero e proprio Piano triennale di prevenzione in coerenza con le Linee programmatiche del Civ e con la propria programmazione strategico/gestionale, secondo le motivazioni già espresse in premessa, nonché con il Piano nazionale di prevenzione del Ministero della salute 2020-2025, che rappresenta di fatto un punto di riferimento nazionale, in logica di coordinamento delle politiche prevenzionali.
La Seconda parte del documento, dedicata ai “Rischi” rappresenta un contributo decisamente importante per inquadrare “Lo scenario epidemiologico in Italia” con rinvii a specifici approfondimenti di carattere tecnico-scientifico quali ad esempio “Le malattie asbesto correlate “, “Dossier donne 2022”, “Registro nazionale dei mesoteliomi – settimo rapporto”, “Sistemi cognitivi applicati alla trattazione e al monitoraggio delle valutazioni tecniche per malattie professionali. Sfide e cambiamenti per la salute e la sicurezza sul lavoro nell’era digitale”, ”Renaloccam. Il sistema di monitoraggio delle neoplasie a bassa frazione eziologica – Manuale operativo”.
Vengono inoltre individuati i Settori complessi e/o a più alto rischio in merito ai quali vengono descritti gli “Aspetti e i rischi generali”, le problematiche specifiche, le azioni in corso, le opportunità ulteriori di intervento, obiettivi e proposte in merito. Anche per i singoli settori viene offerta la possibilità di approfondimento mediante rinvii a documentazione tecnico scientifica.
Settori complessi e/o a più alto rischio
Cantiere digitale
Lavori in quota
Allestimento di spettacoli manifestazioni e fiere
Agricoltura
Logistica e trasporti
Pirotecnico
Sanità e assistenza sociale
Rifiuti
Vengono quindi affrontati i rischi attuali nuovi ed emergenti, i rischi fisici, i rischi in itinere, i rischi legati al lavoro su strada, i rischi psicosociali, i rischi per la sicurezza con una articolazione analoga a quella dei settori precedentemente descritta e per approfondire si rinvia a materiale tecnico scientifico. Il Piano si conclude con la Parte terza dedicata agli “Strumenti”, quali ad esempio le banche dati a supporto delle azioni del sistema istituzionale.
Si tratta dunque, per quanto riguarda il Piano triennale per la prevenzione 2022-2024 redatto dall’Istituto, di un documento complesso e molto articolato, come si può desumere dai temi che abbiamo citato per offrire una panoramica degli argomenti più significativi. In particolare la Parte seconda si offre anche come uno strumento di supporto per i contenuti e i rinvii a ulteriori materiali di carattere tecnico scientifico, rendendo visibile buona parte della documentazione prodotta dall’Istituto in tema di settori e rischi, documenti talvolta non altrettanto agilmente accessibili nel sito. Varrà la pena di approfondire in seguito l’esame di questo documento al fine di valorizzarne la fruibilità anche da parte di un lettore interessato alla semplice operatività in materia di prevenzione dei rischi connessi al lavoro.
NOTE
[1] Si consideri la presenza in INAIL e il ruolo svolto dal Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) in cui sono presenti sia le Associazioni datoriali che le Organizzazioni sindacali
[2] Si ricorda che nella definizione e gestione del Piano nazionale della prevenzione sono di fatto completamente escluse (al di la delle disposizioni legislative) le parti sociali, Organizzazioni sindacali e Associazioni datoriali: due componenti fondamentali delle politiche di prevenzione, secondo i dettami dell’Organizzazione internazionale del lavoro e dell’Unione europea.