Come avviene tutti gli anni l’Inail presenta il Rapporto annuale con i dati degli infortuni e delle malattie professionali. Quello che pubblichiamo di seguito sono le riflessioni e il Rapporto 2013. Abbiamo pensato fosse utile accompagnarlo con i dati, non ufficiali, dell’Osservatorio di Bologna relativi ai primi sei mesi del 2014.
Morti sul lavoro, sono 660 nel 2013 (-20%). Inail: “Siamo al minimo storico”
Rapporto infortunistico 2013. Continua la serie positiva degli ultimi anni. Scendono anche gli infortuni: quelli accertati sono 460 mila su 695 mila denunce. In totale gli incidenti sul lavoro hanno causato 11,5 milioni di giornate di inabilità.
Sono state 660 le morti sul lavoro accertate nel 2013: un minimo storico che segue la serie positiva degli ultimi anni. Dal 2010 in poi, infatti, il numero degli infortuni mortali è sceso sotto quota mille (993 nel 2010, 886 nel 2011, 835 nel 2012 e 660 nel 2013) facendo registrare anno dopo anno una diminuzione progressiva. A dirlo è il Rapporto sull’andamento infortuni sto 2013 dell’Inail, presentato oggi alla Camera.
Oltre ai 660 casi accertati, che fanno registrare una flessione del 20 per cento rispetto all’anno precedente, ci sono ancora 36 eventi mortali in istruttoria, “ma anche se fosse loro riconosciuta la causa di tipo professionale – spiega l’Inail – ci sarebbe una riduzione del 17 per cento rispetto al 2012 e del 32 per cento rispetto al 2009”. In tutto le denunce di infortunio mortale sono state però quasi il doppio: 1175, di cui più del 57 per cento fuori dall’azienda (376). Nei quasi 1200 casi denunciati e non accertati rientrano sia gli eventi mortali che in sede di controllo sono risultati non riconducibili a cause lavorative, sia le morti sul lavoro delle categorie non assicurate Inail. Per quanto riguarda i settori produttivi, il più a rischio risulta quello dell’industria e servizi dove sono avvenute la maggior parte delle morti sul lavoro (560), segue l’agricoltura con 85 casi e il comparto per conto dello stato con 15. Per quanto riguarda gli infortuni le denunce nel 2013 sono state 695mila, con una diminuzione del 7 per cento rispetto al dato del 2011 e del 21 per cento rispetto al 2009. In totale gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono 460mila, più del 18 per cento sono avvenuti fuori dall’azienda, cioè con mezzo di trasporto o in itinere. La maggior parte delle denunce è avvenuta in occasione di lavoro 8595.583) mentre sono 99mila le denunce di infortunio in itinere (tragitto casa-lavoro/lavoro-casa). “Gli infortuni sul lavoro hanno causato circa 11,5 milioni di giornate di inabilità con costo a carico dell’Inail – si legge nel rapporto – in media 81 giorni per gli infortuni che hanno provocato menomazione, 20 giorni in assenza di menomazione”.
In aumento le denunce per malattie professionali, sono 52 mila
Rapporto infortunistico 2013 dell’Inail. Sono state circa 52 mila le denunce, di queste il 38 per cento ha un’origine professionale riconosciuta. L’aumento più preoccupante tra le donne, che passano dalle 9 mila denunce del 2009 alle 15 mila del 2013. I morti sono stati 1.475
Continuano ad aumentare le denunce di malattia professionale: nel 2013 sono state 51mila e 900 (5.500 in più rispetto all’anno procedente) con un aumento del 2,7 per cento rispetto al 2012 e di ben il 47 per cento rispetto al 2009. A sottolinearlo è l’Inail nel suo annuale rapporto sull’andamento infortunistico, presentato oggi alla Camera.
Il rapporto spiega che è stata riconosciuta l’origine professionale al 38 per cento (19.745) delle denunce complessive, mentre il 3 per cento è ancora in istruttoria In totale sono circa 39mila e 300 i soggetti che si sono ammalati sul lavoro (ogni singolo lavoratore può denunciare più malattie professionali), per il 42 per cento di questi l’origine professionale della patologia è riconosciuta. I lavoratori deceduti nel 2013 per malattia professionale sono stati invece 1.475 (quasi il 33 per cento in meno rispetto al 2009) di questi 376 per patologie asbesto-correlate. Nel 62 per cento dei casi le persone decedute avevano un’età superiore a 74 anni. Tra gli aspetti più preoccupanti del rapporto è l’aumento significativo delle malattie di origine professionale tra le donne, che in quattro anni sono quasi raddoppiate: passando dai 9.663 casi del 2009 ai 15mila del 2013. “Il fatto che ci sia un aumento delle denunce per malattia professionale non è di per sé un elemento del tutto negativo – spiega il presidente dell’Inail Massimo De Felice-. A influenza questa crescita è di sicuro la maggiore consapevolezza che si è diffusa tra i lavoratori, che prima non denunciavano le patologie di natura professionale, ma anche l’introduzione dal 2008 delle nuove tabelle che hanno compreso nuove patologie di origine professionale. Sono cambiati dunque i criteri ma c’è stata di sicuro anche una grande sensibilizzazione sul problema”. (fonte: Inail)
> scarica il Rapporto Inail 2013
Dal quadro infortunistico del 2013 risulta confermata una costante diminuzione, che ha aggiunto un nuovo abbattimento del 20%.
Ne è nata come sempre una polemica sulle motivazioni, che sembrerebbero essere sostanzialmente tre:
- la vigenza del nuovo D.Lgs.81/08 e la relativa maggiore attenzione a cui obbliga gli attori aziendali. E’dal 2008, infatti, che il calo si fa regolare e consistente:
- la crisi economica e il forte restringimento della base occupazionale, in particolare nei settori che tradizionalmente sono fonti di rischi maggiori. A questo spesso viene aggiunta la maggiore tendenza alla mancata denuncia per non perdere il posto di lavoro in una fase in cui è difficile trovarne un altro;
- l’innovazione tecnologica per cui al di là anche delle singole volontà oggi sono in vendita attrezzature e macchine con un maggior contenuto di meccanismi di sicurezza, un esempio sono i nuovi trattori utilizzati in agricoltura con roll-bar anti-schiacciamento.
Il punto è determinare in quale misura queste cause influenzano il risultato finale. Diverso è l’andamento delle malattie professionali, che dimostra più che un trend in ascesa una rinnovata sensibilità al tema.