Infortuni sul lavoro: al centro dell’attenzione

infortuni sul lavoro al centro dell attenzione

Le organizzazioni sindacali hanno promosso il 12 maggio scorso una iniziativa con la presenza dei tre segretari generali di Cgil Cisl Uil, in collegamento con delegati e Rls in tutto il paese: è l’avvio di una campagna di denuncia, di iniziative e di proposte per impegnare le istituzioni, in primis il governo, a fare scelte concrete per affrontare la questione degli infortuni mortali, di cui in questi giorni sulla stampa si è parlato come se ci trovassimo di fronte a casi eccezionali, ma così non è: lo sappiamo bene sono eventi che quotidianamente si verificano nelle aziende, nei cantieri dove, al di la dello sviluppo della Tecnologia della informazione e della comunicazione (Ict), si continua a morire sempre per le stessa cause.
Dal prossimo 20 maggio fino alla fine del mese si annunciano assemblee in tutti i luoghi del lavoro: una settimana di iniziative per dare forza all’impegno per un nuovo patto per la salute e sicurezza.

Partiamo dai dati

Denunce di infortuno
2021: 128.671 (entro il mese di marzo) 2020: 130.905 (entro il mese di marzo)
Si ha quindi una diminuzione del 1,7%: il decremento riguarda però solo gli infortuni in itinere, che hanno fatto registrare un calo pari al 23,4%, da 17.477 a 13.385.
Gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro sono invece aumentati dell’1,6%, da 113.428 a 115.286.
Infortuni mortali denunciati
2021: 185 (primo trimestre) 2020: 166 (primo trimestre)
19 in più, ovvero l’11,4% .
Si è avuto un decremento solo dei casi in itinere, passati da 52 a 31.
Gli infortuni avvenuti in occasione di lavoro sono invece stati 40 in più (da 114 a 154).

Partiamo dai dati per ribadire  che gli eventi tragici dell’ultimo mese sono solo alcuni degli eventi realmente accaduti e che i freddi dati dell’Inail ci mettono di fronte una realtà ben più grave che quotidianamente affligge il mondo del lavoro. Una realtà che richiede di essere affrontata con  la massima competenza, onestà e volontà politica.

Conoscenze e strumenti, per operare  e intervenire con cognizione di causa, sono da decenni ormai disponibili ed  è chiaro che l’unico errore che  bisogna evitare  è quello di fare valutazioni e scelte unilaterali.

Più voci si esprimono sulla necessità di aumentare  i controlli per verificare il rispetto delle disposizioni di sicurezza nei posti di lavoro. Si certo, ma quali controlli? Con quali modalità? Quali i soggetti istituzionali coinvolti?

Il ministro del lavoro Orlando, a seguito di un incontro con i sindacati avvenuto sul tema dopo le numerosi morti sul lavoro delle scorse settimane, parla del concorso per l’assunzione di 2100 ispettori del lavoro.  Ottimo, sapendo che l’ispettorato del lavoro interviene sul controllo dei rapporti di lavoro e dell’irregolarità del lavoro con le note conseguenze che tutto questo ha anche sulle condizioni di lavoro e sulla sicurezza. Ma sappiamo anche che il  ruolo e le competenze dell’ispettorato si limitano, sul tema specifico, alla tutela della  sicurezza  nei cantieri.

Ripetuti sono stati nell’ultimo anno gli appelli, che abbiamo ripreso in più di un articolo pubblicato su RepertorioSalute, di associazioni che ribadiscono le criticità e le scelte fallimentari che negli ultimi decenni  hanno interessato il nostro sistema sanitario:  quindi anche i Servizi di prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro delle Asl che ne fanno parte.

Citiamo in particolare un recente  Documento della Consulta inter associativa italiana per la prevenzione (Ciip)  che – in merito ai compiti assegnati ai Dipartimenti di prevenzione delle Asl con riferimento alla  attuale situazione sanitaria – affronta come prima questione quella relativa al potenziamento dei Dipartimenti di prevenzione  per metterli in grado di assolvere ai nuovi impegni che li aspettano  e sottolinea, ancora una volta, che

la scarsità di risorse di personale dei Dipartimenti di Prevenzione è cosa nota, ripetutamente segnalata dalle associazioni professionali e scientifiche, frutto del disinvestimento nella prevenzione da parte di chi ha governato il SSN e i SSR …

Recentemente le tre Confederazioni lombarde hanno elaborato delle proposte per il confronto con la Regione e le Amministrazioni Locali raccolte in  un opuscolo dal titolo “Lombardia: cambiamo passo per ripartire”. Centrale per le tre organizzazioni sindacali la battaglia contro il depotenziamento dei  Servizi di prevenzione e sicurezza sul lavoro, e la richiesta  non solo dell’incremento delle risorse,  in uomini e mezzi, ma la garanzia della presenza delle competenze necessarie ad operare in termini di interdisciplinarietà nella prevenzione dei rischi connessi al lavoro. Questione quella del potenziamento dei Servizi da decenni indicata come centrale in particolare  dagli stessi operatori dei servizi e dalla loro associazione (Snop).

Raccogliamo e vediamo oggi i risultati di una prevenzione cenerentola, dentro una Sanità pubblica spesso vilipesa e spogliata fino agli ultimi giorni, nella quale le attuali carenze erano fino a ieri deliberatamente perseguite come razionalizzazione.

Così scrivevano  in una lettera del 21 marzo scorso, inviata ai  Segretari generali di Cgil Cisl Uil la  presidente della Snop Anna Maria Di Giammarco e con lei altri membri dell’associazione.

Se poi, allorché si parla di controlli e di vigilanza, vogliamo approfondire  la questione delle modalità di intervento, è noto che nel nostro paese (in cui il tessuto produttivo è costituito da oltre il 90% di micro e piccole imprese) si deve privilegiare e promuovere l’incremento di una  metodologia di azione dei Servizi di prevenzione delle Asl in grado di coniugare supporto e vigilanza. Tale metodologia  nota come “Piani mirati” e già utilizzata in alcune  regioni con riferimento a territori e settori:  ancor più in questo caso le risorse in uomini e mezzi dei servizi devono essere potenziate.

Non va dimenticato in proposito che se tali esperienze sono nate spontaneamente ormai da decenni in alcuni territori virtuosi hanno avuto poi, anche  per impulso dell’Inail, un loro formale riconoscimento con le previsioni del Piano nazionale Prevenzione 2020-25, che nel macro obiettivo 5.4 “Infortuni e incidenti sul lavoro, malattie professionali”, stabilisce che

Il Piano Mirato di Prevenzione si configura, pertanto, come un modello territoriale partecipativo  di assistenza e supporto alle imprese nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, da attivare in tutte le Regioni secondo un percorso che preveda:
– progettazione condivisa dell’intervento in loco e individuazione di indicatori per la verifica dell’efficacia dell’azione;
– individuazione delle Aziende da coinvolgere nel PMP e informazione su obiettivi, modalità e strumenti di supporto caratterizzanti l’intervento;
– formazione e informazione alle varie figure aziendali su metodologie e strumenti tecnici, incentivazioni,
– buone prassi organizzative e accordi di contesto utili al miglioramento delle performance SSL in ottica gestionale;
– monitoraggio/controllo durante il periodo dell’intervento;
– verifica dell’efficacia dell’intervento di prevenzione;
– piano di comunicazione e condivisione dei risultati.

Quanto abbiamo fin qui descritto rientra in un’ottica macro che presuppone scelte politiche e investimenti dello Stato a livello nazionale e regionale. Agli elementi fin qui affrontati, sempre considerando la necessità di  supporto delle imprese, dobbiamo aggiungere l’importanza di un istituto individuato dalla legge e dagli accordi  quali sono i Comitati paritetici, la cui valorizzazione sui grandi temi della formazione e del supporto alla valutazione e gestione dei rischi non è ancora stato a pieno compreso e praticato, se non in alcune situazioni territoriali e di settore.

Prendendo in considerazione il livello micro, ossia la singola azienda,  anche in questo caso sono noti elementi organizzativi e gestionali che farebbero la qualità della gestione dei rischi aziendali: la procedura dei near miss, per citarne uno, di cui con molta convinzione ha parlato un Rls intervenuto all’assemblea sindacale dello scorso 2 maggio: una procedura che permette di monitorare i numerosi  eventi aziendali che non si configurano come un infortunio ma che con il ripetersi potrebbero condurre a questo esito.

Così come sono note modalità di analisi degli eventi (infortuni o mancati infortuni che siano) che ci permettono di individuare  il carattere multifattoriale che si manifesta nella maggior parte degli accadimenti e quindi i diversi fattori che li  hanno determinati,  nei confronti dei quali è possibile intervenire con diverse azioni di prevenzione: Attività dell’infortunato,  Attività di terzi, Utensili, macchine e impianti, Materiali, Abiti,  abiti da lavoro, DPI [1]. Elementi di conoscenza che permettono di realizzare  una formazione mirata, sicuramente più efficace e utile.


NOTE

[1] Elementi ripresi da Inail, “Il modello ‘Sbagliando s’impara’: documentazione di approfondimento” https://www.inail.it/cs/internet/docs/all-modello-informo.pdf?section=attivita

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