Repertorio Salute

Inquinamento e Salute. I report del Congresso Nazionale di Igiene e Sanità pubblica

Si presentano 9 interessanti report di ricercatori di Brescia, Modena-Reggio Emilia, Roma, Taranto e Catania, illustrati a Milano nel corso del Congresso Nazionale di Igiene e Sanità Pubblica (ottobre 2015) che hanno fatto il punto sui fenomeni di inquinamento – soprattutto industriale – e la salute di lavoratori e cittadini. Di particolare interesse le notazioni sull’inquinamento e salute a Brescia e Taranto, e la messa a punto di metodiche di indagine epidemiologica e di utilizzo di biomarcatori per evidenziare effetti precoci degli inquinanti.


BAMBINI E QUALITÀ DELL’ARIA: EFFETTI DEI TOSSICI AMBIENTALI ED ESPOSIZIONI PRECOCI. DAGLI STUDI SULLE MALATTIE AI MODELLI PREDITTIVI.
Donato F.,  Ceretti E.,  Chirico C.,  Pavesi M.,  Covolo L.  del  Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche, Scienze radiologiche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Brescia.

In questo studio si illustrano i risultati delle ricerche tra inquinamento e salute dei bambini, ipotizzando che l’individuazione di marcatori consenta di studiare effetti predittivi di insorgenza di patologie in età adulta.

Ora, gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana sono ben documentati. Quelli piu severi sono stati attribuiti al particolato atmosferico, associato a malattie cardiovascolari, cancro polmonare e patologie croniche. I bambini, a causa di una peculiare esposizione e suscettibilità, hanno un rischio maggiore degli adulti di subire gli effetti avversi dell’esposizione a inquinanti aerei. Scopo dello studio è la revisione sistematica delle evidenze relative agli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei bambini. Ebbene, la letteratura raccolta (MedLine/ PubMed, Embase e Google Scholar –  parole chiave “air pollution”, “children” e “health effects”)  conferma l’associazione tra esposizione a inquinanti atmosferici e effetti su sistema respiratorio (peggioramento di infezioni acute e asma, riduzione delle funzioni polmonari), sviluppo psicomotorio e obesità infantile.

Aumentate frequenze di biomarcatori di effetto precoce sono state riscontrate nelle cellule di bambini esposti a elevati livelli di inquinanti aerodispersi. Effetti simili sono riportati anche per esposizioni prenatali: l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di esiti avversi della gravidanza (natimortalità, basso peso alla nascita e parto pretermine) e di danno genotossico in neonati da madri esposte a elevate concentrazioni di inquinanti aerei.

I più recenti studi di epidemiologia molecolare sono di particolare interesse non solo per studiare ulteriori effetti di tale esposizione, ma soprattutto per individuare marcatori di danno biologico predittivi dell’insorgenza di patologie croniche in età adulta.


VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DEGLI INQUINANTI ATMOSFERICI MEDIANTE BIOMARCATORI.
Donato F., Ceretti E., Pezzola D., Zani C. dello stesso Dipartimento Specialità medico-chirurgiche, Scienze Radiologiche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Brescia.

Questo studio illustra come i risultati epidemiologici sulle malattie metaboliche e tumorali possano essere sostenuti ed integrati da indagini sull’esposizione ad inquinanti atmosferici e da  indagini con biomarcatori molti dei quali (marcatori di esposizione, soprattutto per idrocarburi policiclici aromatici, composti volatili e particolato fine – come addotti a DNA/proteine e fattori del danno ossidativo; marcatori di dose interna –livelli urinari o ematici di metaboliti secondari all’inquinante indagato – e marcatori di effetto precoce come micronuclei, aberrazioni cromosomiche, mutazioni geniche e danni reversibili al DNA) sono ritenuti  predittivi per lo sviluppo di  cancro ai polmoni di diverse malattie cronico degenerative. I marcatori permettono di migliorare la valutazione dell’esposizione soprattutto a matrici ambientali complesse, quali l’aria, aiutano a comprendere i meccanismi di azione degli inquinanti e infine permettono di studiare la diversa suscettibilità negli individui. La revisione degli studi ha mostrato che i bio marcatori si possono ritenere un valido strumento per lo studio degli effetti sulla salute derivanti dall’inquinamento aereo.


ELEMENTI IN TRACCIA NELLE ACQUE: LIMITI DELLE NORMATUVE, RISCHI PER LA SALUTE E INTERVENTI DI BONIFICA
P. Borella, S. Scanavini, A. Bargellini, G. Ferranti, I. Marchesi – Dipartimento di Medicina Diagnostica, Clinica e di Sanità Pubblica, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

La contaminazione chimica delle acque a uso umano ha suscitato di recente un forte interesse, in relazione ai possibili rischi per la salute determinati da alcuni elementi in traccia quali arsenico, cromo e selenio. Come noto, le acque destinate al consumo umano sono soggette a normative nazionali e internazionali che definiscono valori di parametro atti a garantire la salute dei fruitori; se le acque non sono conformi all’utenza, i Dipartimenti di Prevenzione dispongono la messa in atto di misure appropriate per eliminare il rischio e stabiliscono deroghe temporanee. Fra queste, le piu frequenti in Italia riguardano l’arsenico, un metalloide che in forma inorganica e particolarmente pericoloso perche cancerogeno (classe I IARC). Vari studi epidemiologici hanno dimostrato che anche livelli <150 mg/l nell’acqua possono associarsi a danni al feto, lesioni cutanee, malattie croniche cardiovascolari e respiratorie, diabete e tumori. Nel Lazio, caratterizzato in alcune aree da un eccesso di As di origine vulcanica nelle acque profonde, uno studio ha confermato la maggior esposizione della popolazione e una maggior suscettibilità nei soggetti con limitata capacita di metilazione. Nella valutazione dei rischi per la salute, la forma chimica e di particolare rilevanza per il cromo, elemento considerato essenziale ma anche cancerogeno se introdotto come Cr VI. Per determinare il rischio di contaminazione delle acque profonde, sono stati implementati sistemi quali GIS e MCDA che mappano le diverse fonti di contaminazione, la vulnerabilità della rete e gli interventi prioritari; in provincia di Milano, queste metodologie hanno permesso di identificare i punti a maggior contaminazione da cromo VI di origine antropica. Interessante il caso del selenio per il quale l’assunzione cronica con l’acqua pur nei limiti della normativa e stata associata a rischi per la salute (tumori, SLA, malattie cardiovascolari) sottolineando la necessita di ridefinirne il limite nell’acqua.


IMPATTO DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE DA BENZENE E PM10 SULLA PROGRESSIONE CLINICA DELLA SCLEROSI SISTEMICA: UN’ANALISI DI CORRELAZIONE.
A. Borghini, A. Poscia, S. Bosello, D.I. La Milia, M. Bocci, L. Iodice, G. Ferraccioli, W. Ricciardi, U. Moscato in  collaborazione con l’Istituto di Sanità Pubblica – Sezione Igiene, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e l’Istituto di Reumatologia, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Sebbene l’associazione tra predisposizione genetica e malattie autoimmuni sia ben nota in letteratura, le evidenze circa la relazione tra queste, come la sclerosi sistemica (ScS), e l’esposizione ad inquinanti ambientali, nonostante fortemente ipotizzata, non e a tutt’oggi chiaramente consolidata. È stata pertanto condotta un’analisi sulla correlazione tra le concentrazioni ambientali di Benzene (B) e PM10 nell’area di residenza e l’espressione clinica della ScS.

È stato studiato un questionario sperimentale di rilevazione dei dati demografici, abitudini comportamentali e sintomatologia clinica dei soggetti studiati. Il questionario è stato somministrato ad un panel di esperti e non esperti e validato in un “Delphi”, derivando un agreement globale del 94% ed un indice di concordanza K di Cohen di 0,8019 (p<0,01). Successivamente, il questionario e stato somministrato ad una coorte di 88 pazienti, in terapia presso un Centro Universitario, residenti nelle province della Regione Lazio, al fine di identificare e valutare i potenziali rischi di esposizione (pre-diagnosi) e l’insorgenza di complicanze (post-diagnosi) per fattori ambientali. Le concentrazioni medie di B (11 siti di monitoraggio) e di PM10 (14 siti) sono state calcolate mediante i dati registrati dalle centraline dell’ARPA Lazio, e sono state successivamente correlate con le caratteristiche cliniche dei pazienti.

L’analisi di correlazione secondo Spearman ha evidenziato che le concentrazioni di B correlano in modo direttamente proporzionale con lo Skin Score (SSc) (rho=0,3; p≤0,05) ed inversamente con la capacita di diffusione polmonare del Monossido di Carbonio (CO) (rho= -0,36; p≤0,04).

Lo studio suggerisce quindi un possibile ruolo del Benzene nella progressione cutanea della malattia e nel peggioramento dei parametri indice di funzionalità  polmonare. E auspicabile che i risultati ottenuti possano essere confermati nell’ambito di un piu ampio studio di coorte multicentrico.


IL RISCHIO DI LEUCEMIA INFANTILE È MAGGIORE NELLA AREE URBANE: STUDIO CASO-CONTROLLO DI POPOLAZIONE CON METODOLOGIA GIS.
C. Malagoli,  M. Malavolti, S. Costanzini, S. Fabbi, S. Teggi, G. Palazzi, E. Arcolin, M. Vinceti del  Centro di Ricerca in Epidemiologia Ambientale, Genetica e Nutrizionale, Università di Modena e Reggio Emilia, in collaborazione con i Laboratori di Analisi, Rilevamento e Monitoraggio Ambientale, Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Civile, Università di Modena e Reggio Emilia  e con il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Materno-infantili e dell’adulto, Università di Modena e Reggio Emilia.

Recenti studi mostrano una maggior densità di leucemia infantile nelle aree urbane, spesso attribuita alla maggiore esposizione a benzene da traffico autoveicolare. Abbiamo condotto uno studio caso-controllo per studiare la distribuzione dei casi di leucemie infantili in due province dell’Emilia Romagna al f ine di individuare eventuali incrementi del rischio nelle aree urbane indipendentemente dall’esposizione a benzene. Ai 111 casi di leucemia infantile diagnosticati nel periodo 1998-2009 nelle province di Modena e Reggio Emilia abbiamo affiancato una popolazione di controllo, costituita da quattro bambini per ciascun caso, appaiati per sesso, anno di nascita e provincia di residenza. Per ciascun bambino abbiamo georeferenziato l’indirizzo di residenza alla diagnosi in un sistema Geographical Information System (GIS). Nel raggio di 100 metri da ciascuna abitazione abbiamo quindi calcolato la percentuali di area destinate ad ‘uso urbano’ e quelle adibite ad ‘uso agricolo’, nonchè l’esposizione a benzene emesso dal traffico autoveicolare mediante un modello di dispersione atmosferica basato su dati metereologici e i flussi di traffico. Tramite un modello di regressione logistica condizionata, abbiamo infine calcolato il rischio di leucemia associato alle tipologie di uso del suolo prese in esame. Il rischio relativo di leucemia nei bambini residenti in una area con una percentuale di zona urbana >95%, dopo aggiustamento per benzene atmosferico, e risultato pari a 1.39 (IC 95% 0.8-2.4; P trend per valori continui 0.289) rispetto ai residenti nella rimanente area espositiva. Non e emersa invece alcuna relazione tra rischio e la percentuale di zona adibita ad uso agricolo. I nostri dati evidenziano come i bambini residenti in aree altamente urbanizzate siano caratterizzati da un maggiore rischio di leucemia, indipendentemente dalla esposizione al benzene emesso dagli autoveicoli.


IL PIANO STRAORDINARIO DI MONITORAGGIO DELLE DIOSSINE E PCB NEGLI ALIMENTI NELL’AMBITO DELLA PROVINCIA DI TARANTO
R. Rizzi, A. Pellegrino, C. Schifone, G. De Pasquale, C. Terrusi, M. Conversano della Asl Taranto, Dipartimento di Prevenzione.

Gli autori, operanti presso il dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, hanno  descritto i risultati parziali e sommari del piano di monitoraggi omesso in opera nell’area di Taranto finalizzato (2014)  al monitoraggio continuo ed alla sorveglianza attiva di diossine e PCBs nelle aziende attraverso i controlli su aziende zootecniche ed agricole della provincia di Taranto, in linea con quanto richiesto dall’ISPRA per la Prescr. n.93 decreto AIA ILVA di Taranto. L’attività svolta insieme all’IZS di Teramo, laboratorio nazionale di riferimento per diossine e PCBs nei   mangimi ed alimenti, ha mirato al controllo della contaminazione in alimenti di o.a. (latte, uova, mitili), in mangimi e in alimenti vegetali, in aziende ricadenti nel raggio di 20 km dall’area industriale di Taranto. I dati del monitoraggio sono stati registrati nel S.I. SINVSA del Min. Salute, consentendo il confronto con quelli degli anni precedenti. Vi sono stati   prelievi tot. 407 campioni di cui n. 83 latte bovino, 81 neg., 2 sup. ai Tenori Massimi (TM) in 1 allev., 6 sup. ai Limiti d’Azione (LA) in 2 allev.; n.66 latte ovino, neg.; n.66 latte caprino, neg. e 2 sup. ai LA; n.43 uova, 37 neg., 6 sup. ai TM in 5 allev., 4 sup. ai LA; n. 9 formaggi (pbl) neg. e 1 sup. ai LA; n.12 foraggi, neg.; n.94 molluschi bivalvi, n. 86 neg., n. 8 sup. ai TM e n. 19 sup. ai LA; n. 4 pesce, neg.; n. 4 foglie di ulivo, neg. e 1 sup. ai LA(mangime); n. 16 olio, neg.; n. 3 olive, neg; n. 1 ortaggio, neg.; n. 2 frutta, neg.; n. 4 vino, neg. Le non conformità sono riferibili ai tenori di somma di diossine+PCB-DL.

I risultati analitici sulla matrice latte crudo evidenziano un trend generale del livello di contaminazione in calo rispetto agli anni precedenti. I risultati riscontrati nelle uova si riferiscono ad allevamento della filiera avicola rurale, prevalentemente dediti alla produzione di uova e carni per l’autoconsumo. Quelli nei molluschi bivalvi infine, si riferiscono ad un’area gia interdetta all’allevamento dal 2011, sita nel 1° Seno del Mar Piccolo di Taranto.


MORTALITÀ 2011 NELLA PROVINCIA DI TARANTO PER LE PRINCIPALI CAUSE ASSOCIATE AD INQUINAMENETO AMBIENTALE
V. Siciliani, S. Leogrande, S. Carone, M. Latagliata, M. Tanzarella, C. Galluzzo, A. Mincuzzi, S. Minerba del  Centro Salute e Ambiente, Asl Taranto, Taranto, Italia in collaborazione con il  Registro Tumori, Asl Taranto, Taranto,  e con il servizio Statistica ed Epidemiologia, Asl Taranto.

Un ulteriore studio sull’Area di Taranto  gravata da fenomeni di inquinamento evidenti e già oggetto di altri studi epidemiologici da cui e emerso un eccesso di mortalità per Ca. Polmonare. È stata qui effettuata una valutazione della mortalità generale nella Prov. TA e un approfondimento delle principali cause associate ad inquinamento ambientale nel SIN (Sito di Interesse Nazionale per inquinamento ambientale) comprendente i comuni di Taranto-Statte.

Sono stati utilizzati i dati di mortalità del Registro Rencam Regione Puglia dell’OER (Osservatorio Epidemiologico Regionale) degli anni 2001-2010 codificati in ICD-IX e i dati del Registro Rencam ASL TA codificato in ICD-X. Sono stati calcolati i Tassi standardizzati a livello regionale con metodo diretto e indiretto con I.C. 95% per Infarto acuto del Miocardio, Ca. Polmone, Ca. Vescica e Ca. Mammella.

La valutazione della mortalità generale nella Prov. di Taranto per l’anno 2011 ha evidenziato la maggiore frequenza delle malattie cardiovascolari come causa principale di morte in entrambi i sessi. Il calcolo del Rapporto Standardizzato di Mortalità (SMR) ha evidenziato eccessi statisticamente significativi di mortalità per Ca. Polmone del 24% nei maschi e 18% nelle donne, per Ca. Vescica del 14% nei maschi e 6% nelle donne, per Ca. Mammella del 10% nelle donne e per Infarto acuto del Miocardio del 13% nei maschi.

Lo studio ha evidenziato eccessi di rischio di tutte le patologie associate ad inquinamento ambientale considerate in questo studio nell’area dei comuni di Taranto e Statte situati a ridosso dell’Area Industriale, confermando la precarietà dello stato di salute dei cittadini residenti nell’area studiata.


SITO DI INTERESSE NAZIONALE BRESCIA CAFFARO: INDAGINE RETROSPETTIVA DI APPROFONDIMENTO DEI CASI INCIDENTI DI MELANOMA, LINFOMI NON-HODGKIN E TUMORE DELLA MAMMELLA CON GEOREFERENZIAZIONE DEI CASI 99-06.
G. Orizio, M. Magoni, F. Speziani, E. Raffetti, C. Scarcella del Dipartimento di Prevenzione Medico, Asl di Brescia, Brescia,  in collaborazione con  Osservatorio Epidemiologico, Asl di Brescia e con la Sezione di Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Brescia.

In Comune di Brescia è presente un’area, Sito di Interesse Nazionale, ad elevata contaminazione ambientale di policlorobifenili (PCB), correlata all’azienda Caffaro che li ha prodotti fino al 1984.

La International Agency for Research on Cancer ha classificato nel 2013 i PBC come cancerogeni certi per l’uomo per il melanoma; e stato riportato un incremento del rischio di linfoma non-Hodgkin (LNH) e del tumore alla mammella, anche se con un’evidenza scientifica limitata. Lo studio ha approfondito i casi incidenti di tali tumori attraverso un’indagine retrospettiva con georeferenziazione della residenza. Sono state quindi eseguite tre analisi spaziali sui casi incidenti nell’ASL Brescia 1999-2006 effettuando:

  1. Un confronto tra ASL Brescia e altre ASL lombarde e territori limitrofi.
  2. L’analisi dell’incidenza tumorale nel territorio di ASL Brescia nei 164 Comuni.
  3. L’analisi dell’incidenza tumorale nel comune di Brescia sulla base della residenza nei 30 quartieri e nei 15 Comuni limitrofi.

L’incidenza in ASL Brescia e in linea con i dati regionali per melanoma e LNH, mentre per il cancro alla mammella e la più alta in Lombardia.
Vi e una più elevata incidenza nell’area che va dalla citta verso il lago di Garda per melanoma e cancro alla mammella. Per il LNH non sono stati rilevati cluster significativi nel territorio dell’ASL.
Nel comune di Brescia vi e un’incidenza di melanoma più elevata nei quartieri della zona nord-est della citta, quella nell’area Caffaro e simile al resto della città. L’incidenza per LNH nell’area Caffaro e più elevata rispetto a quella del resto della città in maschi e femmine, in cui l’aumento e statisticamente significativo. Non sono presenti cluster per il tumore alla mammella.

L’analisi non ha mostrato cluster significativi associati alle aree maggiormente inquinate da PCB per melanoma e cancro alla mammella, mentre e stata trovata una maggiore incidenza statististicamente   significativa per le femmine per il LNH


METODOLOGIA GIS
M. Ferrante, Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti (liaa). Dipartimento G.F. Ingrassia Igiene e Sanità Pubblica,
Università di Catania.

Studi recenti hanno suggerito una associazione fra l’esposizione agli inquinanti atmosferici legati al traffico veicolare, tra cui il particolato (PM), e il disturbo autistico. Obiettivo di questo studio e stimare l’esposizione a PM10 dei soggetti con diagnosi di disturbo autistico residenti nel comune di Catania.

Sono stati presi in considerazione i soggetti con diagnosi di disturbo autistico (F84.0), relativi al periodo 2004-2014 residenti nel comune di Catania. Di ogni soggetto si è identificato e georeferenziato l’indirizzo di residenza alla diagnosi, quindi mediante il software ARCGIS-10 abbiamo costruito un database Geographical Information System. Questo database e stato integrato con i dati di 11 stazioni della banca dati BRACE (Banca dati Relazionale Aria Clima Emissione) per le quali vi erano misure di PM10 nel periodo 2005-2012. Tramite il metodo di regressione Kriging abbiamo ottenuto la distribuzione spazialmente continua di PM10. Infine, abbiamo estrapolato il valore di esposizione al PM10 dei casi in terzili.

Sono stati identificati 135 casi, successivamente ridotti a 73 escludendo i casi residenti a più di 1 km da una stazione di monitoraggio. Le fasce di esposizione definite sulla base dei terzili sono risultate essere: fascia 1: PM10 < 28,0 mg/mc; fascia 2: PM10 28,0 – 29,9 mg/mc; fascia 3: PM10 > 29,9 mg/mc. Dalla georeferenziazione delle misure di PM10 quasi tutti i casi erano localizzati nella fascia a maggiore concentrazione

I risultati della indagine suggeriscono una possibile associazione tra esposizione a PM10 e l’insorgenza di autismo, anche se la presenza di varie limitazioni metodologiche suggerisce prudenza nell’interpretazione di questi risultati. Sviluppi futuri saranno l’implementazione di uno studio caso-controllo esteso ad un’area di studio sensibilmente più ampia, consentendo di aumentare la numerosità campionaria e di ottenere stime del rischio statisticamente più stabili.

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