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Intelligenza Artificiale: cosa ne pensano le persone?

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Quali sono gli “atteggiamenti nei confronti dell’intelligenza artificiale, il suo impatto futuro e come potrebbe plasmare il mondo di domani”? Questo il tema del terzo sondaggio (nel 2022 e nel 2023 i due precedenti) condotto da Ipsos [1] in 32 paesi, i cui risultati sono stati  presentati nel giugno scorso.

Il sondaggio di quest’anno conferma  i dati degli anni precedenti e presenta ancora una volta la popolazione intervistata divisa quasi al 50% tra meraviglia e timore nei confronti dell’utilizzo dell’IA.

In sintesi

Nei 32 Paesi il 67% degli intervistati afferma di avere una buona comprensione dell’intelligenza artificiale ma solo il 52% sa quali prodotti e servizi la utilizzano.

Il 29% ritiene che l’IA abbia meno possibilità di creare situazioni di discriminazione rispetto agli esseri umani.

Il 66% afferma che l’IA cambierà profondamente  la loro vita quotidiana  nei prossimi 3-5 anni. Mentre il 50% afferma che lo ha già fatto.

Il 53% afferma di essere entusiasta dei prodotti e dei servizi che utilizzano l’Ia, il 50% dei quali tuttavia  afferma che l’intelligenza  artificiale li rende nervosi.

Il 41 % non è  d’accordo con l’affermazione “Ho fiducia che le aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale proteggeranno i miei dati personali”.

Il 46% della generazione Z pensa che l’intelligenza artificiale sostituirà il proprio lavoro nei prossimi cinque anni  rispetto al 40% dei Millennials  al 31% della Generazione X e al 26% dei Baby Boomers [2].

Alcuni elementi della  Metodologia

Per questo sondaggio Ipsos ha intervistato un totale di 23.685 adulti:

  • di età pari o superiore a 18 anni in India
  • di età compresa tra 18 e 74 anni in Canada, Repubblica d’ Irlanda, Israele, Malesia, Sudafrica, Turchia e Stati Uniti
  • di età compresa tra 20 e 74 anni in Thailandia
  • di età compresa tra 21 e 74 anni in Indonesia e Singapore
  • e di età compresa tra 16 e 74 anni in tutti gli altri Paesi.

Il campione è composto da circa:

  • 1000 individui ciascuno in Australia, Brasile, Canada, Cina continentale, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Nuova Zelanda, Spagna e Stati Uniti
  • 500 individui ciascuno in Argentina, Belgio, Cile, Colombia, Ungheria,  Indonesia, Irlanda, Malesia, Messico, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Singapore, Sud Africa, Corea del Sud, Svezia, Svizzera, Thailandia e Turchia
  • il campione in India è composto da circa 2.200 individui, di cui circa 1.800 sono stati intervistati faccia a faccia e 400 sono stati intervistati online.

Per quanto riguarda le caratteristiche regionali di rilievo i dati relativi all’Asia che risulta più ottimista al riguardo, mentre i Paesi anglosassoni e l’Europa sono i più scettici. Sul tema della discriminazione solo in Irlanda prevale la fiducia nelle persone rispetto all’Ia. Per quanto riguarda la  disinformazione online  (il 37% teme che l’IA la amplificherà mentre il 30% ritiene che la ridurrà), in Svezia, Australia e Nuova Zelanda la maggioranza è pessimista su questo fronte. Il 52% degli intervistati afferma di sapere quali prodotti e servizi utilizzano l’intelligenza artificiale ma in 13 dei 32 Paesi esaminati le persone hanno meno probabilità di saperlo.

Per quanto riguarda le differenze generazionali naturalmente la conoscenza dell’IA è più alta tra la generazione più giovane. Il 67% delle persone nei 32 Paesi dichiara di avere una buona conoscenza dell’IA. Questa percentuale aumenta al 72% tra la GenZ e al 71% tra i Millennials, mentre si abbassa al 58% tra i Baby Boomers.

Interessante il dato relativo alla fiducia nei confronti del futuro: le persone sono più propense a pensare che l’IA migliorerà il loro lavoro: il 37% pensa che l’IA migliorerà la propria occupazione rispetto al 16% che, al contrario, si aspetta un peggioramento. Tuttavia, il 36% (soprattutto tra i più istruiti) si aspetta che l’IA sostituisca il proprio lavoro nei prossimi anni.

In merito all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e in generale delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione viene ormai da decenni segnalato il problema della drastica diminuzione dei posti di lavoro  determinato dell’introduzione delle Ict [3]: quindi il timore, in particolare da parte di soggetti con maggiore istruzione e competenze, che l’IA sostituisca il proprio lavoro non è tema che possa sorprendere.

È altrettanto noto come la precarietà e l’incertezza del posto di lavoro sia uno dei fattori principali di stress connesso lavoro [4], [5]. È bene non dimenticarlo in occasione della recente  giornata mondiale della salute mentale [6], e opporsi a che  questo elemento (che può coinvolgere negativamente milioni di lavoratori) venga subordinato ad altri legati al solo profitto e  allo sviluppo miope di un mondo in cui il lavoro viene sottratto a uomini e donne   che,  sempre più numerosi, sono costretti a vivere nella costante  precarietà delle condizioni di lavoro e di vita.


NOTE

[1]Siamo tra le più grandi aziende al mondo nel settore delle ricerche di mercato, analisi di opinione e consulenza strategica. Operiamo in 90 mercati con 20 mila professionisti”.  https://www.ipsos.com/it-it/about

[2] La Generazione Z è la generazione delle persone nate tra i medio-tardi anni novanta del XX secolo e i primi anni duemiladieci (anche se i numeri precisi variano a seconda delle diverse definizioni che vengono presentate),  i cui membri sono generalmente figli della Generazione X (1965-1979) e degli ultimi baby boomer (1946-1964). Tale generazione è stata preceduta dai Millennials, mentre la generazione successiva è stata chiamata Generazione Alpha (Wikipedia).

[3] Key trends and drivers of change in information and communication technologies and work location. Foresight on new  and emerging risks in Osh, Bilbao 2017.

[4] Gli effetti della precarietà sulla salute mentale dei lavoratori. L’innovativo studio finanziato dal Governo spagnolo, Bollettino ADAPT 26 aprile 2023, n. 16

[5] Rischi psicosociali e stress nei luoghi di lavoro, https://osha.europa.eu/it/themes/psychosocial-risks-and-mental-health

[6]La Giornata Internazionale della Salute Mentale si celebra il 10 ottobre di ogni anno ed è promossa dalle Nazioni Unite nell’ambito di una campagna che prevede diverse iniziative nel corso del mese di ottobre.
Durante il Mese Internazionale della Salute Mentale, saranno organizzati eventi e iniziative in tutto il Sistema delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di sensibilizzare sulla salute mentale e il benessere sul luogo di lavoro e mobilitare gli sforzi per l’attuazione della Strategia del Sistema delle Nazioni Unite per la Salute Mentale e il Benessere sul posto di lavoro. https://www.onuitalia.it/giornata-internazionale-della-salute-mentale/

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