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La percezione soggettiva nella valutazione dei rischi

Paolo Gentile
Ergonomo, sociologo del lavoro e dell’organizzazione. Editor del sito www.rs-ergonomia.com


Coerentemente con l’impostazione che ci viene richiesta dalla legislazione – la quale vuole che i comportamenti e le azioni di tutela debbano discendere da una analisi preliminare dei rischi, e che preveda la partecipazione attiva dei lavoratori – sembra logico concludere che anche i lavoratori debbano preliminarmente effettuare una seria analisi/valutazione dei rischi da cui far discendere, coerentemente, i loro comportamenti.

Il formatore-ricercatore dovrà porsi almeno due obiettivi:

  • Affiancare all’attività formativa una ricerca finalizzata ad individuare i rischi presenti nell’ambiente di lavoro. Tale ricerca andrà impostata partendo dal gruppo omogeneo di lavoratori in formazione, recuperando le loro percezioni e conoscenze sull’ambiente di lavoro, attraverso quella che Ivar Oddone e Gastone Marri hanno definito ‘osservazione spontanea’. Il docente affiancherà all’attività di formazione tradizionale quella di facilitatore e coordinatore del gruppo per realizzare delle mappe grezze, ossia un Documento di Valutazione dei Rischi soggettivo, cui ritengono di essere esposti i membri di ciascun gruppo omogeneo.
  • Attraverso questo lavoro, ciascun lavoratore dovrà sviluppare esplicita conoscenza e consapevolezza dei rischi cui è sottoposto nella sua attività quotidiana, anche attraverso la formalizzazione di un proprio Documento di Valutazione dei Rischi, soggettivo e individuale. In seguito tale documento verrà condiviso dal gruppo omogeneo con l’obiettivo di misurare ed adeguare i propri comportamenti sul lavoro, che saranno oggetto del programma di miglioramento proposto dal gruppo omogeneo stesso.

Nella prima fase dovrà essere attivato l’ascolto dei lavoratori partecipanti alla formazione, al fine di realizzare un inventario dei rischi che, elaborato, verrà presentato agli stessi partecipanti per approfondire e sollecitare proposte di gestione dei rischi: azioni di miglioramento e proposte organizzative; oltre una raccolta di disturbi che i lavoratori ritengono correlati ai rischi a cui si ritengono esposti.

Tuttavia il nostro docente/facilitatore non si limiterà a sondare e registrare le opinioni del gruppo chiamato a partecipare alla soluzione di un problema, ad individuare le opinioni prevalenti per applicarle alla soluzione; infatti, il suo compito non sarà quello di pervenire alla scelta che raccoglie maggiori consensi. Il nostro ricercatore, (con il proprio bagaglio di esperienza, i propri  paradigmi e la sua storia personale nel gestire il processo di formazione/valutazione) dovrà porsi al centro delle diverse esigenze e degli interessi che si confrontano nell’ambiente di lavoro e, dopo aver individuato ed esplicitato il problema che si vuole affrontare, elaborerà una ipotesi di soluzione provvisoria sulla quale far esprimere i componenti del gruppo per migliorarla, criticarla, modificarla anche radicalmente, e giungere a definire una strategia di miglioramento, da offrire ai partecipanti, che sia il più possibile condivisa, e, magari capace di individuare ulteriori problemi.

Su queste premesse metodologiche si sono incrementate una serie di esperienze di formazione-valutazione, nelle quali la progettazione dell’attività formativa si è sviluppata intorno al riconoscimento dei partecipanti, intesi come portatori di bisogni e di competenze attraverso le quali realizzare consapevolezza ed  emancipazione. In tali esperienze si è tentato di recuperare la metodologia di costruzione di mappe grezze, vale a dire una valutazione dei rischi soggettiva effettuata recuperando l’esperienza del gruppo omogeneo di lavoratori.

Il Documento di Valutazione del Rischio soggettivo del gruppo omogeneo, la mappa grezza, realizzata durante l’attività di formazione, potrà essere confrontata con il DVR ufficiale, realizzato dal Datore di Lavoro.

Dal confronto tra i due documenti, si potranno ricavare tre possibili situazioni:

  1. Il DVR ufficiale conterrà informazioni che non sono percepite o sono scarsamente percepite dai lavoratori. In questo caso sarà utile approfondire la formazione su questi elementi per dare coscienza di un rischio probabilmente sottovalutato se non completamente ignorato.
  2. Le informazioni contenute nel DVR ufficiale sono correttamente percepite dai lavoratori. In questo caso sarà sufficiente ribadire quanto già acquisito.
  3. La percezione dei lavoratori, per alcuni rischi, non trova riscontro nel DVR ufficiale. In questo caso sono possibili due diverse situazioni:
    a. la percezione dei lavoratori è corretta, o comunque coerente e degna di essere approfondita; allora occorrerà che il Datore di Lavoro ne prenda atto e predisponga un aggiornamento del DVR;
    b. la percezione dei lavoratori non corrisponde alla realtà, laddove occorrerà approfondire la formazione per fugare preoccupazioni ingiustificate che possono essere all’origine di situazioni di stress e di comportamenti errati.

 

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