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L’ergonomia dalla fabbrica fordista al robot

Come i sistemi d’interazione tra l’uomo e le macchine intelligenti influenzeranno gli aspetti esperenziali, affettivi, di attribuzione di senso e di valore.

La forma che assumerà il lavoro nel futuro non è definita soltanto dalla convenienza a investire in macchine per sostituire umani, ma anche dal modo con il quale gli umani impareranno a riorganizzarsi. Non solo sul lavoro. Ma anche nell’attività di progettazione di macchine e piattaforme: non è obbligatorio che siano pensate per sostituire l’umano o il lavoratore dipendente. Possono essere pensate anche per moltiplicarne il valore, per facilitarne la collaborazione, per rendere più semplice l’attività manuale e valorizzare il contenuto di conoscenza dei prodotti. (Verdesca D., 2017)

La metodologia ergonomica, nata come rovesciamento etico dello scientific management, ha finito per uscire dalla fabbrica per occuparsi dei sistemi che riguardano l’intero arco della vita quotidiana, particolare importanza riveste il concetto di usabilità. Sviluppato in ambito ergonomico e oggetto di alcuni standard internazionali, tra questi la norma ISO 13407/1999 “Human-centred design processes for interactive systems”, che pone al centro del proprio interesse un processo di progettazione centrata sull’utente (User-Centered Design – UCD).

Si comprende come l’usabilità non sia una proprietà dell’oggetto ma abbia a che fare con l’ergonomia cognitiva e vada sempre messa in relazione al contesto nel quale il prodotto viene utilizzato, ai suoi utilizzatori e al compito per il quale il prodotto viene utilizzato.

Uno stesso prodotto avrà quindi diversi gradi di usabilità in diversi contesti, per diverse tipologie di utilizzatori e per i diversi scopi per il quale viene utilizzato.

La disciplina dell’usabilità ha avuto un particolare sviluppo negli studi ergonomici per lo sviluppo di prodotti informatici e per impianti che utilizzano interfacce informatiche nei meccanismi di comando e controllo, in questo caso possiamo affermare che l’usabilità “misura la distanza cognitiva fra il “design model” (modello del prodotto e delle sue modalità d’uso possedute dal progettista ed incorporati nel software) e lo “user model” (modello di funzionamento del prodotto che l’utente si costruisce e che regola l’interazione col prodotto). (Norman e Draper 1986)“.

Nel definire l’usabilità dobbiamo tener conto di alcune caratteristiche: l’efficienza nel realizzare il compito per il quale quell’oggetto è stato prodotto, la facilità di apprendimento, la facilità di ricordare i comandi, la soddisfazione nell’uso.

Recentemente il nuovo approccio della User Experience ha messo in discussione la definizione di usabilità allargando il proprio ambito d’interesse a fattori come il divertimento, il coinvolgimento emotivo, la motivazione, la piacevolezza estetica, la gratificazione.

L’ergonomia uscita dagli ambienti di lavoro permeerà la nostra vita quotidiana e dovrà tener conto delle scelte etiche degli utilizzatori, nuovi protagonisti, non più solo utilizzatori passivi. Nell’epoca dei robot sarà indispensabile, per gli utilizzatori, conoscere anche le scelte etiche e i fini ultimi dei progettisti, di coloro che decideranno quali algoritmi utilizzare, che influenzeranno gli aspetti esperenziali, affettivi, di attribuzione di senso e di valore della nostra vita quotidiana attraverso l’interazione tra l’uomo e le macchine intelligenti.

Questo forse è il salto di paradigma a cui dovremo far fronte: anche i robot potranno essere muniti di un’etica artificiale, di valori, di obiettivi sociali. E in questo scenario l’ergonomia dovrà rispondere a domande, come:

  • Che importanza ha l’algoritmo che stabilisce i criteri con i quali dei motori di ricerca ci presentano le informazioni?
  • Che effetti produce l’algoritmo che stabilisce quali informazioni le macchine debbono utilizzare e quali ignorare?
  • Se le macchine saranno in grado di raccogliere in tempo reale i dati sulla produzione, supportare fisicamente e cognitivamente gli operatori, cosa significa detenere le chiavi di accesso ai dati processati dalle macchine?
  • L’intelligenza artificiale, gli algoritmi e le regole di comportamento delle macchine (che sottendono un’etica espressa dal progettista), potrà essere controllata o produrrà mutazioni sociali eterodirette?
  • Quali mutazioni sociali potranno essere indotte dal brain interface computer? Ossia dal mettere in connessione il cervello umano con una macchina, un programma informatico?

Gli ergonomi devono domandarsi se l’uso invasivo delle tecnologie entrate a far parte del quotidiano di ciascun cittadino, ben oltre l’orario di lavoro, attraverso la diffusione di computer, tablet e smartphone, influenzerà la nostra capacità cognitiva e con quali effetti medici, psicologici e sociali: effetti sulla postura, sui livelli di stress, sulla capacità di attenzione e di comprensione di argomenti complessi, sulla creazione di dipendenze.

L’ergonomia deve porsi il problema di controllare gli effetti degli algoritmi della dipendenza che rischiano di trasformarci (nel migliore dei casi) in consumatori seriali, attraverso tecniche di condizionamento e manipolazione.

Un grande scienziato recentemente scomparso, Stephen Hawking, ha manifestato inquietudine sulla possibilità di realizzare un’intelligenza artificiale che possa sfuggire al controllo, “ribellarsi” all’essere umano, e causarne l’autodistruzione.

Stanley Kubrick nel film 2001: Odissea nello spazio tratto dall’omonimo romanzo di Arthur C. Clarke ci descrive l’ammutinamento di “HAL 9000” un computer posto al governo dell’astronave “Discovery 1”, dotato di un’evoluta intelligenza artificiale che gli consente di riprodurre tutte le attività della mente umana, di provare emozioni, di parlare con una voce totalmente umana.

Alla domanda, di Rita Querzé su Corriereconomia del 9 maggio 2016, “In cosa consiste la quarta rivoluzione industriale?” La risposta non è quella frettolosamente indicata: “significa iniettare la tecnologia digitale nel nostro sistema manifatturiero”, o almeno non è solo quella. La nuova rivoluzione industriale è una questione di tecnologie, una questione di scelte, una questione di valori.

Continua.


Bibliografia

Daniele Verdesca,  Conflitto, cooperazione, protezione o estinzione della specie?, su RSPP n.73 gennaio 2017
Don Norman e Draper (a cura di), User Centered Design di sistema, CRC Press 1986

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