Il 20 gennaio scorso, nell’ambito della presentazione dei risultati del Progetto LivingStone [1] (prima annualità) molti sono stati i temi affrontati con riferimento alla salute e sicurezza dei lavoratori migranti che popolano, in particolare, le nostre campagne su tutto il territorio nazionale, da nord a sud. Lavoratori le cui condizioni sono spesso talmente insalubri e insicure che si fa fatica ad immaginarle in un Paese, come il nostro, che vanta una delle migliori legislazioni in materia di salute e sicurezza e un sistema di controllo e vigilanza, diffuso nel territorio, cui potenzialmente non dovrebbero sfuggire le macro violazioni ai diritti costituzionali alla tutela della salute e sicurezza, di cui anche questi lavoratori godono, né più né meno come tutti gli altri lavoratori italiani e non.
Coordinamento scientifico del progetto per l’INAIL: Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale [2].
Coordinamento del progetto: Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Verona
Partecipanti al Progetto: Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Foggia, Azienda Socio Sanitaria Territoriale di Cremona-Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del lavoro, Università Sapienza di Roma che partecipa con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale – Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione e il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive.
Obiettivo generale del progetto: Ricostruire un modello multidisciplinare innovativo e integrato per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori immigrati in agricoltura.
Obiettivo specifico 1
- Ricostruzione della normativa nazionale e internazionale in materia di lavoro degli stranieri in agricoltura comprensiva anche della zootecnia.
- Correlazione giuridica: il quadro giuridico di riferimento per le tematiche di salute e sicurezza connesse alla specificità dei rapporti di lavoro.
- Costruzione di una modellistica comparata con i sistemi esistenti in altri paesi coinvolti nei flussi migratori.
- Verifica del nesso tra le condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e le questioni di vulnerabilità di status e di vita economico-sociale.
Obiettivo specifico 2
- Indagine conoscitiva sulla percezione del rischio in ambito SSL su lavoratori immigrati operanti in agro-zootecnia.
- Indagine sull’integrazione socio-lavorativa su lavoratori immigrati operanti in agro-zootecnia.
Obiettivo specifico 3
- Indagine sul livello di conoscenza dei professionisti socio-sanitari rispetto al possibile impatto dei rischi lavorativi sulla salute e sicurezza dei loro pazienti stranieri, in particolare di lavoratori stranieri impiegati nel settore agro-zootecnico e delle relative norme di tutela, anche previdenziale/assicurativa.
- Ricognizione dei percorsi curriculari per l’acquisizione del titolo di mediatore interculturale al fine di verificare la presenza di tematiche inerenti la tutela della SSL nei percorsi curriculari per l’acquisizione del titolo di mediatore interculturale.
- Le necessità formative degli operatori socio-sanitari sui temi indagati
Obiettivo specifico 4
- Contribuire alla individuazione di soluzioni innovative per un approccio globale alla tutela della SSL dei lavoratori immigrati in agro-zootecnia.
Le indagini previste dal progetto sono state condotte su un campione di studio costituito da lavoratori immigrati operanti, con diversi tipi di contratto, nel settore agro-zootecnico; il reclutamento del campione è stato fatto in aziende di diversa dimensione localizzate in Lombardia, Lazio, Puglie. Due i questionari utilizzati: il Questionario Percezione finalizzato a comprendere bisogni dei lavoratori sui temi della salute e sicurezza, il Questionario Integra finalizzato a rilevare nel campione il livello di integrazione socio-lavorativa.
Alcuni dati interessanti
- Tipologia contrattuale
- in Lombardia è il 56,1% che ha contratti a tempo determinato contro il 33,5% a tempo indeterminato, e i restanti a lavoro stagionale e occasionale
- nel Lazio il 23,2 % è a tempo determinato il 39,1% a tempo indeterminato e i restanti a lavoro stagionale e occasionale
in Puglia tutti a contratto a tempo determinato
2. Lavoro nel paese di origine
- 45% in Agricoltura
- 9,7% nei servizi
- 7,3% in edilizia
- il 4,9% in zootecnia
- il 26% non lavorava
3. Grado di conoscenza della lingua italiana
- in Lombardia è il 42,5% ha una scarsa-mediocre conoscenza dell’italiano, il 32,7% sufficiente il 24,8% buona-ottima
- nel Lazio il 21,2 % scarsa mediocre, il 49,2% sufficiente, il 29,7% buona-ottima
- in Puglia il 52,5% scarsa-mediocre, il 39,6% sufficiente il 7,9% buona-ottima
4. Frequenza di un corso di lingua italiana
- il 27% lo ha frequentato
- il 73% non ne ha frequentato nessuno
5. Problemi di salute negli ultimi 12 mesi
- il 25,8% ha avuto dolori muscolari agli arti superiori
- il 27,5% dolori muscolari agli arti inferiori
- il 32% mal di schiena
6. Percezione del rischio (consideriamo solo il rischio biomeccanico ed ergonomico considerando le problematiche di salute indicate)
- in Lombardia l’88,3% si sente per niente o poco esposto, l’8,6% abbastanza esposto il 3% molto o completamente esposto
- nel Lazio il 29,1 % per niente, il 36,8 % abbastanza, il 34,2% molto
- in Puglia il 19% per niente, il 44,6% abbastanza, il 36,4 % molto
7. Utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (scarpe, guanti, casco…)
- in Lombardia il 96,3% li usa abitualmente, il 2,7% occasionalmente, l’1% se obbligatori
- nel Lazio il 56,8 % abitualmente, il 7.6 % occasionalmente, il 12,7% se obbligatori 8,5% li ha ma non li usa, il 14,4 non li ha ricevuti
- in Puglia il 10,7% abitualmente, il 31,4% occasionalmente, il 7,4 % se obbligatori, il 50,4% non li ha ricevuti
8. Conoscenza delle procedure di prevenzione incendi
- in Lombardia il 40,9% conosce le procedure, il 59,1% non conosce le procedure
- nel Lazio il 29,8% conosce le procedure, il 70,2 % non conosce le procedure
- in Puglia il 56,8% conosce le procedure, il 43,2% non conosce le procedure
9. Conoscenza delle procedure di Primo soccorso sul luogo di lavoro
- in Lombardia il 28% conosce le procedure, il 72% non conosce le procedure
- nel Lazio il 14,9% conosce le procedure, il 85,1 % non conosce le procedure
- in Puglia il 41,5% conosce le procedure, il 58,5% non conosce le procedure
È noto che le cattive condizioni di lavoro sono inoltre per lo più aggravate dalle pessime condizioni di vita dei lavoratori immigrati stagionali e non: l’assenza di abitazioni e luoghi adeguati all’accoglienza rappresenta forse il problema più grave e non è certo questione che esula dalle responsabilità dei datori di lavoro che utilizzano questa manodopera; né questione che dovrebbe essere estranea al Sistema sanitario territoriale che deve occuparsi delle interrelazione tra vita e lavoro, dovendo perseguire (secondo quanto prevede la Legge di riforma sanitaria 833/78) la “promozione e la salvaguardia della salubrità e dell’igiene dell’ambiente naturale di vita e di lavoro” (art.2) e “assicurare l’unitarietà degli obiettivi della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro” (art.24).
La questione degli alloggi
Il TU immigrazione (D.Lgs. 286/1998) prevede la presentazione della documentazione attestante le modalità alloggiative per il lavoratore straniero (art. 22, comma 2 lett. b).
Per i lavoratori stagionali (art.24)
“Ai fini della presentazione di idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa di cui all’articolo 22, comma 2, lettera b), se il datore di lavoro fornisce l’alloggio, esibisce al momento della sottoscrizione del contratto di soggiorno, un titolo idoneo a provarne l’effettiva disponibilità, nel quale sono specificate le condizioni a cui l’alloggio è fornito, nonché l’idoneità alloggiativa ai sensi delle disposizioni vigenti. L’eventuale canone di locazione non può essere eccessivo rispetto alla qualità dell’alloggio e alla retribuzione del lavoratore straniero e, in ogni caso, non è superiore ad un terzo di tale retribuzione. Il medesimo canone non può essere decurtato automaticamente dalla retribuzione del lavoratore”.
Il Progetto Livingston rappresenta una grande occasione per riproporre il tema delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori immigrati, in particolare di quanti operano nel settore agro zootecnico: con la costruzione di un sito dedicato, si manifesta infatti un’opportunità per mantenere costantemente accesa una luce su tali condizioni di vita e di lavoro creando la possibilità di indagini di monitoraggio costanti e divulgandone i risultati.
In un prossimo articolo proseguiremo la riflessione analizzando situazioni e azioni positive realizzate nel settore.
NOTE
[1] Si tratta di un progetto finanziato nell’ambito dei progetti di ricerca INAIL (BRIC 2016 – ID 45/2016) che “coniuga le migrazioni e il lavoro nella logica complessa del funzionamento della salute e sicurezza”. https://www.livingstonemigration.eu/
[2] Dott.ssa Benedetta Persechino