Repertorio Salute

Ma gli infortuni in Italia aumentano o diminuiscono?

angoloacuto

 

ANGOLO ACUTO è la nuova rubrica di approfondimento di ReS.

 

Questa è stata un’altra estate tragica per le statistiche.

In realtà la statistica è una disciplina poco amata dai tempi di Trilussa, il quale sottolineò in modo ironico la distanza che c’è tra i dati forniti dalle statistiche e i dati reali. L’estate 2015 è iniziata con nuove polemiche sui dati occupazionali tra Istat e Ministero ed è proseguita con i dati relativi agli infortuni che peraltro sono una costante in questi ultimi anni.

A Luglio l’Inail, come sempre, ha pubblicato la sua relazione annuale (riferita all’anno precedente il 2014) in cui si legge: “Prosegue l’andamento decrescente della serie storica del numero degli infortuni”.

Seguono poi i dati che potete trovare sotto la voce news del 13 Luglio.

All’andamento storico indicato dall’Inail si contrappongono due osservazioni una potremmo dire di apparente buon senso e l’altra di dati diversi.

La prima si poggia sull’argomento che se diminuisce l’occupazione in modo così rilevante come sta accadendo dal 2009 è normale che diminuiscano anche i lavoratori che si infortunano. A questa obiezione che ha il punto debole nella sua genericità, risponde l’Inail con il dato preciso della incidenza degli infortuni sulla popolazione lavorativa. Dato che è anch’esso costantemente in calo “il cosiddetto tasso grezzo” degli infortuni definiti è sceso da 35,3 nel 2000 a 21,9 del 2010 (decremento nella misura del 38%).”. Andamento in gran parte proseguito fino al 2014.

Quindi tutto chiaro? No.

Dicevamo sono stati forniti dati diversi in particolare da due fonti particolarmente seguite e cioè una azienda privata: Vega Engineering che si definisce “una società di Ingegneria che offre servizi ad elevato livello qualitativo per le aziende, negli ambiti della salute e sicurezza nel lavoro” e l’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro “fondato dal metalmeccanico in pensione e pittore Carlo Soricelli”. Com’ è scritto nelle prime righe di presentazione del sito web. Quindi da un privato cittadino.

Il livello di attendibilità, trattandosi di dati non sottoposti a nessun controllo se non quello dei lettori, è relativo, ma il dato che più conta è che le fonti e le metodiche con cui i dati vengono raccolti sono molto diverse da quelle dell’Inail e poi diversi tra di loro. Per fare un esempio la Vega Engineering dichiara che “raccoglie tutte le informazioni disponibili relative agli infortuni mortali sul lavoro provenienti da diverse fonti, tra cui mass-media, comunicazioni di enti istituzionali o di associazioni del settore“. Quindi non da dati di denunce dei lavoratori, ma da dati di seconda mano e alcuni, come quelli pubblicati sui mass-media anche di difficile verifica. Inoltre la società non tiene in considerazione gli infortuni in “itinere” che pure rappresentano un numero  non piccolo di infortuni.

L’Osservatorio di Bologna invece dichiara di monitorare “solo ed esclusivamente i morti per infortuni sul lavoro, chiunque essi siano, anche se non dispongono di un’assicurazione. Le morti sul lavoro per altri motivi, come per esempio per malattie professionali e i malori non sono segnalati”. Una importante differenza, che coglie un limite vero dell’Inail, quello per  cui i dati riguardano solo gli infortuni sul lavoro occorsi a persone assicurate con l’Istituto cioè circa il 75% degli occupati.

L’Osservatorio di Bologna da dove ricava questi dati? Sempre dai mass media.

In definitiva possiamo concludere dicendo che ognuna di queste fonti presenta dei limiti, ma i dati Inail  sono gli unici che hanno una metodica omogenea con i dati europei e che riportano dati di denunce verificate. Per gli altri centri che forniscono dati si possono forse avere dati più vicini al bacino reale dei lavoratori in senso ampio, comprendendo persone non assicurate, compresi i datori di lavoro che operano in proprio e i lavoratori in nero oppure coloro che per diversi motivi non hanno presentato denunce, ma hanno il non trascurabile punto debole di provenire da fonti giornalistiche che certo non brillano sempre per precisione e attendibilità.

Lascia un commento