Fonte: Cgil – Rassegna Sindacale
Con i due morti nel bergamasco nel giorno di Pasqua, sono saliti a 151 i lavoratori morti sui luoghi di lavoro nel 2018. Lo si apprende dall’Osservatorio indipendente di Bologna, che da dieci anni monitora gli infortuni mortali.
Un numero notevolmente superiore rispetto ai 113 dello stesso periodo del 2017. L’anno scorso i morti sui luoghi di lavoro, sempre secondo l’Osservatorio, sono stati 632. Con 20 morti è il Veneto la Regione che conduce la triste classifica, segue la Lombardia e poi Piemonte. Milano, con 8 decessi, è la la provincia con più morti sul lavoro, seguono due province venete, Treviso e Verona con 7 morti.
Quello di Bergamo è il terzo caso di morti multiple nel 2018: il 20 marzo due vigili del Fuoco sono morti di Catania, mentre il 28 marzo due lavoratori sono morti nel Porto di Livorno. I due vigili del fuoco sono morti, ed altri due sono rimasti gravemente feriti, in un appartamento nel centro storico di Catania. La squadra dei pompieri era intervenuta in via Garibaldi in seguito alla segnalazione di una fuga di gas. Prima ancora di poter intervenire, i quattro pompieri che si stavano avvicinando alla porta sono stati travolti dalla violentissima esplosione. Anche i due operai di Livorno sono stati travolti ed uccisi da una esplosione: stavano concludendo le operazioni di svuotamento del serbatoio 62, contenente acetato di etile, nella zona industriale del porto di Livorno.
Secondo l’ultimo report relativo al 2017, il 20% delle vittime sono agricoltori schiacciati dal trattore. Ma a morire più di tutti sul lavoro sono gli edili: la maggior parte di loro sono vittime di cadute dall’alto (tetti e impalcature). Gli stranieri morti sono stati oltre il 10% del totale, mentre il 25% delle vittime ha più di 60 anni. Secondo i dati ufficiali dell’Inail, poi, oltre alle morti crescono anche gli infortuni sul lavoro: tra gennaio a luglio dello scorso anno le denunce sono state circa 380mila. 4.750 in più rispetto al 2016, con un incremento dell’1,3 per cento.
Non tutti gli infortunati censiti dall’Inail riceveranno un indennizzo economico: di norma solo il 65% dei casi vengono riconosciuti come tali. Inoltre moltissimi infortuni sfuggono alle rilevazioni dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro. Restano fuori, per esempio, tutti i lavoratori che per legge non devono iscriversi all’Inail, i pensionati che lavorano (ad esempio in campagna), e naturalmente tutti i lavoratori in nero. Ecco perché i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna contano per l’anno in corso 151 morti sul lavoro, più di quelli censiti dall’Inail e molti di più rispetto ai 133 dello stesso periodo del 2017.
Tornando ai numeri dell’Inail – il bilancio 2017 è ancora provvisorio, e lo sarà fino alla relazione annuale di luglio – va registrato un calo delle denunce di infortunio, 635.433 (lo 0,2% in meno sul 2016, merito largamente del miglioramento registrato in agricoltura). Però gli infortuni non mortali aumentano nettamente nelle Regioni economicamente più forti, come al Nord, dove spiccano i casi di Lombardia (+1708 denunce) ed Emilia Romagna (+1177).
Una vera e propria strage, che come certificano ancora i dati Inail dopo molti anni di discesa sono tornati ad aumentare in modo evidente. Gli infortuni mortali dal 2000 al 2016 si erano dimezzati. Nel 2017 e in questo scorcio di 2018 sono tornati a crescere.