Movimentazione manuale: soluzioni operative per la grande distribuzione

Un intervento presenta le indicazioni operative per l’identificazione dei rischi MMC negli ambienti di lavoro della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO). Gli obiettivi della pubblicazione, i processi di lavoro e il contesto normativo.

Per i lavoratori della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) un report europeo (Working conditions in the retail Sector 2012), ha individuato nei disturbi muscoloscheletrici, insieme ai fattori di rischio psicosociale, uno dei problemi di salute più rilevanti.

E se già nel 1996 una ricerca della CGIL della Regione Marche aveva evidenziato la rilevanza dei disturbi muscoloscheletrici nel comparto, la UILTUCS (Unione Italiana Lavoratori Turismo Commercio e Servizi) in relazione anche alle recenti trasformazioni (ad esempio la liberalizzazione degli orari) ha promosso e finanziato una nuova ricerca e ha organizzato il 10 aprile 2014 a Milano il seminario Disturbi muscoloscheletrici nella Grande Distribuzione Organizzata — dalla ricerca alle soluzioni.

In relazione al convegno e alla ricerca di nuovi strumenti operativi per migliorare la prevenzione, ci soffermiamo sull’intervento Indicazioni operative per l’identificazione dei rischi MMC negli ambienti di lavoro della Distribuzione Moderna Organizzata – Il supporto di Federdistribuzione alle Aziende associate in tema di salute e sicurezza sul lavoro, a cura di Maria Stella Motta e Alessandro Sallì (FederDistribuzione).

L’intervento riporta innanzitutto un breve estratto del Rapporto 2013 ANMIL Onlus e ANMIL Sicurezza, realizzato in collaborazione con la Clinica Ortopedica dell’Università degli Studi di Milano presso l’Istituto Ortopedico Galeazzi IRCCS di Milano, rapporto dal titolo I disturbi muscolo-scheletrici e da sovraccarico biomeccanico dei lavoratori nel settore del commercio: un quadro comparato.

Il rapporto segnala che i disturbi muscolo-scheletrici e le patologie da sovraccarico biomeccanico “sono considerati ai primi posti nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro”. Il problema è che tali patologie – “a differenza delle malattie professionali per le quali è riscontrabile una causa-effetto diretta tra un agente nocivo collegato al lavoro e la malattia” – sono definibili come “malattie ad eziopatogenesi multifattoriale, in quanto riscontrabili anche nella popolazione non esposta ai rischi specifici, ma comunque soggetta a fattori extra-lavorativi”.

Per questo motivo è “particolarmente difficile il riconoscimento automatico di tali disturbi come malattie professionali (inserimento nelle tabelle INAIL nel 2008) o, meglio ancora, imputare normali e comuni sofferenze come lavoro-correlate”.

L’intervento sottolinea la carenza di certezze: è difficile “individuare ed accertare il nesso causale lavoro-correlato (metodi di rilevazione; lunghi periodi di latenza delle patologie; interfaccia casa lavoro; esposizioni lavorative pregresse)” ed è dunque necessario “un clima di collaborazione e di fiducia reciproca tra tutti i soggetti coinvolti nell’analisi di questa materia (prevenzione/ispezione)”.

Tra l’altro il contesto normativo/istituzionale è caratterizzato da una “molteplicità dei ‘centri di valutazione e decisione’ che produce frammentazione interpretativa e difformità di approccio su medesime norme in materia di salute e sicurezza. L’incertezza normativa, rendendo complicata l’individuazione della normativa applicabile al caso concreto, rischia di divenire un ostacolo ad una piena definizione del sistema di tutele”.

A questo proposito FederDistribuzione ha elaborato delle specifiche indicazioni/istruzioni operative (in allegato):

  • “per fornire uno strumento operativo unico e condiviso a livello nazionale, conforme alla volontà del legislatore ed alle norme di buona tecnica richiamate dal legislatore stesso;
  • per far fronte ad una necessità di chiarezza rispetto ad alcuni nodi interpretativi, riepilogando e ricordando le fonti normative – vigenti e vincolanti – che disciplinano lo specifico argomento;
  • per orientare tra le molteplici prassi interpretative e approcci differenti o addirittura discordanti e spesso confliggenti, articolate a livello territoriale”.

È stata fatta in particolare una analisi di dettaglio della normativa applicabile, ad esempio con riferimento a:

Senza dimenticare la normativa tecnica:

  • norma UNI ISO 11228-1 per la valutazione del rischio da movimentazione con sollevamento e trasporto (metodo NIOSH);
  • norma UNI ISO 11228-2 per il rischio da movimentazione con spinta e traino (metodo Snook & Ciriello);
  • norma UNI ISO 11228-3 per il rischio da movimentazione ripetitiva di bassi carichi ad alta frequenza (Metodo OCRA).

Si sottolinea inoltre che le norme tecniche della serie ISO 11228 (parti 1-2-3) “Movimentazione Manuale”, “in forza del rinvio espresso effettuato dall’allegato XXXIII, richiamato a sua volta dall’art. 168 del DLgs 81/2008, acquisiscono forza di legge”.

Riguardo alla normativa riportiamo alcune precisazioni relative ai criteri per la determinazione del peso minimo e dei pesi limite nella movimentazione manuale dei carichi, come riportate nelle Indicazioni operative:

  • nell’art. 11 della Legge 653/1934, tuttora vigente, si determina in 20 Kg il peso massimo sollevabile dalle donne adulte;
  • l’art. 14 della Legge 977/1967, definisce i pesi massimi sollevabili da fanciulli (minori di 15 anni) e adolescenti (minori di 18 anni) differenziati per sesso;
  • l’Allegato XXXIII del DLgs 81/2008 s.m.i., fa esplicito riferimento alle tre parti della norma UNI ISO 11228 e in particolare, nel caso della movimentazione manuale dei carichi, indica 3 gruppi di popolazione di riferimento. Per ogni gruppo sono indicati i valori di “massa di riferimento” con le relative percentuali di popolazione utilizzatrice protetta. Il valore di riferimento adottato per la popolazione lavorativa adulta è 25 Kg, che protegge il 95% della popolazione adulta maschile;
  • la medesima norma tecnica, per una protezione pari almeno al 90% della popolazione adulta femminile, indica come valori 15, 20, 23 Kg. Pertanto, in ottemperanza al disposto legislativo vigente (Legge 653/1934) e in coerenza con le conclusioni di diversi autori, si ritiene congruo il riferimento ai 20 Kg quale valore limite per la popolazione femminile adulta;
  • relativamente alle differenze di età, in particolare rispetto alla popolazione ‘anziana’, delle quali bisogna tenere conto nella valutazione del rischio secondo quanto previsto dall’art. 28, comma 1, del DLgs 81/2008 s.m.i., sarà cura del medico competente valutarle nel momento di formulazione del singolo giudizio di idoneità”.

L’elaborazione delle indicazioni/istruzioni ha necessitato poi di un’attenta rilevazione delle diverse realtà operative della Distribuzione Moderna Organizzata (DMO): ipermercati, supermercati, negozi di prossimità a libero servizio, discount, distribuzione ingrosso a self service (cash and carry), grandi magazzini, …

Infine è servita una analisi dei processi di lavoro che comportano la movimentazione manuale dei carichi. Sono state individuate 12 Aree di Lavoro normalmente presenti nelle organizzazioni della DMO (ricezione merci, orto frutta, panetteria, pasticceria, gastronomia, macelleria, pescheria, latticini, drogheria scatolame, surgelati, acqua bevande, non food bazar, casse).

Per ognuna di esse “sono stati identificati attività e compiti che gli addetti, in funzione dell’organizzazione del lavoro, possono effettuare nell’arco di una giornata lavorativa”. E per ogni area è stata definita una corrispondente tabella analitica “con la scomposizione in compiti e sottocompiti e l’individuazione, per ognuno di essi, della tipologia di potenziale rischio, identificato secondo la tripartizione delle norme tecniche ISO 11228 (parti 1-2-3): movimentazione con sollevamento e trasporto (individuato con sigla “M”), movimentazione con spinta e traino (individuato con sigla “T”), movimentazione ripetitiva di bassi carichi ad alta frequenza (individuato con sigla “R”).

In particolare:

  • M – movimentazione con sollevamento e trasporto (Lifting and carrying): “si identifica la presenza di un rischio, e quindi si procede alla valutazione utilizzando gli strumenti indicati nella norma tecnica (NIOSH), quando i pesi superano i 3 Kg”;
  • T- movimentazione con spinta e traino (Pushing and polling): “si identifica la presenza di un rischio in presenza di operazioni di spinta o traino con trasportatori manuali”;
  • R – movimentazione ripetitiva di bassi carichi ad alta frequenza (Handling of low loads at high frequency): “si identifica la presenza di un rischio in presenza di lavori con compiti ciclici che comportino l’esecuzione dello stesso movimento degli arti superiori ogni pochi secondi, oppure la ripetizione di un ciclo di movimenti per più di 2 volte al minuto per almeno 2 ore complessive nel turno lavorativo.

L’intervento si conclude ricordando che, riguardo alla pubblicazione elaborata, “il rischio da potenziale diventa concreto e da valutare solo nel caso in cui l’effettiva modalità di svolgimento dei compiti e sottocompiti rientri nelle definizioni previste da letteratura scientifica e normativa vigente come riportate all’interno delle Indicazioni operative”.

Fonte: Punto Sicuro

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