Due tra le Organizzazioni sindacali italiane maggiormente rappresentative, CGIL e UIL, hanno lanciato un appello alla “responsabilità collettiva” di Governo, istituzioni, Conferenza Stato – Regioni ed Enti preposti perché stipulino con le Confederazioni sindacali un Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro. L’iniziativa fa seguito ad un lettera inviata dalle stesse Confederazioni al presidente Mattarella in cui si evidenzia come la tutela della salute e sicurezza sul lavoro non sia “solo un problema culturale” perché
c’è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento, incrementa sempre di più i ritmi di lavoro, la rapidità degli interventi, in uno scambio in cui il lavoro e la vita delle persone continuano ad essere l’agnello sacrificale.
Le Confederazioni nella lettera del settembre scorso ricordavano inoltre che:
Su queste tematiche [avevano] predisposto e presentato al Governo una specifica Piattaforma unitaria [1] senza aver ricevuto adeguate risposte
concludendo che è quindi
… il momento di un’azione straordinaria corale per raggiungere l’obiettivo di zero morti sul lavoro e richiediamo un’attenzione straordinaria a tutte le Istituzioni attraverso tutte le leve di promozione della prevenzione e di controllo, al legislatore affinché presti più attenzione agli effetti di provvedimenti che sacrificano le regole in favore della semplificazione, al mondo imprenditoriale affinché si unisca in questa battaglia per la salute e la sicurezza isolando quelle imprese che non garantiscono il rispetto della normativa.
L’impegno preliminare, che viene correttamente richiamato dalle Organizzazioni sindacali nel Patto per la salute e sicurezza, è quello per la definizione di una Strategia nazionale di prevenzione protezione “assente da sempre nel nostro Paese, nonostante le reiterate richieste della Commissione europea e richiamata insistentemente dalle Organizzazioni sindacali confederali”. La richiesta nasce dalla consapevolezza che la Strategia non è importante solo per il necessario esercizio di progettazione e programmazione in materia da parte del nostro Paese, ma piuttosto perché la Strategia deve nascere e deve essere realizzata con la partecipazione piena delle Organizzazioni sindacali e delle Associazioni datoriali a livello nazionale. Cooperazione che manca attualmente (da ben oltre un decennio) a livello nazionale e che invece si rivela molto utile a livello territoriale, dove sempre di più si diffonde il modello di intervento dei Piani mirati che coniugano vigilanza e prevenzione e che hanno a garanzia della loro efficacia proprio il coinvolgimento delle parti sociali territoriali.
Il coinvolgimento e la partecipazione delle parti sociali è d’altronde il primo punto proposto per il Patto: ”coinvolgimento sostanziale e non esclusivamente informativo che avvenga ex ante e non ex post, all’emanazione dei provvedimenti normativi e regolamentari”. Ovvero recupero del luogo di confronto storico attivo nel nostro paese dagli anni ‘50. Parliamo ancora una volta della Commissione consultiva permanente (presso il Ministero del lavoro) il cui carattere tripartito ha permesso si realizzasse, per decenni, il confronto tra tutti i soggetti interessati ai temi della prevenzione. Commissione che da tempo non viene riunita e coinvolta in un lavoro costante e nel merito delle questioni più gravi, che il livello e il carattere degli infortuni evidenziano.
Con riferimento al quadro legislativo le Confederazioni parlano dell’attuazione
di normative strutturali e non solo di natura emergenziale, rivolte alla corretta gestione di tutti quei rischi.
Si richiamano inoltre come aspetti di assoluta priorità: “Gli interventi di tutela per gli esposti alle malattie asbesto professionali” e si considera in particolare necessario
proporre leggi strutturali o comunque interventi mirati per la gestione del c.d. rischio da esposizione a temperature estreme, per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici della gig economy, ma anche per il rafforzamento della normativa esistente in tema di violenza e molestie sul lavoro e sui rischi psicosociali.
Il tema della precarietà è correttamente inserito fra i fattori di rischio su cui intervenire pertanto si ritiene che:
occorre lavorare all’abolizione delle leggi che, susseguendosi, hanno reso il mercato del lavoro precario e frammentato e i lavoratori e le lavoratrici più deboli di fronte all’impresa. Occorre restituire centralità al contratto a tempo indeterminato. La maggiore diffusione del lavoro precario ha un forte impatto sull’insicurezza, rappresenta un rischio per la salute mentale e fisica, e per la sicurezza sul luogo di lavoro.
Analogamente anche le condizioni di lavoro dei lavoratori stranieri richiedono, secondo le Confederazioni sindacali interventi normativi per la regolarizzazione dei migranti presenti in Italia e per favorirne l’emersione e l’inserimento nel mercato del lavoro.
Ulteriore innovazione legislativa richiesta dai sindacati confederali è rappresentata dal “durc salute e sicurezza” rilasciato dall’Inail. Oltre alla attestazione della regolarità contributiva il nuovo durc dovrà riportare l’assenza di denunce di infortuni gravi e mortali negli ultimi 5 anni e dovrebbe essere obbligatorio sia per gli appalti pubblici che per quelli privati.
È centrale, e non poteva essere altrimenti considerati gli ultimi tragici eventi, la questione degli appalti e subappalti. L’impegno richiesto per la revisione del quadro legislativo è significativo e le richieste sono importanti:
- parità di condizioni per gli appalti pubblici e per quelli privati (estensione del Codice degli appalti pubblici anche a quelli privati)
- divieto del subappalto a cascata sia nel pubblico che nel privato
- parità di trattamento economico e normativo per tutti i lavoratori occupati nel medesimo appalto in base alla mansione, indipendentemente dall’impresa di cui sono dipendenti
- congruità degli appalti e subappalti anche rispetto ai tempi di lavoro, in tutti i settori
- applicazione dei Ccnl di riferimento siglati dalle Organizzazioni Sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale
- ripristino ed estensione della norma relativa all’obbligo del cartellino identificativo per l’ingresso nei cantieri edili e nei siti complessi dove opera una pluralità di aziende (attività interferenziali).
I sindacati riprendono anche il tema della patente a punti, evidentemente legato al tema precedente, rivendicando in merito un confronto più approfondito e preventivo (sappiamo che questo non è avvenuto per la formulazione della attuale proposta fatta dal governo) e correttamente recuperando:
- il concetto di qualificazione delle imprese estendibile a tutti i settori nel rispetto del dettato dell’art. 27 dell’81
- il principio della condivisione delle responsabilità anche da parte dell’azienda appaltante
- la regolamentazione dell’accesso agli appalti sia pubblici che privati di tutti i settori, sulla base della regolarità delle imprese in merito al rispetto delle normative, ai criteri definiti su salute e sicurezza sul lavoro, alla legalità e correttezza nell’applicazione dei contratti di lavoro.
Altro tema importante del Patto per la salute e sicurezza è quello della formazione, affrontato con riferimento a:
- obblighi formativi e di addestramento dei lavoratori da assolvere nei confronti di tutti i lavoratori anche intensificando i controlli sulla esigibilità di questo diritto e rafforzando l’attività di verifica e controllo rispetto sia alla effettiva fruizione che alla qualità della formazione
- Accordo sulla formazione della Conferenza Stato regioni previsto per il 30 giugno 2022 e ancora non concluso
- formazione del datore di lavoro, obbligo introdotto dalla L. 215/2021 ma ancora non attuato e da emanare mediante l’Accordo di cui al punto precedente
- inserimento nei programmi scolastici, almeno a partire dalle scuole superiori di ogni tipo, della materia della Salute e Sicurezza sul Lavoro, ponendo come priorità il messaggio del valore della vita umana anche sul lavoro
- applicazione dei Ccnl per le imprese iscritte al Registro nazionale per l’alternanza (L.107/ 2015) , assenza di sanzioni e presenza obbligatoria del Rls aziendale o del Rlst. Estensione della tutela assicurativa anche agli infortuni in itinere per gli studenti e le studentesse impegnati nei PCTO.
Nelle linee essenziali viene affrontato anche il tema della vigilanza, e delle istituzioni preposte al dialogo istituzionale e con le parti sociali: tematiche che meriterebbe in realtà maggiore approfondimento. In merito le Organizzazioni sindacali chiedono:
- piena attuazione al coordinamento permanente tra l’Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl) e le Aziende Sanitarie Locali (Asl),
- miglioramento delle verifiche ispettive in qualità, quantità e frequenza
- incremento del personale ispettivo, debitamente formato, sia per quanto riguarda l’Inl sia per i Servizi di prevenzione delle Asl
- finanziamento aggiuntivo per i Servizi delle Asl rispetto ai tetti di spesa del Sistema sanitario nazionale
- rendere pienamente operativi il Comitato ex art.5 e la Commissione Consultiva Permanente, ex art. 6, entrambi previsti dal D. Lgs. 81/08.
Anche le funzioni degli Rls/Rlst/Rls di sito vengono richiamate nel Patto, riaffermando il quadro dei diritti di informazione formazione e consultazione che la legge attribuisce loro. Sul tema si dissente tuttavia da una impostazione che vede le carenze in merito all’esercizio del ruolo da parte dei rappresentanti come un problema la cui soluzione vada totalmente rivendicata. E’ evidente invece che si tratta prevalentemente di un problema di supporto (di cui i rappresentanti hanno estremo bisogno) che le stesse Organizzazioni sindacali confederali territoriali e di categoria devono esercitare, certamente anche potendo contare sulla collaborazione dei Servizi territoriali delle Asl, partecipando alla programmazione e attuazione delle attività di vigilanza e prevenzione territoriali.
NOTE
[1] La Piattaforma presentata al governo è stata sottoscritta da CGIL CISL e UIL nel 2021 su temi analoghi a quelli dell’attuale Patto per la salute e la sicurezza sul lavoro.