Produttività e benessere. Una proposta utopistica? (prima parte)

Vogliamo parlare di produttività e benessere, dell’interesse prioritario quindi di chi lavora, uomini e donne, e di chi gestisce l’azienda, proprietà e dirigenti: due termini considerati per lo più, nella quotidiana  gestione del lavoro, antagonisti tra loro.

Ma sono davvero inconciliabili? O non sono piuttosto irrealizzabili se perseguiti separatamente? Ovvero può attuarsi un buon andamento dell’impresa senza il benessere e la soddisfazione di chi lavora? E quale benessere può ottenere chi lavora se l’azienda non è produttiva e vitale?

Obblighi previsti per legge (il complesso sistema legislativo che da più di mezzo secolo regolamenta la tutela della salute della sicurezza di chi lavora accompagnato dal relativo sistema sanzionatorio), linee di indirizzo gestionale, misure di sostegno economico costituiscono il quadro cui l’impresa può fare  riferimento nella gestione quotidiana del lavoro: riferimenti che  non danno sempre  tuttavia risultati soddisfacenti  e danno invece spesso  luogo a diverse opinioni su quanto (produttività) e come (benessere) si lavora.

Sentiamo parlare poi di cultura, cultura della sicurezza, o meglio ancora della prevenzione, e per alcuni sono gli imprenditori che ne hanno poca e per altri  sono i lavoratori e le lavoratrici che ne sono sprovvisti.

Eppure la cultura c’entra e come!

Anche noi vogliamo parlare di cultura e  proponiamo un ampliamento dei rispettivi atteggiamenti culturali, dei punti di vista, da parte di chi dirige l’azienda e di chi vi lavora senza che ciascun soggetto perda tuttavia di riferimento i propri interessi.

Ad esempio il lavoratore o la lavoratrice potrebbe chiedersi: “Cosa posso fare, o meglio cosa posso proporre” per:

  • trascorrere ogni giorno le mie ore di produttività in questo che è il mio  luogo di lavoro senza chiedermi continuamente quanto manca per tornare a casa per poter assolvere i miei impegni famigliari?
  • raggiungere gli obiettivi di produzione considerando che sono sempre più stanco/a, non sto bene e rischio di dovermi assentare?”

Mentre il Datore di lavoro i dirigenti i  preposti potrebbero domandarsi:

l’azienda deve migliorare in qualità e produttività cosa possiamo fare e chiedere ai  dipendenti per garantire loro occupazione e salario, considerando che già il carico di lavoro è considerevole e che non se ne  può imporre un aumento?

Non vi sembra che così siamo sulla buona strada per individuare un punto di incontro? Per affrontare insieme e contemporaneamente il tema della produttività e del benessere?

È il punto di partenza che offre maggiori possibilità (l’atteggiamento culturale):

  • mi preoccupo del mio benessere qui e adesso in questo posto dove lavoro e voglio continuare a lavorare (lavoratore)
  • voglio mantenere in piedi l’azienda e continuare a garantire il lavoro ai miei dipendenti senza peggiorare le condizioni di lavoro (datore di lavoro, dirigenti)

Con questo nostro ragionamento in realtà stiamo solo sfiorando l’utopia! C’è chi l’utopia davvero l’ha immaginata, ideata e realizzata: la fabbrica

È un luogo dove c’è giustizia e domina il progresso, dove si fa luce la bellezza, e l’amore, la carità e la tolleranza sono nomi e voci non prive di senso.
(Adriano Olivetti “Le fabbriche di bene”, Edizioni di Comunità, Roma/Ivrea, 2014)

così scriveva nel 1951 Adriano Olivetti, imprenditore straordinario, utopista tra i più elevati che, tra il 1930 e il 1960,  condusse la fabbrica di macchine da scrivere del padre ai vertici del successo mondiale e dell’innovazione tecnologica.

Che la salute dell’organizzazione (aziende, amministrazioni, servizi, ecc.) e quella di chi vi lavora siano strettamente correlate è un concetto ormai ampiamente divulgato (ma non altrettanto ampiamente condiviso, che non offre quindi obbiettivi diffusamente perseguiti) che fornisce spunti di interesse per la nostra riflessione.

Cosa dicono le aziende

Soddisfazione e ritorno d’immagine.

…i dipendenti mostrano maggiore soddisfazione per le proprie condizioni di lavoro, per il team esecutivo e per l’atmosfera lavorativa. Gli infortuni sul lavoro sono diminuiti e la produttività è aumentata. Anche la maggiore soddisfazione dei clienti ha avuto un impatto positivo sull’immagine aziendale …Indici elevati comportano un rilevante ritorno d’immagine spendibile sul mercato come simbolo di efficienza, rispetto per l’uomo e per l’ambiente che ci circonda.
(Acroplastica, Italia)

Produttività in aumento.

I dipendenti ora mostrano maggiore soddisfazione per le condizioni di lavoro e di sicurezza, nonché nei confronti dello stile dirigenziale. Di conseguenza, la turnazione del personale è diminuita. Altro vantaggio per la Etnoteam è un immagine migliore e una produttività in  aumento.
(Etnoteam S.p.a., Italia)

I migliori prodotti non bastano.

Riteniamo che il successo di un’azienda dipenda dal tipo di cultura che regna al suo interno. Sappiamo anche che non è sufficiente avere i prodotti migliori, abbiamo bisogno anche dei dipendenti migliori.
(HÄG a.s.a., Norvegia)

Meno scarti.

Uno degli effetti di questo programma è stato la riduzione del tasso di scarti nella produzione delle mattonelle. Il tasso di assenteismo per malattia è già diminuito, fino a giungere al 5,7%.
(Sommerhuber, Austria)

fonte: Lavoratori sani in aziende sane – Ispesl  e Università degli studi di Perugia . Da “Modelli di buona pratica” – Ispesl/Inail “Promozione della salute sul lavoro”.

Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro: ad esempio le due campagne…
Campagna 2016-2017: Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età

Delle condizioni di lavoro sane e sicure nel corso dell’intera vita lavorativa sono benefiche per i lavoratori, le aziende e la società nel suo complesso. Questo è il messaggio principale della campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri 2016-2017”.

La campagna “Ambienti di lavoro sani e sicuri 2016-2017” persegue quattro obiettivi principali:

  1. promuovere il lavoro sostenibile e l’invecchiamento in buona salute fin dall’inizio della vita lavorativa;
  2. prevenire i problemi di salute nel corso dell’intera vita lavorativa;
  3. offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori modalità per gestire la sicurezza e la salute sul lavoro nel contesto di una forza lavoro che invecchia;
  4. e incoraggiare lo scambio d’informazioni e buone prassi.

Perché questa campagna è così importante?
La forza lavoro europea sta invecchiando. L’età pensionabile sta crescendo e le vite lavorative probabilmente si allungheranno. Il lavoro è positivo per la salute fisica e mentale, e una buona gestione della sicurezza e salute sul lavoro incrementa la produttività e l’efficienza. Il cambiamento demografico può causare problemi, ma garantire una vita professionale sostenibile aiuta a far fronte a queste sfide.

Campagna 2007-2008 “Ambienti di lavoro sani e sicuri”

Lo scopo dell’ iniziativa Ambienti di lavoro sani e sicuri è stato quello di offrire ai datori di lavoro e ai lavoratori di piccole e medie imprese (PMI) informazioni facilmente accessibili su come rendere i luoghi di lavoro più sicuri, più sani e più produttivi.

La campagna si è rivolta alle PMI con il seguente messaggio:

La salute e la sicurezza sul lavoro riguardano tutti. Un bene per te. Un bene per l’azienda.


Un ulteriore elemento di riflessione viene fornito dalle statistiche e dalle analisi dei dati relativi alle  malattie più diffuse in Italia tra la popolazione e dei dati relativi alle malattie professionali.

Le principali cause di morte nella popolazione italiana

Le cause di morte più frequenti in Italia sono le malattie ischemiche del cuore (75.098 casi), le malattie cerebrovascolari (61.255) e altre malattie del cuore (48.384).
Anche i  tumori maligni figurano tra le principali cause di morte. Tra questi, con 33.538 decessi quelli che colpiscono trachea, bronchi e polmoni, sono la quarta causa di morte in assoluto e la seconda negli uomini.
Demenze e Alzheimer risultano in crescita: nel 2012 costituiscono la sesta causa di morte con 26.559 decessi (4,3% sul totale annuo).
Gli accidenti da trasporto rappresentano la principale causa di morte tra 15 e 24 anni (un terzo dei 1.321 decessi nei ragazzi, un quarto dei 464 decessi nelle ragazze) seguita dai suicidi.
Nelle fasce di età centrali della vita (25-64 anni), i tumori maligni sono le cause di morte principali. Tra le altre cause, si rileva una maggiore frequenza di morti di natura violenta e cardiovascolare tra gli uomini rispetto alle donne.
Circa la metà dei decessi avviene tra i 65 e gli 84 anni (157.847 uomini e 124.258 donne), principalmente per cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari, Negli uomini la seconda causa di morte sono ancora i tumori maligni della trachea, bronchi e polmoni.
Alle età più avanzate (oltre gli 85 anni) le cause più frequenti sono le malattie del sistema circolatorio, con prevalenza di cardiopatie (incluse le ipertensive) e malattie cerebrovascolari, ma tra le donne aumenta anche la quota di decessi per malattia di Alzheimer (7% sul totale).
Nel Nord e Centro demenze e malattia di Alzheimer, influenza e polmonite hanno un peso maggiore rispetto al Sud, dove invece risulta più elevato quello del diabete mellito.
Fonte: Istat 2015

Malattie croniche

Le malattie croniche costituiscono la principale causa di morte quasi in tutto il mondo. Si tratta di un ampio gruppo di malattie, che comprende le cardiopatie, l’ictus, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Ci sono poi anche le malattie mentali, i disturbi muscolo-scheletrici e dell’apparato gastrointestinale, i difetti della vista e dell’udito, le malattie genetiche.
In generale, sono malattie che hanno origine in età giovanile, ma che richiedono anche decenni prima di manifestarsi clinicamente. Dato il lungo decorso, richiedono un’assistenza a lungo termine, ma al contempo presentano diverse opportunità di prevenzione.
Alla base delle principali malattie croniche ci sono fattori di rischio comuni e modificabili, come alimentazione poco sana, consumo di tabacco, abuso di alcol, mancanza di attività fisica. Queste cause possono generare quelli che vengono definiti fattori di rischio intermedi, ovvero l’ipertensione, la glicemia elevata, l’eccesso di colesterolo e l’obesità. Ci sono poi fattori di rischio che non si possono modificare, come l’età o la predisposizione genetica. Nel loro insieme questi fattori di rischio sono responsabili della maggior parte dei decessi per malattie croniche in tutto il mondo e in entrambi i sessi.
Le malattie croniche, però, sono legate anche a determinanti impliciti, spesso definiti come “cause delle cause”, un riflesso delle principali forze che trainano le modifiche sociali, economiche e culturali: la globalizzazione, l’urbanizzazione, l’invecchiamento progressivo della popolazione, le politiche ambientali, la povertà.
Fonte: Epicentro-Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica
A cura del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità.

cause-malattie-croniche

Le malattie professionali in Italia

Nel complesso, in Italia, negli ultimi 7-8 anni, l’andamento delle denunce di malattia professionale ha subito un netto incremento, con circa un raddoppio. Anche in questo caso, l’aumento non è omogeneo nelle varie regioni; anzi in alcune di esse il dato registrato non è cresciuto o segna addirittura una diminuzione.
Nel complesso l’INAIL ha gradatamente aumentato la quota di riconoscimenti, dal 30 al 40% nel volgere di un ventennio, stabilizzandosi sostanzialmente negli ultimi anni tra il 4 ed il 45%.
Se guardiamo l’andamento delle mp riconosciute distinte per codice sanitario vediamo che sono in aumento i tumori (per lo più di polmoni e pleure, legati all’amianto) e soprattutto le malattie osteo-artro-muscolo-tendinee, sono rimaste più o meno stabili le patologie dell’apparato respiratorio, sono in diminuzione le ipoacusie e le malattie cutanee.
Per quanto concerne le malattie osteo-artro-muscolo-tendinee l’esplosione è iniziata soprattutto negli ultimi 6-7 anni, quindi più tardivamente rispetto a quanto è avvenuto in vari altri paesi europei, del Nord Europa e della stessa vicina Francia.
L’altro gruppo di patologie in aumento, pur con numeri molto inferiori è quello dei tumori professionali, che sono in misura nettamente prevalente rappresentati dai mesoteliomi pleurici meno dai tumori del polmone che, come è noto, dovrebbero essere attesi come conseguenza dell’esposizione ad amianto in misura superiore almeno 2-4 volte ai mesoteliomi ma per molti motivi sono invece sistematicamente inferiori (non va dimenticato peraltro che la latenza per i mesoteliomi è significativamente maggiore di quella conosciuta per i tumori polmonari).
I riconoscimenti delle asbestosi, come quelli delle placche e degli ispessimenti pleurici, sono invece in aumento, i casi di placche pleuriche ed ispessimenti superano, inoltre, ormai numericamente le pneumoconiosi.
Le pneumoconiosi da silicati e da silice sono in caduta libera e con numeri di riconoscimenti molto bassi. Anche le ipoacusie da rumore riconosciute appaiono in netta e progressiva diminuzione ed ancor di più sono in netta diminuzione le patologie della cute (esclusi i tumori). I riconoscimenti di disturbi psichici per molte ragioni sono decisamente distanti dalle denunce e non sono per nulla confrontabili con quanto ci si potrebbe attendere in base all’attenzione anche normativa dedicata negli ultimi anni a partire dal tema dello stress lavoro-correlato.
Fonte: Claudio Calabresi – www.Snop.it

Le malattie professionali, così come quelle di origine non lavorativa hanno, come abbiamo visto, in comune  una origine per lo più  multifattoriale, ovvero possono essere determinate da più fattori che caratterizzano le condizioni di lavoro e/o che caratterizzano gli stili di vita degli individui o ancora  l’ambiente in cui essi vivono. Malattie alcune che insorgono dopo anni di esposizione, quindi ad esempio dopo la fine dell’età lavorativa, altri disturbi o danni alla salute invece possono manifestarsi molto prima e creare problemi e disagi  sia nel lavoro (assenteismo, scarsa produttività) che nella vita personale.

È il caso in particolare dei disturbi dell’apparato muscoloscheletrico, di tutti quei  fattori che ormai comunemente si individuano come fattori stressogeni, ovvero  causa di stress negativo, e dei disturbi causati da una cattiva alimentazione: tematiche che vanno quindi affrontate, per dare dei risultati positivi, in un’ottica che superi la separazione tra lavoro e stili di vita.

L’ottica che proponiamo, non è quindi  quella della mera applicazione delle disposizioni di legge, che l’esperienza ci ha dimostrato  non da spesso (da sola) risultati soddisfacenti, ma  è quella della Promozione della salute nei luoghi di lavoro che offre un terreno (ancora poco esplorato nel nostro Paese) che permette di connettere quegli aspetti di rischio per la salute che in realtà, come abbiamo visto, sono ben distribuiti nella vita personale e di lavoro di un individuo. Sempre più si diffonde la consapevolezza della inutilità (dal punto di vista dei risultati soddisfacenti per gli individui e per le aziende/organizzazioni) di scindere tra lavoro e vita gli elementi critici che mettono in crisi il benessere delle persone.

La promozione della salute è  lo sforzo congiunto di imprese, addetti e società per migliorare la salute e il benessere di lavoratori e lavoratrici,  una moderna strategia aziendale che riduce l’assenteismo, e i relativi costi,  e migliora la produttività.

fine prima parte
> leggi la seconda parte

PER APPROFONDIRE: CORSI OPRAS su questo argomento:

LO SVILUPPO DELLE NTS, NON TECHNICAL SKILLS (competenze non tecniche/trasversali) NELLA GESTIONE DEL PERSONALE
Comunicazione efficace nella relazione Datore di lavoro/Dirigente con il proprio personale; Il benessere del lavoratore e il concetto delle NTS.
tutte le info

CONOSCERE E GESTIRE LO STRESS DA LAVORO-CORRELATO
Dal 31 dicembre 2010 è in vigore, per tutte le aziende italiane, l’obbligo di valutare il rischio da stress correlato al lavoro, introdotto in forma esplicita all’interno dell’art. 28 del D.Lgs. 81/08.
tutte le info

NOVITÀ ALLA LUCE DI NUOVE NORMATIVE IN MATERIA DI SALUTE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI LAVORO
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