Promozione dell’attività fisica nei luoghi di lavoro

Il Ministero della salute ha recentemente emanato le Linee guida nazionali sulla classificazione, inquadramento e misurazione della postura e delle relative disfunzioni. Il documento,  destinato alle professionalità sanitarie per l’analisi e la cura dei disturbi posturali, testimonia l’attenzione e ancor più la preoccupazione del nostro sistema sanitario  in merito ai disturbi osteoarticolari e alle relative malattie, in forte crescita sia per cause lavorative che per gli stili di vita.

I costi di tali danni alla salute ricadono certamente, oltre che sui diretti interessati, sulle aziende ma soprattutto sull’intero sistema sanitario nazionale che ne deve sostenere l’impatto economico e che è quindi fortemente interessato alle azioni di prevenzione che possono ridurre l’entità e la gravità del fenomeno. Va ricordato in merito che nell’ambito di una indagine promossa dalla Agenzia europea di Bilbao (1) i ricercatori hanno espresso una valutazione relativa al “forte aumento dei lavoratori con problemi di salute cronici e complessi (inclusi i disturbi muscolo scheletrici, cancro, disturbi legati alla salute mentale)”. Tutto questo se è, a loro avviso, principalmente legato all’invecchiamento della forza lavoro ha tuttavia una sua ragione anche nelle caratteristiche della generazione che entra oggi nel mondo del lavoro, che “è meno attiva delle generazioni precedenti (con possibili problemi quindi di MSDs, alta pressione, diabete)”.  Sempre secondo i ricercatori quindi la “promozione della salute” non rappresenta più una misura facoltativa ma  diviene  piuttosto una misura necessaria in tema di Osh.

Di promozione della salute mediante iniziative legate all’attività fisica ci occupiamo quindi in questo articolo, fornendo alcune informazioni di base ma soprattutto utili esempi di buone pratiche realizzate a livello locale e aziendale.

I rischi della sedentarietà

La sedentarietà rappresenta uno dei problemi più gravi e diffusi con effetti sulla salute e quindi sull’economia e sulla società. Sedentarietà, scarsa attività fisica, scorretta alimentazione, abitudine al fumo, uso di alcol sono, infatti, riconosciuti come i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e metaboliche (come l’infarto, l’obesità, il diabete) e delle malattie dell’apparato osseo e delle articolazioni (come l’osteoporosi e i disturbi muscolo scheletrici).

Le persone trascorrono la maggior parte della loro giornata nei luoghi di lavoro possono in questi ambiti essere quindi più facilmente raggiunte e coinvolte, sia diffondendo informazioni e conoscenze sull’importanza di uno stile di vita salutare e attivo, sia offrendo delle opportunità per praticare attività fisica (spostamenti casa-lavoro attivi, uso delle scale, realizzazione durante le pause di esercizi di mobilita, gruppi di cammino…).

L’impegno individuale  spesso  non è sufficiente a modificare comportamenti sedentari consolidati negli anni, è quindi molto utile che vengano proposte negli ambienti di lavoro  azioni che impegnino in prima persona l’azienda/organizzazione  nella valorizzazione di uno stile di vita attivo e  nella organizzazione del lavoro in modo da facilitare la pratica dell’attività fisica e la creazione di gruppi interessati al cambiamento dei comportamenti.

Questi interventi possono produrre effetti positivi non solo sulla salute dei lavoratori, ma anche per l’azienda con miglioramenti sul piano sociale ed economico: migliorano gli indici di produttività e la qualità della produzione, si riducono le assenze per malattie e infortuni e i costi associati, si favoriscono la socializzazione e l’aggregazione, la fidelizzazione e la soddisfazione del dipendente.

Quanta attività fisica occorre fare per mantenersi in buona salute?

In Europa, si stima che più del 35% delle persone resti seduta per più di 7 ore al giorno.
Anche in Italia, tra la popolazione adulta che lavora, la sedentarietà e un comportamento diffuso, determinato dai lunghi periodi trascorsi in piedi o seduti, durante la giornata. I lavoratori che dichiarano di avere invece uno stile di vita attivo sono una minoranza, rispetto a chi e attivo solo in parte.
La sedentarietà e una condizione che può essere favorita dal tipo di lavoro svolto, ma può essere anche un’abitudine mantenuta nel tempo libero. I dati dicono inoltre che questo comportamento tocca i picchi più alti tra i 50 e i 69 anni, tra le donne, tra le persone che hanno un titolo di studio basso o assente, tra chi incontra molte difficolta economiche, tra i cittadini stranieri e tra coloro che vivono nelle regioni del Sud.
E dimostrato che uno stile di vita salutare e, al contrario, un ottimo investimento di prevenzione. In particolare l’attività fisica, svolta ogni giorno secondo i livelli raccomandati, aiuta a mantenersi in buona salute e favorisce il benessere  psicologico riducendo ansia, depressione e senso di solitudine.
È importante scegliere di muoversi regolarmente, tutte le volte che se ne ha l’opportunità. Camminare, andare in bicicletta, salire le scale sono alcuni modi spontanei per aumentare i livelli di attività fisica e contrastare la sedentarietà.
Gli esperti precisano, tuttavia, che, per ottenere benefici sulla salute e sul benessere, occorre svolgere attività fisica in modo tale da migliorare l’efficienza cardiovascolare, la composizione corporea, la resistenza muscolare, la forza e la flessibilità.
Le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms) infatti dicono che una persona adulta, tenendo conto delle sue condizioni psicofisiche, dovrebbe svolgere settimanalmente:

  • almeno 150 minuti di attività fisica aerobica di moderata intensità, in sessioni di esercizio della durata di almeno 10 minuti per volta
    oppure
  • almeno 75 minuti di attività fisica aerobica vigorosa
    oppure
  • combinazioni equivalenti di attività fisica moderata e vigorosa (per es. 120 minuti di attività moderata e 15 di attività vigorosa).

Per ottenere maggiori benefici, i tempi di cui sopra vanno raddoppiati fino a 300 minuti di attività fisica aerobica di moderata intensità
oppure
150 minuti di attività fisica aerobica di intensità vigorosa.

A ciò si devono aggiungere esercizi per l’allenamento della forza muscolare, coinvolgenti i principali gruppi di muscoli, 2 o più giorni alla settimana.

Fonte: Regione Piemonte, Esperienze e strumenti per la promozione dell’attività fisica nei luoghi di lavoro.

Le azioni aziendali potranno svilupparsi sul terreno:

  • informativo/comunicativo (aumentare le conoscenze dei lavoratori sui benefici dell’attività fisica e sulle iniziative realizzate in merito in azienda e offerte dal territorio; motivare e sostenere il cambiamento dei comportamenti non salutari),
  • educativo/formativo (offrire sessioni di counseling individuale e di gruppo per acquisire conoscenze sull’importanza di fare attività fisica, competenze fisico/motorie, strategie di modifica dei comportamenti; organizzare un corso di fit o feldenkreis o bones for life o tai chi chuan o nordic walking aperto ai lavoratori),
  • strutturale/organizzativo (offrire risorse e spazi per spostarsi a piedi, in  bicicletta, salendo le scale; riconoscere tempi e spazi per svolgere esercizi facili in intervalli brevi).

Fonte: Regione Piemonte, Esperienze e strumenti per la promozione dell’attività fisica nei luoghi di lavoro.

L’azienda dovrà quindi ideare un progetto, per la cui definizione coinvolgerà i lavoratori e le lavoratrici interessate in un’ottica di libera scelta di adesione,  con l’obbiettivo di incoraggiare e sostenere i lavoratori nell’introdurre l’attività fisica nella loro routine quotidiana e creare un luogo di lavoro che riconosca il valore di uno stile di vita attivo come elemento essenziale del benessere personale e della collettività.

Esempi di buone prassi
  • Offrire un indennizzo di 25 centesimi per chilometro percorso ai lavoratori che, scegliendo di abbandonare l’auto, cominceranno ad andare in ufficio in bicicletta (reale  proposta del ministro dei Trasporti francese transalpino Frédéric Cuvillier – 2014);
  • Esistono anche in Italia casi esemplari di aziende che si caratterizzano per una sensibilità avanzata su queste tematiche. «In queste realtà si sperimentano e si attuano interventi di prevenzione e prevenzione della salute secondo un approccio partecipativo e attivo da parte del lavoratore attraverso una varietà di strumenti e soluzioni, alcune delle quali messe in atto anche come risposta alla fase critica del terremoto: informazione e formazione sulla cultura della salute, questionari di soddisfazione dei dipendenti, focus group, piani di tutela della salute, benefit anche a favore dell’intero nucleo familiare». (Epicentro, testimonianza  sul sito Passi di Adriana Giannini – direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Unità sanitaria locale di Modena).
  • Buona pratica campagna “scale per la salute” (se nella sede vi sono ascensori): Affissione, in corrispondenza degli ascensori di cartelli che incentivino l’uso delle scale (Regione Lombardia).
  • Attività di informazione – comunicazione a supporto della Pratica
    Buona pratica “promozione dell’uso della bicicletta per raggiungere la sede di lavoro”
    – Creazione parcheggio e rastrelliere coperti
    – Comodato d’uso biciclette
    – Convenzioni per sconti su acquisto/manutenzione e/o offerta di materiale utile (ferma pantaloni, bretelle o giubbetti ad alta  visibilità, ecc.) correlato all’utilizzo della bicicletta
    – Adesione/attivazione iniziative che incentivano l’uso della bicicletta per il percorso casa – lavoro (es. “Bike to work“ promosso  da FIAB) (Regione Lombardia).
  • Attività di informazione – comunicazione a supporto della Pratica
    Buona pratica “promozione di opportunità per svolgere attività  fisica”
    – Organizzazione di gruppi di cammino aziendali e formazione walking leader aziendali
    – Organizzazione “tornei/iniziative” aziendali (calcetto, pallavolo, da ping-pong, ecc.)
    – Disponibilità di spazi all’interno dell’azienda accessibili a tutti i dipendenti
    – Convenzioni o incentivi premiali che riguardino abbonamenti per palestre, piscine o centri sportivi (Regione Lombardia).
  • Attività di informazione – comunicazione a supporto della Pratica
    Buona pratica “attività del medico competente”
    – Formazione del Medico Competente al minimal advice e/o al counselling motivazionale (corso ECM o riconosciuto dall’ATS  territorialmente competente)
    – Valutazione dello stato di sedentarietà del dipendente durante le visite
    – Esecuzione regolare del minimal advice alle persone sedentarie
    – Consegna sistematica di materiale informativo che includa indirizzi e recapiti di opportunità di attività fisica gratuite (Gruppi di cammino, ecc.)
    – Inserimento del dato sulla prevalenza della sedentarietà tra i visitati nella relazione periodica (Regione Lombardia)
NOTE

(1) Key trends and drivers of change in information and communication technologies and work location – Foresight  on new  and emerging risks in Osh, Bilbao 2017.

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