Fonte: https://danieleverdescablog.wordpress.com/author/danieleverdescablog/
Un interessante articolo sul futuro prossimo venturo.
Per chi segue operativamente, dal punto di vista degli Artigiani del Digitale, le problematiche legate al mondo del lavoro (sicurezza, ambiente, privacy, welfare, ecc.) non può non segnalare un evento che certamente verrà indicato dalle generazioni future come un cambio di paradigma non solo nelle relazioni industriali ma nel modo stesso in cui sino ad ora abbiamo interiorizzato il concetto stesso di vita umana (lavorativa, sociale, esistenziale).
La Commissione Giuridica del Parlamento Europeo, infatti, ha predisposto una relazione (ad oggi ancora non vincolante) sulla definizione di un vero e proprio stato giuridico per la robotica (ossia norme di diritto civile per le macchine).
Tradotto in termini artigianali: non persone, ma neppure oggetti inanimati.
Se dovesse passare questo principio, avremmo di fronte una vera e propria rivoluzione, non solo industriale, ma di tutto il sistema della prevenzione e della protezione dei lavoratori e dei cittadini.
La relazione presentata dalla Commissione Giuridica dell’Europarlamento è davvero stupefacente per la semplicità con qui premette alcuni passaggi che ancora oggi sono ignoti oppure spaventano l’opinione pubblica.
Nel testo della relatrice Mady Delvaux si fanno alcune premesse. Tutte importanti e concrete.
- Lo sviluppo della robotica e dell’Intelligenza Artificiale (AI) è in piena accelerazione. Le richieste di brevetto per le tecnologie robotiche sono triplicate nel corso dell’ultimo decennio.
- Queste tecnologie avranno senza dubbio un impatto gigantesco sul mondo del lavoro. Se in termini di efficienza e risparmio economico, e anche di sicurezza, i robot sicuramente cambieranno in positivo il manifatturiero (ma anche il settore dei trasporti, l’assistenza medica, l’agricoltura), evitando molti dei rischi e dei compiti usuranti o ripetitivi per l’uomo, è altrettanto vero che gran parte del lavoro attualmente svolto dagli esseri umani sarà sostituito, e questo solleva preoccupazioni per il futuro dell’occupazione e la sostenibilità dei sistemi di previdenza sociale.
- È possibile che nel giro di pochi decenni l’intelligenza artificiale superi la capacità intellettuale umana al punto che, se non saremo preparati, potrebbe mettere a repentaglio la capacità degli umani di controllare ciò che hanno creato.
- La capacità di prendere decisioni, per autonomia cognitiva e apprendimento, dei robot del futuro li renderebbe più simili ad agenti dell’ambiente circostante: questo pone il tema della responsabilità giuridica.
- Per affrontare questo scenario è necessario stabilire norme che partano dalla costruzione fino all’individuazione delle responsabilità, cioè codici di condotta che superino il limite di quanto può essere tradotto in codice macchina, ma che coinvolgano anche gli esseri umani nella loro convivenza con le macchine e viceversa.
È fondamentale, secondo i relatori della commissione, che ci si chieda se non sia il caso di dare ai robot uno status giuridico, di “persone elettroniche”, questo perché altrimenti non si saprebbe da dove cominciare negli infiniti casi legali che ci attendono quando i veicoli autonomi, gli assistenti sanitari, la robotica di riparazione del corpo umano, i droni, saranno parte integrante della vita di centinaia di milioni di persone.
Il concetto espresso dalla mozione per questa sfida etico-legale parte dalla definizione europea comune di robot autonomi intelligenti e delle loro subcategorie: un robot che acquisisce autonomia grazie a sensori e/o mediante lo scambio di dati con il proprio ambiente (interconnettività) e scambio e analisi di tali dati; che ha capacità di autoapprendimento; in presenza di supporto fisico o adeguamento del comportamento e delle azioni all’ambiente.
Tra i principali suggerimenti della mozione c’è costituire un Comitato etico europeo che lavori a un quadro di orientamento per la progettazione, la produzione e l’uso di robot; istituire un registro pubblico di immatricolazione dei robot; immaginare uno status giuridico specifico per i robot, di modo che almeno i robot autonomi più sofisticati possano essere considerati come persone con diritti e obblighi specifici, compreso quello di risarcire qualsiasi danno da loro causato; creare un fondo per risarcire questi danni.
Se tutto questo cambiamento poi non dovesse bastare, vi invito a leggere un articolo dell’Avv. Marco Scialdone, da tempo esperto degli aspetti legali dei comportamenti non umani: anche in questo caso il futuro ha già ben piantato le sue radici nel presente, anche se ancora non vediamo concretamente i cambiamenti in atto (il seme dell’albero sviluppa le sue radici sottoterra prima di elevare i suoi rami al cielo).
Credo che tutti noi Artigiani del Digitale, con le mani in pasta nel mondo del lavoro (e non solo) dovremmo iniziare a riflettere non unicamente sui codici di programmazione o la stampa in 3D, ma anche sulle basi stesse dei cicli produttivi e delle relazioni industriali come sino ad oggi le abbiamo conosciute, e se queste non saranno storia (umana) in un futuro non poi così remoto.