La Regione Emilia-Romagna ha approvato il primo luglio scorso [1] una delibera con la quale è stato approvata l’istituzione di Ambulatori specialistici di medicina del lavoro nel contesto della rete delle Case di Comunità.
Casa di Comunità
La Casa della Comunità (prima Casa della salute) è il modello organizzativo per l’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento: luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale.
Nella Casa della Comunità lavorano in modalità integrata e multidisciplinare tutti i professionisti per la progettazione ed erogazione di interventi sanitari e di integrazione sociale, con la partecipazione della comunità locale nelle sue varie forme: associazioni di cittadini, pazienti, caregiver, volontariato.
Attualmente sono 128 le Case della salute o di comunità realizzate in Emilia Romagna, il 25,6% del totale nazionale. Entro il 2030 ne sono previste 170.
Entro il 2030 queste strutture evolveranno per garantire in modo sempre più coordinato ai cittadini:
- l’accesso unitario e integrato all’assistenza sanitaria, sociosanitaria e socioassistenziale
- la prevenzione e promozione della salute
- la presa in carico di persone con problemi di cronicità e di fragilità
- la valutazione del bisogno della persona e l’accompagnamento alla risposta più appropriata
- la risposta alla domanda di salute della popolazione e la garanzia della continuità dell’assistenza
- l’attivazione di percorsi di cura multidisciplinari che prevedono l’integrazione tra servizi sanitari, ospedalieri e territoriali, e tra servizi sanitari e sociali
Fonte: Regione Emilia Romagna (https://salute.regione.emilia-romagna.it/cure-primarie/casa-della-comunita)
La scelta fatta dalla Regione Emilia Romagna è motivata dalla necessità di correggere la disomogeneità (sia dei percorsi di accesso sia dei destinatari) nelle possibilità di utilizzo di questi servizi offerti attualmente dagli ambulatori di medicina del Lavoro collocati presso i Servizi di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (SPSAL) regionali. La collocazione di tali servizi anche presso le Case di Salute o di comunità dovrebbe garantire a tutti i cittadini un accesso più agevole e quindi più equo su tutto il territorio regionale.
L’intervento è d’altronde coerente con le previsioni dell’attuale Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, e del Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025 della Regione Emilia-Romagna che sottolineano la necessità di
adottare le azioni finalizzate alla maggiore emersione dei disturbi e delle patologie correlate al lavoro e contestualmente di incrementare la sensibilizzazione e la conoscenza da parte di tutti gli operatori sanitari pubblici e privati, in modo da individuare precocemente la malattia, attuare tempestivamente i possibili interventi a protezione della persona sul luogo di lavoro, prevenire il possibile aggravamento clinico della malattia e facilitare il percorso di riconoscimento della patologia in sede assicurativa Inail quale malattia professionale consentendo l’erogazione dei previsti benefici al lavoratore tecnopatico
In particolare con riferimento all’amianto [2], in attuazione della Intesa Stato-Regioni sull’adozione del Protocollo di Sorveglianza Sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto, sono istituiti presso i Dipartimenti di Sanità Pubblica delle Aziende Usl Ambulatori di medicina del lavoro per l’attuazione del Programma regionale di assistenza informativa e sanitaria per i lavoratori ex esposti ad amianto e per la costituzione della Rete della Regione Emilia-Romagna per la presa in carico dei pazienti affetti da mesotelioma pleurico maligno.
Va inoltre ricordato che si riferiscono alla sorveglianza sanitaria relativa alle esposizioni negli ambienti di lavoro anche i Livelli essenziali di assistenza (Lea), con riferimento all’area prevenzione, che le Regioni devono garantire, ciascuna nel proprio territorio, su tutto il territorio nazionale.
Livelli essenziali di assistenza area prevenzione macro attività
Allegato I (“Prevenzione Collettiva e Sanità Pubblica”) del DPCM 12/01/2017 Area C
Lea Prevenzione – area C5 (Prevenzione delle malattie lavoro correlate e promozione degli stili di vita sani)
Prestazioni specialistiche di medicina del lavoro finalizzate alla emersione delle malattie professionali e al riconoscimento dei benefici assicurativi, con particolare riferimento ai seguenti ambiti:
- Valutazione dell’origine professionale dei casi di patologie da amianto
- Valutazione della correlazione tra la patologia diagnosticata e l’esposizione a rischi lavorativi
- Valutazione dei casi di disagio lavorativo e problematiche legate allo stress-lavoro correlato
- Valutazione dei ricorsi avverso il giudizio del medico competente ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 81/2008 prestazione erogata in forma collegiale multi-specialistica.
Lea Prevenzione – area C6 (Sorveglianza degli ex-esposti a cancerogeni e a sostanze chimiche/fisiche con effetti a lungo termine).
- Programma di assistenza informativa e sanitaria rivolto ai lavoratori ex esposti ad amianto (D.G.R. n. 1410/2018) per la definizione del percorso assistenziale più appropriato, finalizzato all’individuazione di eventuali patologie amianto-correlate ed al contenimento delle loro possibili complicanze, oltre che per la formulazione della diagnosi di malattia professionale amianto-correlata e l’effettuazione dei conseguenti adempimenti medico-legali, in particolare di natura assicurativa.
- Programmi di sorveglianza finalizzati all’inchiesta epidemiologica, alla valutazione dell’origine professionale e agli eventuali adempimenti medico-legali a favore dei pazienti affetti da Mesotelioma Maligno, da Tumori Nasosinusali, o da Neoplasie a bassa frazione eziologica, nell’ambito del Sistema Regionale di Sorveglianza epidemiologica rispettivamente del ReNaM (Registro Nazionale Mesoteliomi), del ReNaTuNS (Registro Nazionale Tumori Naso-Sinusali) e del ReNalOCCAM (Registro Nazionale Occupational Cancer Monitoring), di cui all’art. 244 del D.Lgs. 81/2008.
La valutazione dell’attuale modello di gestione regionale, relativo ai controlli sanitari volti a verificare il sussistere di un’esposizione lavorativa, evidenzia che attualmente le attività ambulatoriali degli Spsal sono principalmente rivolte ai lavoratori ex esposti ad Amianto, mentre il numero delle richieste di presa in carico per altre possibili patologie lavoro correlate è relativamente basso verosimilmente in conseguenza della
mancanza di reti strutturate e dei necessari percorsi, protocolli, strumenti operativi e modalità organizzative standardizzate, che determina difformità organizzativa sul territorio regionale.
Da queste constatazioni nasce la necessità di istituire nuovi percorsi che garantiscano anche l’inserimento dell’ambulatorio nella Rete delle Case di Comunità, creando quindi un contesto di prevenzione ben identificabile, anche a valenza informativa nei confronti dell’utenza ove sviluppare modelli di integrazione.
Da sempre si evidenzia come il mancato/sottostimato riconoscimento del nesso tra danni alla salute – soprattutto con riferimento ai segnali precoci – ed esposizioni lavorative sia in buona parte dovuto dalla scarsa sensibilità/informazione da parte del Medico di medicina generale (Mmg): il carattere territoriale delle Case di comunità e l’intento anche informativo che queste si propongono potrebbero contribuire a correggere questa grave carenza del sistema di gestione delle tecnopatie per quanto riguarda la loro emersione e prevenzione.
NOTE
[1] Delibera n. 1320 del 1° luglio 2024.
[2] Deliberazione n. 1410 del 3 settembre 2018.