Relazione Inail 2016

Come ogni anno leggiamo in questo periodo i dati scaturiti dalla Relazione Inail 2016.

La relazione annuale è stata illustrata dal presidente dell’Inail, Massimo De Felice, pochi giorni fa a Roma, presso la Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio. I dati riguardano l’anno 2016 e sono relativi all’andamento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali in Italia, i dati di bilancio dell’Istituto e i risultati più rilevanti conseguiti sul fronte degli investimenti, delle politiche in materia di cura, riabilitazione e reinserimento e delle attività e dei piani della ricerca.

Il primo dato su cui riflettere è l’incremento dello 0,7% delle denunce di infortunio sul lavoro, passate dai 637.144 casi del 2015 ai 641.345 del 2016, con una crescita di circa 4.200 unità.

Ricorda in una nota l’Anmil che

in questi ultimi decenni il fenomeno infortunistico aveva mostrato una costante tendenza alla diminuzione che si era iniziata già a partire dai primi anni ‘90 quando si contavano circa 1,2 milioni di infortuni e quasi 2.500 morti sul lavoro l’anno. Da allora ogni anno ci son stati sempre meno infortuni e meno morti sul lavoro. Questa tendenza virtuosa si è poi ulteriormente e particolarmente accentuata a partire dal 2008 e si è protratta con ritmi molto intensi fino a qualche anno fa. Sono gli anni in cui il Paese ha attraversato una profonda crisi economica ed al favorevole trend infortunistico già in atto si è sommato il calo della produzione e del monte-lavoro (sia in termini di occupati che di ore lavorate) che hanno comportato una parallela contrazione dell’esposizione al rischio e quindi degli infortuni stessi. Ma già a partire dal 2012 (forse l’anno terminale della lunga crisi economica) il calo del numero degli infortuni ha cominciato a mostrare segnali significativi di un progressivo rallentamento: da -8,8% del 2012, a – 6,8% nel 2013, a -4,5% nel 2014, a -4,0% nel 2015 per finire, appunto, con il +0,7 del 2016. In pratica, una “forbice” che si è andata via via restringendo fino a chiudersi completamente.

Anche nei primi mesi del 2017 sembra, peraltro, confermarsi la linea, pur se in misura più contenuta: nel primo quadrimestre di quest’anno si registra, infatti, un aumento degli infortuni dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2016.

Per quanto riguarda gli infortuni con esito mortale c’è invece una discesa significativa, importante in quanto arriva dopo un anno che aveva preoccupato tutti per l’impennata di morti sul lavoro. Nel 2015  c’era stata, infatti, una crescita di quasi il 10% (115 decessi in più) rispetto al 2014.

Segnala la relazione che

delle 1.104 denunce di infortunio con esito mortale (erano 1.286 nel 2015, 1.364 nel 2012) gli infortuni accertati “sul lavoro” sono 618 (di cui 332, pari al 54%, “fuori dell’azienda”): anche se i 34 casi ancora in istruttoria fossero tutti riconosciuti “sul lavoro” si avrebbe una diminuzione del 12,7% rispetto al 2015 e di circa il 25% rispetto al 2012.

Prosegue invece la crescita, anche se con numeri più contenuti, delle denunce relative alle  malattie professionali che sono state circa 60mila (circa 1.300 in più rispetto al 2015), con un aumento di circa il 30% rispetto al 2012. Ne è stata riconosciuta la causa professionale al 33%, il 4% è ancora “in istruttoria”. Il 64% delle denunce è per malattie del sistema osteomuscolare. Ricordiamo che questo tipo di malattie professionali sono state inserite nel 2008 quando venne emanata la nuova “Tabella delle malattie professionali”.  Mentre sono state poco più di 1.400 i lavoratori con malattia asbesto-correlata;

Continua la Relazione:

i lavoratori deceduti nel 2016 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 1.297 (il 32,2% in meno rispetto al 2012), di cui 357 per silicosi/asbestosi (l’88% è con età al decesso maggiore di 74 anni, il 71% con età maggiore di 79 anni).

Nell’ambito delle malattie però non tutto è negativi, infatti i lavoratori deceduti nel 2016 con riconoscimento di malattia professionale sono stati 1.297, in netto calo rispetto ai 1.659 dell’anno precedente e ai 1.913 del 2012.

La relazione infine si sofferma sulla fase ispettiva.

Nel 2016 sono state controllate 20.876 aziende (il 73% del terziario, il 23% del settore industria): l’87,6% è risultato irregolare. Sono stati regolarizzati 57.790 lavoratori, di cui 52.783 irregolari e 5.007 “in nero.

Un dato ancora pesante pur sottolineando come l’affinarsi dell’attività ispettiva porti a programmare le ispezioni non a caso, ma sempre più mirate ai settori e alle aziende maggiormente rischiose.

Rimane l’impressione di uno zoccolo duro di aziende che non si decidono a scegliere una produzione sicura. Pur sopportandone i costi occulti, non va dimenticato che l’Inail denuncia che gli infortuni sul lavoro nel 2016 hanno causato circa 11 milioni di giornate perdute.

La Relazione 2016 si può leggere integralmente all’indirizzo: https://www.inail.it/cs/internet/comunicazione/pubblicazioni/rapporti-e-relazioni-inail.html

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