I rischi elettromagnatici per i manutentori sui tetti

Fonte: EU-Osha


Un documento della Commissione Europea tratta diversi casi di contatto con l’emissione di campi elettromagnetici. Uno di questi riguarda i rischi correlati alle “antenne da tetto”.

Sono diversi i lavoratori che accedono al tetto per svolgere varie ispezioni dell’edificio e mansioni di pulizia e manutenzione: addetti alla pulizia dei vetri, carpentieri specializzati nei lavori sul tetto, tecnici del condizionamento dell’aria, ispettori assicurativi, tecnici di antenne e che quindi possono venire a contatto con questo rischio.
Il documento della Commissione Europea indica cosa fare in questi casi.

I tecnici di antenne “potrebbero aver ricevuto una formazione specializzata in materia di sicurezza per la radiazione da radiofrequenza ed essere dotati di segnali di allarme per il monitoraggio dell’esposizione personale”, mentre molti altri lavoratori “probabilmente non hanno ricevuto alcuna formazione e di conseguenza hanno scarsa preparazione in merito a questi problemi”.

Sarebbe opportuno che gli operatori adottassero una ‘posizione sicura’ al momento di installare le antenne. Ciò significa che le antenne devono essere collocate in modo tale che i lavoratori, stando in piedi sul tetto in una posizione normale, non possano entrare inavvertitamente in una zona di esclusione dell’antenna. La zona di esclusione dell’antenna è l’area vicino all’antenna in cui l’esposizione potrebbe superare i livelli di riferimento forniti nella raccomandazione (1999/519/CE) del Consiglio. La zona di esclusione dell’antenna dovrebbe essere accessibile soltanto ai lavoratori con dispositivi di salita, come scale o impalcature. Se i lavoratori devono accedere a una zona di esclusione, potrebbe essere necessario spengere l’antenna. Se la zona di esclusione dell’antenna deve sovrapporsi all’area del tetto in cui è possibile rimanere normalmente in piedi, allora l’area del tetto deve essere delimitata.

Nel caso in esame si parla di antenne “solitamente associate ai sistemi di telecomunicazione mobile, comprese le stazioni base di telefonia mobile e un sistema di cercapersone. Oltre alle antenne settoriali, la stazione base di telefonia mobile includeva anche un collegamento di dati punto a punto. Il proprietario non ignorava che diversi tipi di antenne presentano diversi tipi di pericoli e, in termini generali, che:

  • le antenne settoriali della telefonia mobile (800-2 600 MHz) possono presentare un pericolo nel caso di movimento in avanti di qualche metro e, in misura minore, sui lati e all’indietro;
  • le antenne paraboliche a microonde (10-30 GHz) associate alle stazioni base di telefonia mobile tendenzialmente non presentano un pericolo significativo;
  • le antenne dipolo e le antenne collineari (a stilo) (80-400 MHz) possono presentare un pericolo un metro o due intorno all’antenna.

C’è un approccio alla valutazione che viene consigliato, svolto applicando la metodologia proposta da OiRA (la piattaforma interattiva online dell’EU-OSHA per la valutazione del rischio).

Innanzitutto il proprietario deve svolgere

un’ispezione visiva di base del tetto per individuare le antenne e i relativi operatori e le ha segnate sulla pianta del tetto. Successivamente ha contattato gli operatori e ha chiesto loro di visitare il sito per identificare le proprie antenne e fornire le relative informazioni di sicurezza. Il proprietario ha poi esaminato il registro di controllo per vedere chi avesse avuto accesso al tetto e ha cercato di determinare la natura del lavoro svolto. Sulla base di queste informazioni, sono stati individuati i punti in cui i lavoratori possono accedere a regioni di campo pericolose o zone di esclusione.

Ricordiamo che è buona prassi per i lavoratori

non avvicinarsi alle antenne irradianti e non esporsi a potenziali livelli di azione (LA) in eccesso; e soprattutto non devono rischiare di toccare antenne irradianti.

Successivamente all’ispezione visiva e ai contatti con gli operatori il proprietario

ha raccolto in un fascicolo le informazioni rilevanti sulla sicurezza, successivamente messe a disposizione dei lavoratori che operano sul tetto. Questo comprendeva un inventario dettagliato delle seguenti informazioni relative alle antenne: tipo di antenna (per esempio antenna settoriale, parabola a microonde, dipolo ripiegato), operatore, ubicazione (posizione, altezza, orientamento), parametri operativi, estensione di eventuali zone di esclusione, data di installazione.

Tornando all’ispezione visiva del tetto compiuta dal proprietario, essa “ha rivelato quanto segue:

  • la porta di accesso al tetto era chiusa a chiave e la chiave era custodita dal responsabile per la sicurezza dell’edificio. Un segnale di avvertimento relativo alla presenza di antenne a radiofrequenza era affisso sul lato interno della porta;
  • le antenne settoriali della telefonia mobile erano installate nella parte superiore del vano ascensore, e le relative zone di esclusione erano inaccessibili. Segnali di avvertimento sono stati affissi sulle aste di supporto e sugli alloggiamenti delle antenne;
  • la scala di accesso al tetto del vano ascensore si trovava al di là di una porta chiusa a chiave ed era stato predisposto un segnale di avvertimento;
  • le antenne paraboliche a microonde sono state installate in alto su delle aste; i loro raggi erano inaccessibili (in ogni caso l’operatore ha dichiarato per iscritto al proprietario che non esistono zone di esclusione)”.

Nel documento vengono infine presentate le precauzioni adottate, tra cui:

  • “l’invito all’operatore del sistema di cercapersone di allontanare la relativa antenna (dipolo ripiegato) dal passaggio e di affiggere un segnale di avvertimento;
  • l’installazione di un fermo meccanico in modo che la piattaforma di pulizia delle finestre non possa essere sollevata di fronte alle antenne settoriali;
  • l’elaborazione di una procedura scritta di sicurezza che tutti i lavoratori dovranno leggere (e firmare) prima di poter accedere al tetto. Essa comprende piani di emergenza per gli incidenti ragionevolmente prevedibili”.

> Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici – Volume 2: Studi di casi

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