Rls: gli interrogativi da porsi.

Rls gli interrogativi da porsi

Ogni tanto è bene fermarsi a riflettere sui limiti della normativa vigente e su il divario tra realtà e dettato legislativo. Questa volta lo facciamo dal punto di vista del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, l’RLS.

Partiamo da alcune domande posteci da un Rls in una importante azienda.

In che misura l’Rls:

  • ha un effettivo accesso a tutti i luoghi di lavoro aziendali?
  • è effettivamente consultato preventivamente e tempestivamente, quindi in corso di elaborazione del documento di valutazione dei rischi?
  • contribuisce alla costruzione di un reale programma delle misure e degli interventi di prevenzione?
  • mantiene un dialogo costante con il medico competente?
  • riceve il Dvr e ha accesso a tutti i dati e alla documentazione riguardante le misure di prevenzione ?

Oltre la sua attività aziendali, l’Rls ha una serie di altri punti che richiedono la sua attenzione. Per esempio, in che misura Rls:

  • viene coinvolto dalla propria organizzazione sindacale in periodici bilanci di attività?
  • contribuisce, insieme ad altri Rls, alla costruzione di piattaforma contrattuali sui suoi argomenti?
  • contribuisce, insieme ad altri Rls, alle decisioni che a livello regionale, nel Coordinamento ex-art.7, vengono prese?
  • è al centro di un processo formativo che oltrepassa quello di base previsto dalla norma?

Se molte delle risposte a queste domande sono “per niente” oppure “poco” abbiamo uno spaccato della dura vita del Rls e del suo scarso peso nelle politiche di prevenzione, e dello scarso peso di queste nella realtà lavorativa. Perché una cosa è chiara: l’apporto del Rls non è ininfluente o formale.

Il Rls è la voce del punto di vista concreto dei lavoratori, di ciò che questi vivono, pensano, sperimentano, incontrano, soffrono durante le ore di lavoro. Molti di questi aspetti sono spesso sconosciuti sia al Datore di Lavoro, che al suo collaboratore, l’Rspp, che al Medico Competente.
Sono conosciuti invece dal Rls per due motivi: perché è un lavoratore come gli altri e perché ha un ruolo di rappresentanza che fa di lui una persona esperta e un punto di riferimento per i suoi colleghi.

È stata da poco pubblicata un’indagine condotta dall’Azienda ULSS  6 Euganea – Dipartimento di Prevenzione della Regione Veneto – Assessorato alla Sanità, nell’ambito degli obiettivi indicati Piano Regionale Prevenzione 2014-2018 dal titolo: RUOLO DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA – Compiti, funzioni e responsabilità. Tre indagini empiriche.

Dall’indagine emergono due caratteristiche fondamentali dei Rls: la profonda motivazione a portare avanti il loro lavoro, da un lato, l’insoddisfazione per le difficoltà che incontrano, dall’altro.

emerge la percezione da parte dei RLS di svolgere una funzione articolata e complessa, che non si esaurisce nell’essere consultati e messi a conoscenza delle diverse situazioni di rischio, ma si estrinseca attraverso la loro attiva partecipazione e proposta di soluzioni sia di fronte ai possibili reali rischi, sia di miglioramento dell’esistente.

A questo si aggiunge una precisazione:

Tali risultati non devono, tuttavia, far pensare che non sia possibile un miglioramento nei livelli di soddisfazione lavorativa e di raggiungimento degli obiettivi da parte dei RLS. Infatti, si può dimostrare come intervenendo sulla percezione di possibili conflittualità, che possono essere diverse a seconda del campione considerato, migliorano la soddisfazione e la performance sia direttamente, sia attraverso un maggior livello di coinvolgimento nel lavoro del RLS. Tali relazioni potrebbero agire con maggior forza nel promuovere il benessere dei RLS, attraverso un rafforzamento di risorse positive, con particolare riferimento alla resilienza.
I risultati vanno anche letti alla luce della multifattorialità delle problematiche di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, che richiede competenze multidisciplinari, sia nella fase di valutazione dei rischi sia nella successiva definizione e gestione delle misure di prevenzione, in prospettiva di Responsabilità Sociale di Impresa (RSI; Bartolucci, Santantonio, Casciani, & Dagazzini, 2010). In tale prospettiva, la figura del RLS, per  svolgere efficacemente il proprio ruolo, dovrebbe essere coinvolta in una concreta e proficua collaborazione con le altre figure professionali. Risulta altrettanto centrale anche l’adozione di modelli organizzativi orientati alla RSI non solo nelle aziende di medio-grandi dimensioni, ma anche in quelle di piccole dimensioni e artigianali (la maggioranza nel nostro territorio e nel campione indagato), avvalendosi del supporto di servizi di ascolto e di consulenza per l’organizzazione positiva (De Carlo, Falco, & Capozza, 2013). Inoltre, ricordiamo che la figura del RLS dovrebbe essere adeguatamente supportata, per impedire che motivazione e impegno vengano sostituite da disaffezione e senso di inefficacia professionale, con evidenti ripercussioni negative sia in termini di soddisfazione lavorativa sia di performance.

Da qui tre proposte per migliorare l’attività del Rls e aumentare:

  • le competenze relazionali
  • le competenze tecnico-professionali
  • gli incontri tra Rls per condividere problematiche, esperienze, soluzioni.

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