di A. Di Martino, Osservatorio Sicurezza Scuole
fonte: Bollettino Regione Piemonte n. 2
La sicurezza è un concetto multidimensionale, riferito a tutte le situazioni e a tutti gli ambienti di vita delle persone, compresi i luoghi di lavoro, che comprende due accezioni strettamente correlate: quella valoriale e quella tecnica.
L’accezione valoriale considera la sicurezza non solo come insieme di norme che inducono ad una protezione coercitiva, ma come principio compreso nella nozione più ampia di salute 2 e quindi come diritto primario della persona e come valore fondamentale tutelato dalla nostra Costituzione agli artt. 2, 4, 32, 35 e 41.
In campo scolastico la CM 86/2010 individua la sicurezza quale nucleo tematico incluso nell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione previsto dalla L. 169/08, e rientrante nei curricoli delle scuole di ogni ordine e grado. Il concetto è ripreso dal Decreto n. 45/2011 MIUR-ANSAS3 che utilizza l’espressione generale di “sicurezza umana», e la definisce quale “etica della responsabilità individuale e sociale” cioè è il modo in cui i singoli e le comunità proteggono i propri interessi e i propri valori, in risposta a bisogni primari quali educazione, salute, lavoro, ambiente sano, sviluppo sostenibile, coesione sociale. La sicurezza sotto l’aspetto tecnico viene definita non come sicurezza assoluta, cioè l’assenza totale di rischi e pericoli, che è un concetto non traducibile nella vita reale, ma come pianificazione e controllo delle condizioni determinanti.
Nella scuola, ambiente di vita e di studio ma anche luogo di lavoro ai sensi del D.lgs. 81/08 (Testo Unico in materia di salute e sicurezza del lavoro, di seguito TU), le condizioni determinanti sono individuabili nei seguenti ambiti:
- le strutture fisiche dei luoghi di lavoro (edifici scolastici, igiene, impianti…), la cui competenza ricade sugli Enti Proprietari degli immobili
- le condizioni di esercizio (organizzazione e gestione delle attività, utilizzo di locali e attrezzature, in/formazione e addestramento del personale, norme di prevenzione ecc), di cui è responsabile il dirigente scolastico nella sua qualità di datore di lavoro.
Quando si parla di sicurezza a scuola, in genere ci si riferisce quasi sempre a situazioni di rischio connesse con la vulnerabilità delle strutture fisiche e alle condizioni di degrado che effettivamente sono presenti in gran parte degli edifici scolastici sia per la vetustà delle scuole stesse, sia per la carenza d’interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. I crolli della scuola di San Giuliano di Puglia e del controsoffitto del Liceo Darwin di Rivoli sono tragici esempi di una situazione definita di “emergenza nazionale”,che ha richiamato l’attenzione dei vari governi degli ultimi anni nel destinare risorse finanziarie per Piani d’interventi di edilizia scolastica, l’ultimo dei quali è in corso di attuazione.
Ma la sicurezza, come evidenziano i rapporti informativi sull’andamento degli infortuni, è anche frutto di un’efficace organizzazione e gestione delle condizioni di esercizio, e molti rischi presenti nell’ambiente scolastico possono essere ridotti o eliminati agendo sui comportamenti degli studenti e del personale. Siamo tutti consapevoli delle problematiche (economiche, d’interpretazione normativa,ecc.) che incontrano i dirigenti scolastici nel porre in essere gli adempimenti obbligatori previsti dal TU e, in certi casi, nel distinguere le proprie responsabilità da quelle degli Enti proprietari degli edifici scolastici. Ma lo scopo di questo scritto, è quello di offrire una prospettiva che permetta di correlare le coordinate tecniche o di legge con gli aspetti più culturali, formativi, e, se vogliamo, anche etici del tema della sicurezza. Prospettiva che si può sviluppare tramite l’approfondimento dei tre concetti chiave, o meglio tre processi, che sono coinvolti nella gestione e nella salvaguardia della salute e sicurezza.
Questi tre processi, che ho riunito nell’insieme delle 3 P sono: la Prevenzione,la Protezione, la Promozione.
Essi sono integrati e sono caratterizzati da un percorso circolare nel senso che ognuno concorre allo sviluppo dell’altro e insieme si evolvono con continue verifiche e adeguamenti in relazione all’ambiente in cui operano.
La prevenzione
Il D.lgs. 81/08 Art. 2 c. 1 lettera n, definisce la prevenzione come: “Il complesso delle disposizioni o misure necessarie, anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali, nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno”. Si tratta quindi di tutte quelle azioni che sono programmate e realizzate con la finalità di eliminare o ridurre la probabilità che un evento indesiderato accada. Le misure di prevenzione possono essere di tipo strutturale o organizzativo, ad esempio la corretta progettazione ed esecuzione d’interventi di manutenzione, d’impianti, di macchinari, ma anche l’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori, l’adozione di comportamenti e procedure operative adeguate e così via. Nella scelta delle misure da adottare, i datori di lavoro devono garantire il principio della massima sicurezza tecnologicamente possibile, in base al progresso tecnico e alle conoscenze scientifiche disponibili per quel determinato settore di lavoro. Tale principio, affermato dalle direttive europee, è stato recepito nell’articolo 15 c. 1, punto c) del TU, che prescrive, tra le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro “l’eliminazione dei rischi e,ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo in relazione alle conoscenze acquisite in base al progresso tecnico”.
La protezione
Il concetto di protezione richiama la difesa contro ciò che potrebbe recare danno e consiste in un’azione o un elemento che s’interpone tra qualcuno che può subire il danno stesso e ciò che lo può causare. Consiste quindi nel complesso delle misure che servono a ridurre le conseguenze di un infortunio/incidente nel momento in cui si verifica. La protezione si può in un certo senso assimilare a quello che in medicina si chiama “prevenzione secondaria”. Sappiamo che in medicina la prevenzione primaria significa evitare o ridurre l’insorgenza della malattia, ad esempio non fumare per ridurre il rischio di cancro al polmone, adottare uno stile di vita sano per evitare patologie tumorali o cardiache ecc. La prevenzione secondaria è invece mirata a ridurre gli effetti della malattia già in corso, ad es. attraverso una diagnosi precoce, un’adeguata terapia farmacologica ecc. Allo stesso modo, nel campo della sicurezza nei luoghi di lavoro, la protezione è mirata non tanto a ridurre le occasioni di evento dannoso, quanto a limitarne le conseguenze a persone e cose.
Essa tende dunque ad agire sulla gravità del possibile danno conseguente all’esposizione ad uno o più fattori di rischio. Si distingue tra protezione attiva, che richiede l’intervento di un operatore o l’azionamento di un impianto, e protezione passiva, che non necessita né dell’uno né dell’altro. Numerosi esempi di misure protettive si trovano nel campo della sicurezza antincendio:
- gli elementi di protezione attiva sono finalizzati alla precoce rilevazione/rivelazione dell’incendio, alla segnalazione e all’azione di spegnimento, ad esempio estintori e idranti, impianti di rivelazione automatica d’incendio, impianti di spegnimento automatici, dispositivi di segnalazione e d’allarme, evacuatori di fumo e calore.
Recentemente, con il DM 20 dicembre 2012 Regola tecnica di prevenzione incendi per gli impianti di protezione attiva contro l’incendio installati nelle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, sono stati disciplinati la progettazione, la costruzione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti di protezione attiva contro l’incendio; - gli elementi di protezione passiva hanno l’obiettivo di limitare degli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo, per garantire l’incolumità dei lavoratori, contenere i danni a strutture , macchinari , beni e così via. Tra essi si possono comprendere: barriere antincendio (isolamento, distanze di sicurezza esterne ed interne, muri tagliafuoco); strutture con resistenza al fuoco commisurata ai carichi d’incendio; materiali classificati alla reazione al fuoco; sistemi di ventilazione; sistema di vie d’uscita commisurate al massimo affollamento ipotizzabile.
Vi è poi tutto l’ambito dei Dispositivi di Protezione Individuale (caschi, calzature ecc.) e Dispositivi di Protezione Collettiva (reti di sicurezza, nei cantieri, cappe chimiche nei laboratori, ecc.) che è ampiamente normato dal TU e dalla normativa vigente.
La promozione
I due processi sopra richiamati costituiscono i due capisaldi dell’azione del servizio di Prevenzione e Protezione dai rischi, definito dall’articolo 2 comma 1 lettera l del TU come “l’insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda, finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori”.
Ma c’è un terzo processo altrettanto importante da affiancare ai primi due: la promozione, che è definito dalla Carta di Ottawa, siglata nel 1986 dagli stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, durante la 1° Conferenza internazionale sulla Promozione della salute come “Il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e sui suoi determinanti, e dunque di migliorare la salute stessa”. Tale definizione, ripresa nelle conferenze successive, può senz’altro valere anche per quanto riguarda la sicurezza, che, come abbiamo visto, rientra nel concetto più ampio di salute.
Controllare la propria salute e sicurezza significa ridurre il rischio di eventi dannosi e limitarne i danni, per cui anche la promozione rientra nella prevenzione, ma l’aspetto fondamentale che la caratterizza è il riconoscimento della soggettività dell’individuo. Questo significa che la gestione della sicurezza da un lato, è affidata a soggetti con specifiche responsabilità, che devono garantire per esempio edifici stabili, impianti efficienti, gestione corretta delle attività ecc., ma dall’altro lato considera e coinvolge i singoli individui quali soggetti attivi nel determinarla, mantenerla e migliorarla, con il proprio comportamento e con le proprie scelte quotidiane di cittadini responsabili.
Il ruolo fondamentale della scuola è riconosciuto, oltre che dagli ordinamenti scolastici, decreti e circolari del MIUR, anche dal TU, che nell’art. 11 c. 4 investe ufficialmente gli istituti scolastici della facoltà di promuovere e divulgare la cultura della salute e sicurezza, con percorsi formativi interdisciplinari, che possono essere finanziati dal MIUR, previo trasferimento di risorse da parte del Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali (art. 11, c. 1 lettera c), oppure sono svolti nell’ambito e nei limiti delle risorse disponibili degli istituti (art. 11, c. 4).
Possiamo quindi considerare la scuola a pieno titolo uno degli attori del Sistema di promozione della salute e sicurezza, cioè “il complesso dei soggetti istituzionali che concorrono, con la partecipazione delle parti sociali, alla realizzazione di programmi d’intervento finalizzati a migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori” (TU art. 2 c. 2 lettera p).
NOTE
(1) Estratto dell’articolo pubblicato dalla rivista “Dirigere la scuola” – Euroedizioni, 3/2015
(2) La salute è lo “stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o infermità” (Art. 2,c. 1 lettera o D.lgs. 81/08 e Organizzazione Mondiale della Sanità, 1948)
(3) Bando di concorso per le scuole “Cittadinanza, Costituzione e Sicurezza”