“Sicurezza sul lavoro: la formazione fa la differenza”: le richieste dei sindacati in Lombardia

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L’ Assemblea Regionale dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dei Delegati sindacali, che si è svolta a Milano l’8 maggio scorso, ha affrontato quest’anno il tema della formazione  sottolineando prioritariamente due aspetti:

  • in primo luogo che tutti i lavoratori e le lavoratrici hanno diritto a “una formazione correttamente erogata e “alla verifica delle competenze apprese in qualunque contesto e dimensione lavorativa/aziendale operino
  • e che la formazione dei lavoratori, insieme alla informazione e all’addestramento, deve avere sempre come riferimento la specificità del contesto aziendale e le mansioni concretamente svolte dai lavoratori, a partire dal documento di valutazione dei rischi e dalle sue indicazione in merito sia ai rischi che alle misure tecniche organizzative e gestionali di prevenzione.

Le richieste di Cgil, Cisl e Uil della Lombardia,  non generiche ma piuttosto puntuali, sono dirette a diversi soggetti istituzionali della Regione in relazione  alle loro specifiche competenze: Regione Lombardia, Assessorato Welfare, Assessorato istruzione, formazione, lavoro, Ispettorato del lavoro, Enti di vigilanza.

Alla Regione si chiede una intesa formale, che coinvolga anche  le Associazioni  datoriali e preveda sette  elementi innovativi da introdurre in regione nella gestione della formazione in materia di salute e sicurezza a garanzia dell’efficacia della formazione stessa. Sono particolarmente significativi i punti uno, due e sei  delle richieste sindacali rivolte alla Regione, finalizzati a rendere la formazione davvero incentrata sui rischi aziendali e di mansione ma anche importanti perché  (se accettati e praticati nelle aziende) testimonierebbero  la volontà dei datori di lavoro e dei dirigenti di voler realmente coinvolgere e rendere attivi i lavoratori  sui temi della prevenzione.

L’intesa deve quindi prevedere:

  • La consegna a ciascun lavoratore dell’estratto del Dvr relativo ai pericoli per la salute e la sicurezza specifici della propria mansione e generali del luogo di lavoro.
  • L’illustrazione dell’estratto del Dvr da parte dell’Rspp, coadiuvato dal preposto, in un incontro coi lavoratori che effettuano la medesima mansione lavorativa (gruppo omogeneo di lavoratori).
  • La formazione on the job per i settori a maggior rischio infortunistico.

I punti tre e quattro confermano la richiesta di impegno aziendale al coinvolgimento diretto dei lavoratori non in termini formali bensì operativi, senza trascurare il ruolo del Rls quale tramite tra i lavoratori e la direzione aziendale:

L’intesa deve quindi includere:

  • La previsione di incontri annuali del preposto, coadiuvato dal Rspp, con il proprio gruppo omogeneo di lavoratori per condividere le azioni di miglioramento e conoscere le eventuali modifiche del ciclo lavorativo;
  • Le modalità di illustrazione e di consegna dell’estratto del Dvr ai lavoratori e le modalità di tenuta degli incontri sono discussi e concordati con gli Rls.

Infine il punto cinque affronta  il tema del libretto formativo, previsto dal D.Lgs.81/08 all’art. 37 comma 14, ma di fatto  mai reso operativo con riferimento alla formazione in materia di salute e sicurezza,

che attesti tutta la formazione effettuata, anche quella obbligatoria o di aggiornamento relativa alla tutela della salute e sicurezza.

Mentre al punto sette si  chiede alla Regione Lombardia di farsi promotrice presso il Governo di una proposta legislativa per introdurre il Badge di cantiere (o meglio precisarne e ampliarne i contenuti con riferimento alla formazione, all’orario di lavoro, ecc.)  a seguito del confronto con le categorie del settore edile.

Si chiede inoltre alla Regione di intervenire in ambito Conferenza stato regioni per rendere effettivo il funzionamento del Repertorio degli Enti d formazione e presso l’INAIL per ottenere la “mappatura dei dati di presenza certificata da INAIL dei Rls nelle aziende a livello regionale.

La pratica diffusa in Regione degli interventi mediante Piani mirati e il bilancio positivo di tali azioni hanno evidentemente  spinto i sindacati a formulare nei confronti dell’Assessorato Welfare di Regione Lombardia la richiesta di  prevedere, nel prossimo Piano Regionale di Prevenzione, un Tavolo Tecnico dedicato per elaborare e condividere le linee guida utili alla realizzazione di un Piano Mirato di Prevenzione Regionale sul tema della Formazione.

Mentre all’Assessorato Istruzione, Formazione, Lavoro le Organizzazioni sindacali  chiedono

  • l’accreditamento specifico degli enti di formazione su sicurezza sul lavoro, con altrettanto specifiche regole, sulle modalità di erogazione controllo e verifica
  • la verifica del possesso e del mantenimento dei requisiti di accreditamento per poter fornire formazione in materia di salute e sicurezza
  • la verifica dell’efficacia e della qualità della formazione erogata, una certificazione della stessa in entrata e in uscita da parte degli Enti accreditati e la condivisione nell’ambito della Cabina di regia dei controlli effettuati e delle sanzioni irrogate.

All’Assessorato Istruzione, Formazione, Lavoro, all’Assessorato Welfare e all’Ispettorato del lavoro le Organizzazioni  sindacali  chiedono di rafforzare la collaborazione nell’attività di controllo, prendendo in considerazione le  segnalazioni dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza o delle Organizzazioni Sindacali.

Tema quello della vigilanza e della collaborazione  su cui si è soffermata anche la relazione introduttiva, a nome di Cgil Cisl e Uil,  del Segretario regionale della Cgil Giulio Fossati, richiamando le condizioni critiche dei Servizi delle Asl  che

… vedono il loro personale ridursi in continuazione, perdendo professionalità e specializzazione. Secondo i dati in nostro possesso, il personale è passato da 617 unità a tempo pieno equivalenti del 2017 a 435 nel 2022. Fa riflettere il dato che ci mettono a disposizione i Rapporti di Coordinamento delle Regioni sulle attività dei servizi Psal che ci dicono che in Lombardia nel 2010 il numero di operatori, esclusi gli operatori amministrativi, era di 993.
Numeri pesantissimi, o meglio vuoti pesantissimi, determinati da scelte politiche che spaziano dal modello sanitario a quello formativo e universitario. Numeri che rivendicano la piena attuazione della Delibera di Giunta Regionale 438 che dispone l’utilizzo delle risorse economiche necessarie al potenziamento del personale degli Psal. Circa 22 Milioni di euro che arrivano dalla ripartizione dei proventi derivanti da sanzioni irrogate alle imprese per violazione delle norme a tutela della salute e della sicurezza.
È evidente che non potremo mai avere un ispettore per ogni azienda, ma i dati che ci forniscono l’Ispettorato del Lavoro e le Ats in merito alle violazioni ci fanno ben comprendere che il presidio del territorio da parte degli Enti Ispettivi è un forte deterrente contro le violazioni delle norme e di controllo dei modelli di protezione e prevenzione.

Infine i sindacati sollecitano gli Enti di Vigilanza a coinvolgere i Rappresentanti dei lavoratori aziendali e territoriali in fase di attività ispettiva “in un’ottica di effettiva attuazione del modello partecipativo voluto dal legislatore”, dandone evidenza nei relativi verbali.

Le richieste dei sindacati in Lombardia si aggiungono alle molteplici sollecitazioni di attenzione e di intervento sui temi della salute e sicurezza sul lavoro che da diversi soggetti interessati vengono rivolte alle istituzioni [1] e che  abbiamo costantemente segnalato. Sarà interessante conoscere l’evoluzione del caso Lombardia avendo chiaro che, se il tema su cui si è incentrata l’attenzione è in questo caso la formazione, in realtà le richieste sindacali  introducono elementi innovativi anche sul piano delle relazioni aziendali,  rafforzando gli istituti di partecipazione,  e a livello regionale pongono la questione centrale  di una  maggiore efficacia del sistema di vigilanza-supporto territoriale.


NOTE

[1] Non dimentichiamo che le stesse Regioni hanno sollecitato il Governo a una maggiore collaborazione e coinvolgimento, e che le azioni in tema di evoluzione legislativa avviate dal Governo non vedono certo le Regioni coinvolte a pieno titolo.

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