Storia di un’ispezione: cosa ne pensate?

Storia di un’ispezione

Nel corso di un ordinario controllo sugli insediamenti “a Rischio” di concerto con il Servizio Igiene e Sanità Pubblica di una ASL, viene condotta una ispezione in una piccola azienda grafica nella quale “ufficialmente” operavano < 10 dipendenti e nella quale il datore di lavoro era egli stesso RSPP.

Il RLS era un nipote che lavorava nella medesima azienda mai visionata in precedenza da personale dei servizi ispettivi. L’azienda non era neppure oggetto specifico di controllo, dal momento che gli ispettori ASL in realtà cercavano una discarica nei pressi che era stata segnalata da cittadini preoccupati per il degrado ambientale che sostenevano essersi determinato nella zona.

Gli ispettori, dopo aver visionato la discarica ed effettuato i relativi rilievi, hanno però notato nei pressi la piccola azienda, hanno segnalato la circostanza al Dirigente, e hanno avuto indicazione di procedere all’ispezione.

Hanno quindi visionato il ciclo lavorativo e la documentazione disponibile (poca, perché in realtà era custodita dal commercialista). Sono poi stati trovati al lavoro due fratelli, cittadini del Burkina Faso, che a prescindere dalla regolarità del rapporto di lavoro non parlavano italiano. Con un semplicissimo questionario improntato in quel momento, si è verbalizzato che entrambe non comprendevano il significato di semplici cartelli di pericolo. A questo punto, prima delle fase successive, il personale di vigilanza ha prescritto la necessità di una idonea formazione precisando che la medesima doveva essere realizzata con adeguata comprensione della lingua.

Infine la valutazione dello stress. Il Datore di lavoro aveva scritto nel documento (successivamente visionato) che la valutazione era “negativa”, nel senso che non si erano mai determinato disturbi da stress nei lavoratori. Ma nell’azienda esisteva una situazione “vetero-padronale”, con forti rapporti di sudditanza e soggezione da parte dei dipendenti nei confronti del capo e dei suoi familiari. Al punto che gli operai venivano chiamati ad interrompere le loro attività specifica per supportare costantemente come fattorini, domestici o factotum senza eccezioni, l’attività dei familiari del datore di lavoro.

Nel corso della ispezione, allo scopo di non presentare un aspetto troppo “repressivo”, è stato chiarito al datore di lavoro che nella maggior parte dei casi situazioni disfunzionali organizzative come quella evidente in quel caso potevano determinare condizioni di stress prolungato e quindi anche possibili patologie correlate, che poi avrebbero potuto essere oggetto di vertenze o di indennizzo  indennizzo INAIL se patologia professionale è indennizzabile (TU – DPR 1124/65) ovvero Tribunali Civili se le patologie potevano essere conseguenza di azioni ingiuste o illegittime) o avrebbero in alcuni casi anche fatto ipotizzare reati, non sottacendosi il possibile aspetto penale (se le azioni ingiuste,illegittime o non etiche potevano essere inquadrate nell’ambito delle norme di tutela penale quali la violenza privata, la calunnia, i maltrattamenti, la violenza sessuale, le lesioni personali colpose, ecc.). Le indicazioni sono state fornite durante l’intervento di vigilanza soprattutto allo scopo di rendere consapevole il datore di lavoro dei gravi rischi che potevano essere determinati dalla sottovalutazione del fenomeno stress-lavoro correlato.

Ritenendo comunque inadeguato il documento di valutazione dei rischi specie per la parte dello stress-lc , ne è stata prescritta l’implementazione entro un adeguato periodo (60 gg).

Il personale di vigilanza intervenuto non è riuscito a comprendere chiaramente se l’effetto di tali azioni repressive e “divulgative” sia stato positivo (nel senso della sensibilizzazione e responsabilizzazione) o negativo (stimolando una logica di “chiusura” aziendale sul problema). Certo è che il datore di lavoro ha messo in liquidazione l’impresa e ne ha creata una nuova, chiedendo poi di essere ammesso alla sanzione ridotta ad un quarto per aver (a suo giudizio) ottemperato avendo chiuso l’azienda.

E, e per il finale, sono possibili varie strade “giuridiche”… quale è stata praticata secondo voi?

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