Rappresentanti per la sicurezza territoriali e di sito produttivo
“Rafforzare la prevenzione e la partecipazione nelle micro e piccole imprese”: questo l’obiettivo del Progetto, finanziato dalla Commissione europea, condotto dall’Istituto Sindical de Trabajo, Ambiente Salud (Istas, Spagna) in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio (FDV – Italia) e dal Cardiff Work Environment Research Center dell’Università di Cardiff (Uc Regno Unito) e dal Nszz Solidarnosc – Polonia.
È convinzione di quanti hanno condotto l’indagine che la partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti sia un fattore determinante per garantire una prevenzione efficace.
Si ottiene il massimo successo quando lavoratori organizzati e rappresentati portano al tavolo della contrattazione il loro punto di vista informato e la loro conoscenza pratica del lavoro, dei suoi rischi, delle possibili soluzioni e di ciò che danneggia e fa ammalare i lavoratori e quando lo fanno tramite i loro rappresentanti indipendenti e autonomi.
Tuttavia, segnalano i ricercatori, “sempre più lavoratori non sono rappresentati o organizzati”: il 99% delle imprese europee rientra nella categoria delle Mpi (micro e piccole imprese ) ed occupa il 50% dei lavoratori europei, ma “l’effetto combinato di frammentazione, precarietà, occupazione informale, che è tipico nelle Mpi rende difficile l’organizzazione dei lavoratori e la loro rappresentanza”.
Mentre è proprio in questa dimensione d’impresa che accadono la stragrande maggioranza degli infortuni gravi e mortali che coinvolgono, come è noto, non solo i lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi e gli stessi datori di lavoro, considerando inoltre che troviamo le Mpi proprio in quei settori le cui attività comportano maggiori rischi: settore estrattivo, edilizia, agricoltura, legno, industria delle trasformazioni (ceramica, vetro, cemento), gomma. Per lo più le micro e piccole imprese operano, inoltre, in un sistema di appalti o esternalizzazioni di attività (sia di semplici funzioni come le pulizie o nell’ambito di un filiera) gestito da imprese più grandi che determinano in gran parte le condizioni di lavoro, in particolare per quanto riguarda tempi e condizioni economiche ma spesso anche modalità lavorative (ad esempio i materiali utilizzati).
Partire dalla micro e piccola impresa è quindi la questione centrale per migliorare le condizioni di lavoro, ridurre gli infortuni in particolare quelli gravi e mortali e le malattie professionali.
La salute e la sicurezza nella micro e piccola impresa è questione quindi da affrontare in Europa e negli Stati membri come priorità tra le priorità: tutto il sistema di prevenzione, sia sul fronte istituzionale che delle parti sociali (Organizzazioni sindacali e Associazioni datoriali), dovrebbe essere riprogettato ponendo al centro queste imprese con i loro datori di lavoro e i loro lavoratori: i mezzi convenzionali di tutela tramite il solo controllo dell’applicazione delle normative o tramite la consulenza dei Servizi di prevenzione (troppo costosi spesso per una Mpi) “non riescono a raggiungere la grande maggioranza di questi lavoratori” ed i bisogni delle microimprese si iscrivono principalmente nell’area del supporto, come dimostrano storiche ricerche promosse dalla Commissione dell’Unione europea: “le piccole imprese hanno bisogno di supporti nella valutazione e gestione dei rischi e nella formazione [1]”.
La mancanza di informazioni e competenze in materia di prevenzione rappresentano un fattore determinante nel generare situazioni di rischio spesso gravi e mortali. Studi recenti, confermano i ricercatori del Progetto Tupas, evidenziano che “i proprietari-dirigenti delle Mpi hanno scarsi livelli di conoscenza della tematica Ssl e che mentre i principi e i requisiti di processo per la gestione della Ssl previsti dalle attuali normative in materia sono generalmente compresi e più o meno accettati nelle organizzazioni più grandi, restano un mistero per i proprietari-dirigenti di molte Mpi, che preferirebbero essere ‘informati su cosa fare’.”
In molti Stati membri sono state adottate misure di supporto, aiuti specifici volti a fornire alle Mpi formazione consulenza, strumenti di gestione semplificati ed incentivi economici (ad esempio, in Italia l’impegno dell’Inail mediante i finanziamenti alle azioni di prevenzione e a livello regionale la realizzazione di Piani mirati a specifici rischi o settori)
Ma un aiuto può venire, secondo i ricercatori del Progetto Tupas, anche risolvendo il problema della “mancanza di partecipazione dei lavoratori” che per lo più in queste imprese non possono esercitare il loro diritto ad una rappresentanza specifica, cosi come previsto dalla legislazione comunitaria e nazionale. Una risposta significativa viene quindi considerata quella che, in alcuni Stati membri, le organizzazioni sindacali hanno dato con i Rappresentanti sindacali per la prevenzione (TUPAs): si tratta di soggetti designati dai sindacati per intervenire nelle PMi dall’esterno, il cui scopo è quello di ”aiutare a far sentire la voce dei lavoratori nelle decisioni in materia di salute e scurezza”.
Gli esempi considerati fanno riferimento a quattro Paesi, Svezia, Italia e Spagna e Regno Unito, che presentano esperienze diverse ma con alcuni elementi comuni.
Quali sono gli elementi fondamentali che fanno funzionare i programmi dei TUPAs?
- La capacità, la fiducia e le competenze che i TUPA hanno dimostrato di essere in grado di sviluppare ed applicare.
- Il supporto che i sindacati e gli organismi bipartiti forniscono e che contribuisce a rafforzare il loro ruolo.
- Finanziamenti adeguati e costanti.
- Formazione ed assegnazione di risorse per far sì che i TUPA sviluppino i loro interventi nelle MPI.
- Un quadro di cooperazione istituzionale tra sindacati, organizzazioni datoriali, istituzioni e autorità pubbliche.
Queste esperienze, a giudizio dei ricercatori del Progetto TUPAs, dovrebbero essere generalizzate e tali sistemi di rappresentanza dovrebbero essere adottati anche da altri paesi dell’Unione, superando le resistenze che spesso manifestano le associazioni datoriali delle MPi, la diffidenza delle autorità a regolamentare questa materia (terreno della contrattazione), e le difficoltà dei sindacati ad investire risorse e tempo in iniziative rivolte a gruppi di lavoratori tra cui hanno pochi iscritti.
PER APPROFONDIRE: TUPAs: Opuscolo (in italiano) che sintetizza i risultati della ricerca.
NOTE
[1] – Westerholm, P. and Walters D. (eds) Cardiff Schools of Social Sciences (2007), Supporting Health at Work: International Perspectives on Occupational Health Services, IOSH, Leicester.