Il lavoro dell’Unione europea sulla nuova direttiva cancerogeni è stato pesantemente segnato da evidenti conflitti d’interesse, e i suoi risultati sono stati duramente contestati dai sindacati. Finalmente lo scorso marzo la Commissione ha apportato profonde modifiche ai contenuti, e il risultato è il documento emanato dal Senato che alleghiamo.
Altri interventi sono previsti a breve, e di questi vi terremo aggiornati.
Per ripercorrere le tappe di questa vicenda pubblichiamo nel frattempo un articolo di Gino Rubini di Diario Prevenzione, precedente al voto del 28 febbraio della Commissione, e la reazione dei sindacati posteriore al voto.
Fonte: Diario Prevenzione
articolo di Gino Rubini (27 febbraio 2017)
UE. Le proposte di aggiornamento della Direttiva UE in materia di sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro peggiorano i rischi per la salute dei lavoratori.
Ogni anno in Europa 100 mila lavoratori e lavoratrici muoiono a causa di tumori derivanti da esposizioni professionali.
Per aggiornare la sua direttiva sulla protezione dei lavoratori contro l’esposizione alle sostanze cancerogene che sono la causa ogni anno di 100.000 decessi, la Commissione ha deciso di fare riferimento ad esperti in maggioranza legati alle industrie multinazionali.
L’esigenza di aggiornare la Direttiva deriva dalla necessità di allineare i contenuti tecnici e scientifici (introduzione di nuove sostanze nei processi produttivi, redifinizione dei valori limite d’esposizione, metodologie di protezione, sorveglianza sanitaria e monitoraggio epidemiologico).
Il compito di elaborare i contenuti tecnico scientifici dell’aggiornamento della Direttiva cancerogeni è affidato ad un Comitato scientifico in materia di limiti d’esposizione (Scoel). La maggioranza degli esperti chiamati comporre questo Comitato (15 su 22) intrattengono legami professionali molto stretti con i settori industriali interessati nell’uso delle sostanze sottoposte alla valutazione del Comitato. Tre di questi esperti sono dipendenti delle multinazionali come Basf e Shell.
In buona sostanza la Commissione europea ha affidato ad esperti in palese conflitto d’interessi la salute di molti milioni di lavoratori.
Il testo della Direttiva che costoro stanno preparando è una vergogna, come affermano diversi esperti: il valore proposto per il cromo esavalente, ad esempio, è venticinque volte superiore a quelli attualmente praticato in Francia.
In Francia il valore limite del Cromo esavalente è di 0,001 milligrammi per metro cubo d’aria, la Commissione su consiglio del Comitato Scoe propone un valore limite di 0,025 mg/m3, un valore 25 volte superiore che comporterebbe, secondo una valutazione dell’Agenzia europea dei prodotti chimici, un tumore polmonare ogni 10 lavoratori esposti. Vi sono paesi della UE che non hanno una legislazione specifica sul cromo esavalente per la protezione dei lavoratori che si troverebbero una direttiva europea con limiti di esposizione inefficaci e ingannevoli.
Valori limite molto elevati aprono la strada a veri e propri disastri,
afferma Laurent Vogel.
I lavoratori hanno l’illusione di essere protetti, in pratica questi valori limite si trasformano in una autorizzazione ad uccidere accordata alle imprese.
Questo vale anche per il valore limite della silice cristallina che per i sindacati dovrebbe essere, sulla base di studi epidemiologici e d’igiene industriale USA, 0,05 mg/m3 mentre gli esperti della Commissione prevalentemente di parte padronale propongono 0,1 mg/m3. Il valore limite proposto da ETUC salverebbe in Europa 100.000 vite nei prossimi 50 anni.
La prossima tappa della revisione della direttiva: domani 28 febbraio ci sarà un voto all’interno della Commissione dell’impiego e degli affari sociali del Parlamento europeo. Gli industriali hanno fatto sapere che rifiuteranno ogni vincolo supplementare. Dal voto alla Commissione Affari sociali di domani si misurerà il grado di autonomia o di dipendenza delle Istituzioni europee dai poteri forti e si giocherà ancora una volta la credibilità, purtroppo, sempre più debole dell’Europa.
Auspichiamo che i componenti italiani della Commissione prendano in considerazione le proposte di Cgil CISL UIL contenute nella lettera inviata loro ieri.
Una considerazione amara: i veri alleati dei nemici dell’Europa e dei populisti di destra sono all’interno del gruppo dirigente ad orientamento neo liberista della Commissione Europea che antepongono gli interessi delle multinazionali rispetto alla tutela del patrimonio di salute di milioni di lavoratori esposti per ragioni professionali alle sostanze cancerogene.
Salute e sicurezza. Cgil, Cisl, Uil: bene i passi avanti sulla Nuova direttiva europea Cancerogeni e Mutageni
Roma, 3 marzo 2017. “Siamo molto soddisfatti, la Commissione Lavoro del Parlamento Europeo lo scorso 28 febbraio ha approvato la Nuova Direttiva Cancerogeni e Mutageni (CMD), un risultato importante per la salute e la sicurezza dei lavoratori”. Così i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Franco Martini, Giuseppe Farina e Silvana Roseto. “Nel corso della votazione sulla modifica della Nuova Direttiva, che è passata a maggioranza con 38 voti a favore e 6 contrari, è stata accolta la maggior parte degli emendamenti della Confederazione Europea dei Sindacati“, spiegano i dirigenti sindacali. “Come Cgil, Cisl e Uil ci siamo spesi molto per arrivare a questo risultato che – sottolineano – tutela maggiormente i lavoratori e i cittadini dai rischi prodotti dalle sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione. Siamo quindi molto soddisfatti di averlo raggiunto e – aggiungono i segretari confederali – vogliamo ringraziare i parlamentari europei italiani che vi hanno contribuito in maniera importante”. “Questo è comunque solo un primo passo verso una definitiva approvazione della Direttiva che dovrà contenere gli elementi essenziali per la tutela dei lavoratori. Continueremo la nostra azione in collaborazione con la CES e – concludono Martini, Farina e Roseto – chiederemo ancora il fondamentale supporto agli Europarlamentari italiani”.